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Leucemia linfatica cronica ritardata da terapia di durata fissa con acalabrutinib

Leucemia linfatica cronica: con ibrutinib più ublituximab e umbralisib per un tempo limitato MRD non rilevabile nel 77% dei pazienti

Leucemia linfatica cronica: secondo nuovi studi la terapia di durata fissa a base di acalabrutinib ritarda la progressione in prima linea

In pazienti adulti con leucemia linfatica cronica non trattati in precedenza, un trattamento di durata fissa con l’inibitore di BTK di seconda generazione acalabrutinib in combinazione con venetoclax, con o senza obinutuzumab, ha dimostrato di migliorare in modo statisticamente e clinicamente significativo la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto alla chemioimmunoterapia standard in un’analisi ad interim dello studio di fase 3 AMPLIFY.

Lo ha annunciato in una nota AstraZeneca, azienda che sta sviluppando acalabrutinib.

Per quanto riguarda la sopravvivenza globale (OS), endpoint secondario chiave dello studio, in questa analisi intermedia è stata osservata una tendenza a favore di acalabrutinib più venetoclax, con o senza obinutuzumab, rispetto alla chemioimmunoterapia standard. I dati di OS non erano ancora maturi al momento dell’analisi, ma lo studio prosegue per la valutazione di questo endpoint.

Grazie ai risultati dello studio AMPLIFY, la combinazione acalabrutinib-venetoclax-obinutuzumab potrebbe diventare la prima tripletta contenente un inibitore di BTK disponibile per il trattamento della leucemia linfatica cronica. Attualmente, infatti, è disponibile in Europa e in Canada una doppietta a durata fissa, formata dalla combinazione di venetoclax e l’inibitore di BTK di prima generazione ibrutinib, approvata sulla base dei risultati dello studio GLOW.

«Importante passo avanti»
L’autrice principale dello studio, Jennifer R. Brown, Direttrice del CLL Center della Division of Hematologic Malignancies del Dana-Farber Cancer Institute di Boston e docente della Harvard Medical School, ha affermato: «I risultati di AMPLIFY dimostrano il potenziale di acalabrutinib e venetoclax, con o senza obinutuzumab, come opzioni di trattamento a durata fissa efficaci e ben tollerate per i pazienti con leucemia linfatica cronica. Si tratta di un importante passo avanti in questo contesto, poiché i regimi a durata fissa consentono a chi convive con questa malattia cronica di prendersi delle pause dal trattamento, riducendo così la possibilità di eventi avversi a lungo termine e di resistenza ai farmaci, e migliorando la qualità della vita».

Susan Galbraith, Vicepresidente esecutivo della R&S oncologica di AstraZeneca, ha affermato: «I risultati sulla sopravvivenza libera da progressione e sulla sopravvivenza globale dello studio di fase 3 AMPLIFY dimostrano il potenziale dell’inclusione di un inibitore di BTK in un regime a durata fissa e rafforzano la nostra leadership nel progresso della scienza per i pazienti con leucemia linfatica cronica. Se approvato, acalabrutinib diventerà l’unico inibitore di BTK di seconda generazione disponibile sia come trattamento da continuare fino a progressione sia a durata fissa, offrendo più opzioni ai pazienti e agli operatori sanitari».

La sicurezza e la tollerabilità del trattamento in studio sono risultate coerenti con il profilo di sicurezza noto di ciascun farmaco e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza. Inoltre, l’incidenza della tossicità cardiaca è risultata bassa.
I risultati dell’analisi, si legge nella nota, saranno presentati in uno dei prossimi congressi del settore e condivisi con le autorità regolatorie.

Lo studio AMPLIFY
AMPLIFY è uno studio multicentrico internazionale, randomizzato, in aperto, in cui si valutano efficacia e sicurezza di acalabrutinib in combinazione con venetoclax, con o senza obinutuzumab, rispetto alla chemioimmunoterapia scelta dall’investigatore in pazienti adulti con leucemia linfatica cronica non trattati in precedenza e non portatori di alterazioni genetiche quali delezioni (del) del cromosoma 17p o mutazioni del gene TP53.

I partecipanti sono stati assegnati secondo un rapporto 1:1:1 al trattamento di durata fissa con acalabrutinib in combinazione con venetoclax o acalabrutinib in combinazione con venetoclax più obinutuzumab oppure alla chemioimmunoterapia standard.

L’endpoint primario dello studio è rappresentato dalla PFS nel braccio acalabrutinib più venetoclax, valutata da un comitato di revisione indipendente (IRC), mentre la PFS in questo stesso braccio valutata dagli investigatori (INV) è un endpoint secondario chiave. La PFS nel braccio acalabrutinib più venetoclax e obinutuzumab valutata da IRC e INV è un altro endpoint secondario chiave. Ulteriori endpoint secondari chiave includono l’OS, la sopravvivenza libera da eventi, il tasso di risposta obiettiva, la durata della risposta e il tempo al trattamento successivo.

Lo studio ha arruolato i pazienti in 27 Paesi in Nord e Sud America, Europa, Asia e Oceania dal 2019 al 2021, continuando l’arruolamento anche durante la pandemia di COVID-19.

Altri scenari
Acalabrutinib è attualmente in fase di valutazione anche in altri setting e in altri tumori ematologici.
Per esempio, di recente con la combinazione di acalabrutinib e bendamustina si è osservato un trend di miglioramento dell’OS rispetto alla chemmioimmunoterapia in pazienti con linfoma mantellare non trattati in precedenza.

Inoltre, nello studio di fase 3 MAJIC si sta confrontando una terapia di durata fissa con la combinazione di acalabutinib e venetoclax con la combinazione venetoclax-obinutuzumab in pazienti con leucemia linfatica cronica naïve ai trattamenti, e dunque in prima linea.

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