Duro intervento del SAPPE dopo i fatti accaduti nell’istituto penitenziario Beccaria, dove i detenuti hanno tentato anche la fuga
Duro atto d’accusa del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria nei confronti di Antonio Sangermano, Capo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità, dopo i gravi fatti accaduti nel carcere minorile di Milano, dove si è consumata una rivolta di detenuti con annesso tentativo di fuga: “Quel che è avvenuto è davvero sconcertante- spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che si rivolge al Ministro della Giustizia Carlo Nordio– Gli ultimi gravi eventi accaduti all’Ipm Beccaria di Milano, ampiamente prevedibili e denunciati dal SAPPE, sono sintomatici del fatto che la gestione del personale di Polizia Penitenziaria del settore minorile da parte dei vertici del Dipartimento della Giustizia minorile presenta notevoli lacune che gravano poi, di fatto, proprio sul personale in servizio oltre a creare condizioni che compromettono seriamente la sicurezza dell’istituto stesso. E noi sono mesi che chiediamo al Capo Dipartimento Sangermano di prendere posizione a livello ministeriale a tutela di chi in carcere lavora in prima linea, ossia le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”.
“Per tutta risposta”, prosegue, “le rivolte e le aggressioni continuano senza provvedimenti concreti”. Per Capece, “da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile: Palermo, Catania, Acireale, Beccaria, Torino, Treviso, Bologna, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola, abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia.
Da anni, specie da quando la politica ha deciso che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, abbiamo chiesto inutilmente ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti.
La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina e non sarà certo un atto di arroganza del DGMC, che assiste silente all’implosione del sistema penitenziario minorile, a fermare le nostre denunce ed i nostri richiami”, conclude.