Malattia di Huntington: nuove speranze con una terapia genica innovativa


Per i pazienti con malattia di Huntington, nuove speranze di cura dalla sperimentazione di AMT-130, una terapia genica innovativa

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Risultati promettenti emergono dalla sperimentazione di AMT-130, una terapia genica innovativa per la malattia di Huntington. Dopo 24 mesi dall’inizio della terapia, si osserva un marcato rallentamento dell’80% nella progressione della patologia.

La ricerca, attualmente in fase 1/2, coinvolge 39 individui negli USA e 13 in Europa. Di questi, 29 hanno ricevuto AMT-130 in due differenti dosaggi (12 a dosaggio ridotto e 17 a dosaggio elevato), mentre 10 soggetti hanno subito un intervento placebo. Le informazioni sono state diffuse da uniQure N.V., l’azienda biotech di Boston che sta conducendo lo studio.

Rallentamento significativo della progressione della patologia
Dopo due anni, i pazienti trattati con il dosaggio più alto hanno mostrato una variazione media nella Composite Unified Huntington’s Disease Rating Scale (cUHDRS) di -0,2, a fronte di -1 nel gruppo di controllo, evidenziando così l’80% di rallentamento nella progressione della malattia. Per il gruppo a dosaggio minore, la variazione è stata di -0,7, indicando un rallentamento del 30%.

Inoltre, i partecipanti hanno evidenziato una diminuzione dell’11% nei livelli di neurofilamenti a catena leggera nel liquido cerebrospinale (CSF NfL), un biomarcatore chiave, mantenendo valori inferiori al basale per entrambi i dosaggi. I dati preliminari confermano anche una buona tollerabilità di AMT-130, senza segnalazioni di eventi avversi gravi correlati al trattamento.

AMT-130 agisce attraverso il microRNA (miRNA), progettato per inibire la produzione della proteina huntingtina mutata (mHTT), responsabile della malattia.

Il trattamento utilizza un virus adeno-associato (AAV) modificato e non nocivo per trasportare il miRNA all’interno delle cellule del cervello. Una volta all’interno, il miRNA prende di mira l’RNA messaggero che codifica per la proteina mHTT e lo degrada, riducendo così la quantità di proteina tossica prodotta.

AMT-130 viene somministrato direttamente nel cervello attraverso una procedura neurochirurgica chiamata Convection-Enhanced Delivery (CED). Questa tecnica permette di distribuire il farmaco in modo mirato nello striato, la regione cerebrale più colpita dalla malattia e che controlla i movimenti. La somministrazione è unica e viene eseguita con l’assistenza di imaging a risonanza magnetica per garantire precisione.

Passi avanti nello sviluppo clinico e nell’iter registrativo
AMT-130 ha ricevuto la designazione di farmaco orfano sia dalla Food and Drug Administration (FDA) che dalla European Medicine Agency (EMA), riconoscendo il suo potenziale come trattamento per una condizione rara e grave.

Recentemente, la FDA ha riconosciuto AMT-130 come terapia avanzata di medicina rigenerativa (RMAT), e uniQure prevede di discutere con l’ente regolatore americano su possibili vie per accelerare lo sviluppo clinico e l’approvazione del farmaco nella seconda metà del 2024.

Il Dr. Walid Abi-Saab, direttore medico di uniQure, esprime grande ottimismo riguardo ai risultati ottenuti, sottolineando la significativa riduzione della progressione della malattia e dei livelli di neurofilamenti, dati che suggeriscono un potenziale impatto positivo a lungo termine del trattamento sulla malattia di Huntington.