Diabete, cuore, reni e ora la demenza: semaglutide non conosce ostacoli


Semaglutide potrebbe essere efficace anche nel contrastare la demenza, offrendo risultati migliori rispetto ad altri farmaci diabetici comunemente utilizzati

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Recenti ricerche hanno evidenziato come semaglutide, noto per il trattamento del diabete di tipo 2, possa giocare un ruolo chiave nella riduzione del rischio di eventi cardiovascolari e patologie renali. Ora, uno studio condotto dall’Università di Oxford e pubblicato sulla rivista “eClinicalMedicine” suggerisce che il farmacopotrebbe essere efficace anche nel contrastare la demenza, offrendo risultati migliori rispetto ad altri farmaci diabetici comunemente utilizzati.

L’indagine, originariamente volta a verificare la possibilità che semaglutide potesse indurre complicazioni neurologiche, ha sorprendentemente rivelato che il farmaco riduce il rischio di demenza del 48% in confronto a sitagliptin. Inoltre, lo studio ha osservato una diminuzione del 28% nell’abuso di nicotina rispetto a glipizide.

Il team di ricerca, guidato dal professor Riccardo De Giorgi dell’Università di Oxford, ha sottolineato la necessità di ulteriori dati per comprendere appieno l’impatto del semaglutide sulla salute cerebrale. Nonostante ciò, lo studio fornisce stime significative del rischio di esiti neurologici e psichiatrici associati all’uso del semaglutide rispetto ad altri tre trattamenti antidiabetici.

È noto che i pazienti diabetici presentano un rischio maggiore di sviluppare demenza, con un’incidenza particolarmente elevata di Alzheimer tra coloro che sono affetti da diabete di tipo 2, come evidenziato dall’Alzheimer’s Association.

Analisi retrospettiva: effetti neurologici e psichiatrici dell’agonista GLP-1
Questo studio retrospettivo ha analizzato le cartelle cliniche elettroniche di oltre 100 milioni di pazienti negli USA, attraverso il TriNetX US Collaborative Network. Data la natura esplorativa della ricerca, non sono stati adottati protocolli pre-registrati né piani di analisi statistica predeterminati.

Sono state create tre coorti di pazienti diabetici di tipo 2 trattati con semaglutide, confrontati con gruppi equivalenti trattati con sitagliptin, empagliflozin e glipizide, attraverso l’abbinamento per punteggio di propensione.

Mediante l’analisi di regressione di Cox, sono stati valutati i rischi di 22 condizioni neurologiche e psichiatriche entro un anno dalla prescrizione: tra queste, encefalite, parkinsonismo, deficit cognitivo, demenza, epilessia, convulsioni, emicrania, insonnia, disturbi nervosi, malattie neuromuscolari, emorragie intracraniche, ictus ischemici, abuso di sostanze e disturbi dell’umore.

Risultati promettenti nella riduzione del rischio di deficit cognitivo
Le coorti confrontate includevano migliaia di pazienti, e i risultati hanno mostrato che semaglutide non aumenta il rischio di esiti neurologici e psichiatrici avversi. Anzi, dopo la correzione per molteplici test, semaglutide è stato associato a un rischio ridotto di diverse condizioni, in particolare il deficit cognitivo e la demenza rispetto a sitagliptin, e l’abuso di nicotina rispetto agli altri farmaci considerati.

I ricercatori concludono che semaglutide non solo è sicura, ma potrebbe anche offrire benefici nella prevenzione di alcuni disturbi neurologici e psichiatrici, incoraggiando ulteriori studi clinici per confermare questi risultati.

Mentre gli agonisti GLP-1 continuano a mostrare un ampio spettro di benefici, Novo Nordisk sta attualmente conducendo due studi di fase 3, EVOKE ed EVOKE+, per esplorare l’efficacia di semaglutide in pazienti con malattia di Alzheimer in fase iniziale, con risultati attesi nel 2026.

Bibliografia
De Giorgi R, Koychev I, Adler IA, et al. 12-month neurological and psychiatric outcomes of semaglutide use for type 2 diabetes: A propensity-score matched cohort study. EClinicalMedicine, 2024 Jul 10. https://doi.org/10.1016/j.eclinm.2024.102726. Epub ahead of print. leggi