Smart working: l’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha condotto una ricerca su un campione rappresentativo della popolazione italiana
Agli italiani piace lo smart working? Dopo la trasformazione forzata con lo scoppio della pandemia ci sono dati chiari che offrono un quadro per ragionare sulle preferenze di lavoratori e professionisti e sulla posizione delle aziende, non sempre allineata. L‘Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha presentato i risultati della ricerca “Smart Working: la sfida del digitale”, condotta dall’Istituto Piepoli su un campione rappresentativo di cittadini italiani residenti nelle città più grandi di ogni Regione (città metropolitane o grandi comuni) e nei comuni più piccoli, sotto i 3mila abitanti. Ecco i risultati.
Lo smart working favorisce il work life
Sono tantissime le volte in cui abbiamo verificato, con interviste e approfondimenti, che lo smart working favorisce un migliore equilibro tra lavoro e vita privata: nei piccoli centri ne è convinto il 74% degli intervistati, mentre nelle grandi città la percentuale sale al 79%. C’è poi un’altra lettura riguardo al lavoro da remoto: secondo il 21% favorisce la parità di genere (anche se il dato scende al 13% nei i piccoli centri). Le ragioni di tale disparità, spiegano dall’Osservatorio, potrebbero risiedere nel fatto che le maggiori opportunità di carriera e le dinamiche di potere più radicate nei grandi centri rendono lo smart working uno strumento efficace per ridurre gli svantaggi.
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«Flessibilità, autonomia, responsabilizzazione, orientamento ai risultati è la filosofia che sottende allo smart working – ha commentato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale -. Una vera rivoluzione culturale che scardina consuetudini e approcci tradizionali fornendo ai lavoratori flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati».
Un altro elemento che trova la solida maggioranza degli italiani d’accordo sulla bontà del lavoro agile è quello riguardante l’incremento della produttività quando non si deve per forza andare in ufficio. Sia nei piccoli (75%) sia nei grandi centri (74%) le persone sono convinte che sia una modalità da incentivare nell’interesse stesso delle imprese.
E alle aziende piace lo smart working?
Purtroppo la situazione in Italia registra una discrepanza tra quel che piace ai lavoratori e quello che preferiscono le imprese. Secondo dati del 2023 In Italia lo smart working è fermo al 14,9% degli occupati che opera anche da remoto, mentre la quota potrebbe raggiungere il 40%, in virtù di software e tecnologie ormai consolidate che facilitano la collaborazione di team.