A Foggia medici, infermieri, personale sanitario e specializzandi sono stati aggrediti con calci e pugni da decine di parenti di una ragazza morta durante un intervento chirurgico
“L’episodio dell’aggressione ai colleghi di Foggia è solo l’ultimo caso di violenza contro il personale sanitario. Noi chirurghi italiani insieme a tutto il personale sanitario vogliamo salvare la vita dei nostri pazienti, non essere costretti a salvare le nostre”. Lo dichiara Vincenzo Bottino, presidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (Acoi) commentando l’ennesimo episodio di violenza, questa volta al Policlinico Riuniti di Foggia dove medici, infermieri, personale sanitario e specializzandi sono stati aggrediti con calci e pugni da decine di parenti di una ragazza di 23 anni di Cerignola morta durante un intervento chirurgico.
“Stiamo assistendo ogni giorno ad un’escalation preoccupante e per questo chiediamo che venga convocato urgentemente l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli esercenti le professioni Sanitarie presso il Ministro della Salute: o si mettono in campo soluzioni vere, non chiacchiere, per tutelare ognuno di noi oppure saremo costretti a non entrare più nelle sale operatorie”, dice il chirurgo.
“Dopo l’emergenza Covid- prosegue Bottino- sono ritornate prepotentemente le aggressioni verso tutti noi che, anche a causa della carenza di personale, stiamo vivendo da mesi con turni estenuanti rinunciando a riposi o ferie. Questo ritorno alle violenze nei reparti inoltre alimenta la crisi vocazionale: la nostra è una professione che rischia di scomparire anche per fatti come quelli accaduti a Foggia nelle ultime ore. E’ insopportabile. O cambia qualcosa- conclude Bottino- o non entreremo più in sala operatoria”.