Nel dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, è stato avviato un programma di riabilitazione cardiologica in modalità ibrida on site e teleriabilitazione
Togli una pastiglia oggi, ti scordi di prenderla all’orario stabilito domani ed è un attimo che quello che per te è solo una dimenticanza o una tua “interpretazione” del piano terapeutico, diventa un serio pericolo per la tua salute. Soprattutto se sei un paziente che ha avuto un infarto e hai lasciato l’ospedale immaginando che il peggio fosse passato e che ora puoi tornare alla tua vita di sempre perché, tanto, sei seguito a distanza dagli specialisti.
Sì, è vero che le persone ricoverate per sindromi coronariche acute ed altre patologie cardiovascolari hanno già compreso di aver rischiato grosso, ma non è detto che questo sia sufficiente ad avere la giusta consapevolezza di quanto conti migliorare il proprio stile di vita e aderire alle cure.
Così è stato per un paziente dimesso dal team di Cardiologia del Policlinico di Milano e inserito nel programma di teleriabilitazione cardiologica di recente avvio nel nostro Ospedale, il quale aveva tralasciato di assumere correttamente un farmaco previsto dalla terapia prescritta dai medici ma senza il quale sarebbe presto corso incontro a gravissimi rischi per la sua salute, vanificando di fatto l’intervento di rivascolarizzazione coronarica appena effettuato. Durante una delle televisite gli specialisti hanno rilevato questa “dimenticanza” e sono intervenuti prontamente, evitando pericolosissime conseguenze.
Nel dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, diretto da Stefano Carugo, è stato avviato un programma di riabilitazione cardiologica in modalità ibrida on site e teleriabilitazione. L’approccio multidisciplinare è a tutto tondo e prevede opportune valutazioni funzionali cardiologiche, fisioterapiche e psicologiche. Ne abbiamo parlato con il cardiologo Federico Colombo ed Angela Bellofiore, coordinatrice dei Fisioterapisti Area Adulti.
“I pazienti sottoposti a rivascolarizzazione coronarica con angioplastica per via percutanea in seguito ad infarto miocardico acuto, i pazienti trattati con sostituzione della valvola aortica o con la riparazione della valvola mitralica per via percutanea, possono essere inclusi in questi programmi che non prevedono una stringente sessione di riabilitazione in strutture specializzate” premette Federico Colombo.
Non sempre il paziente comprende la severità di queste patologie e le cause che le hanno generate, tanto che questi pazienti tornano a casa con la terapia farmacologica da seguire, ma senza modificare il non corretto stile di vita e non eliminando i fattori di rischio che hanno portato alla malattia.
“Tra gli scopi che ci prefiggiamo con la teleriabilitazione c’è l’aspetto educazionale volto a implementare gli stili di vita sani e l’aderenza alle cure – chiarisce Angela Bellofiore -. Il setting riabilitativo del domicilio aumenta la consapevolezza di pazienti e caregiver su quanto possono fare a casa e nella loro vita quotidiana, è così possibile lavorare anche sulla modifica di alcune abitudini per raggiungere miglioramenti a lungo termine e prevenire nuovi eventi”.
La teleriabilitazione cardiologica avviene in 3 fasi e copre un periodo di 12 mesi in cui i pazienti sono seguiti, monitorati e accompagnati a un percorso di guarigione e salute.
Tutto il programma e il carico di lavoro sono rigorosamente personalizzati: ogni soggetto arriva con un quadro clinico unico, talvolta in presenza di altre patologie oltre il problema cardiologico, per cui è fondamentale la valutazione di professionisti sanitari con esperienza per raggiungere gli obiettivi di salute anche in presenza di situazioni complesse.
Nella Fase 1, durante il ricovero si testa l’idoneità alla riabilitazione a distanza per costruire un programma personalizzato di esercizi e obiettivi di miglioramento. In questa fase al paziente al suo caregiver viene consegnato un dispositivo smart di activity tracker, che misura e condivide informazioni su attività fisica, parametri vitali, aderenza ai trattamenti. Uno strumento che non è un dispositivo medico ma un facilitatore nell’accesso alle informazioni e nell’acquisizione di consapevolezza.
Nella Fase 2 (fino a 12 settimane dalle dimissioni) e nella Fase 3, (al termine dei 12 mesi di trattamento si effettuano rivalutazioni programmate, sia in presenza, che a distanza per valutare i miglioramenti funzionali ottenuti con il programma.
“Negli ultimi sei mesi di monitoraggio i pazienti sono più liberi con l’obiettivo di proseguire con l’attività fisica che preferiscono – spiegano Colombo e Bellofiore -. L’esito migliorativo nell’outcome passa anche da una quotidianità in cui il paziente ha fatto proprie abitudini sane ed è in grado di autovalutare gli effetti degli esercizi e delle terapie”.
Obiettivo del telemonitoraggio è il controllo dell’andamento dei parametri rilevati e dello stato di salute complessivo. Al contempo, si agevola il paziente evitandogli di eseguire numerosi controlli ambulatoriali di persona. Tutto questo, senza retrocedere nella qualità del servizio erogato. Perché non è poi così sempre vero che “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.
FONTE: POLICLINICO MILANO