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Scoperte nuove dinamiche del trapianto di cellule staminali per HIV

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Nei pazienti con HIV dopo trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche c’è una sostanziale diminuzione dei serbatoi virali

Ad oggi, nel mondo solo 6 persone sono state dichiarate guarite dall’HIV: tutte hanno ricevuto un trapianto di cellule staminali emopoietiche (allo-HSCT) eseguito per curare alcuni tumori del sangue sviluppati tempo dopo la trasmissione del virus.
Per capire meglio come l’allo-HSCT impatti sull’HIV, è nato il consorzio internazionale IciStem, di cui è stato recentemente pubblicato un interessante lavoro sulla rivista scientifica “The Lancet HIV”. Tra gli autori anche gli specialisti delle Malattie Infettive del Policlinico di Milano, Alessandra Bandera e Antonio Muscatello.

 

Guarire da un’infezione da HIV è un evento estremamente raro. Nonostante gli attuali farmaci antiretrovirali riescano a sopprimere la replicazione virale, il virus è in grado di nascondersi in forma latente nei cosiddetti “serbatoi” – compartimenti cellulari e tissutali, come ad esempio le cellule “della memoria” T CD4+ del sistema immunitario.
È stato osservato che nei pazienti con HIV dopo trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche – effettuato per curare un tumore del sangue – c’è una sostanziale diminuzione dei serbatoi virali.

Per definire la dinamica alla base di questo meccanismo, un team di ricercatori internazionali, coordinato dall’Istituto di ricerca spagnolo sull’AIDS IrsiCaixa, ha sviluppato il consorzio internazione IciStem. Gli sperimentatori hanno riunito un’ampia e completa coorte osservazionale di persone con HIV, composta da 30 riceventi di trapianto registrati e attentamente monitorati con gravi neoplasie ematologiche sottoposti ad allo-HSCT.
Lo studio ha integrato i dati di follow-up e diversi parametri e definito i marcatori virologici e immunologici che intervengono nella riduzione dei serbatoi virali.

Si tratta di un grande lavoro di gruppo che per la prima volta ha messo in luce le condizioni che innescano l’esaurimento del virus latente dopo il trapianto allogenico e principalmente la riduzione delle cellule durante la terapia di condizionamento pre-trapianto, il tempo di attecchimento più rapido e la Graft versus Host Disease – la malattia del ‘trapianto contro l’ospite’” commentano i ricercatori del nostro Ospedale “Sebbene il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche rappresenti un intervento complesso e ad alto rischio e possa essere effettuato solo in casi molto specifici,  in persone che, oltre a vivere con l’HIV, sono affette da un tumore delle cellule del sangue non responsivo ad altre terapie -, i nostri risultati evidenziano diversi fattori cruciali che potrebbero guidare verso strategie per ottenere nuove cure efficaci contro l’HIV” concludono Alessandra Bandera, direttrice delle Malattie Infettive dell’Ospedale e professore associato dell’Università degli Studi di Milano, e Antonio Muscatello, responsabile dell’Alta Intensità Infettivologica del Policlinico di Milano.


Dynamics of virological and immunological markers of HIV persistence after allogeneic haematopoietic stem-cell transplantation in the IciStem cohort: a prospective observational cohort study

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