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Diabete di tipo 2: meno rischi di Alzheimer con metformina e SGLT-2 inibitori

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Diabete di tipo 2: sono emersi rischi di demenza e malattia di Alzheimer significativamente inferiori con il trattamento con metformina e SGLT-2 inibitori

Analizzando i potenziali effetti cognitivi dei farmaci antidiabetici nelle cartelle cliniche di oltre 1,5 milioni di pazienti con diabete di tipo 2 sono emersi rischi di demenza e malattia di Alzheimer significativamente inferiori con il trattamento con metformina e SGLT-2 inibitori rispetto ad altri farmaci antidiabetici. Sono i risultati di una metanalisi pubblicata sull‘American Journal of Preventive Medicine.

Il diabete di tipo 2 è diventato un problema sanitario critico, che colpisce circa 530 milioni di pazienti in tutto il mondo. Evidenze crescenti dimostrano che questi pazienti hanno un rischio almeno del 50% più elevato di andare incontro a deterioramento cognitivo e demenza, che si manifesta con compromissione della funzione esecutiva, della memoria e dell’attenzione. La stessa demenza è un importante problema di salute, che interessa oltre 40 milioni di pazienti a livello globale.

«Dato che la prevalenza sia del diabete che della demenza continua ad aumentare ogni anno, con un numero crescente di evidenze che suggeriscono una forte correlazione tra le due condizioni, la necessità di una ricerca completa sul rischio di demenza associato al trattamento antidiabetico diventa sempre più imperativa» ha spiegato l’autore senior Yeo Jin Choi, del Department of Pharmacy, College of Pharmacy; Department of Regulatory Science, Graduate School e Institute of Regulatory Innovation Through Science (IRIS), Kyung Hee University, Seoul, Corea. «Comprendere i potenziali effetti cognitivi dei farmaci antidiabetici non è solo fondamentale per ottimizzare l’assistenza ai pazienti, ma anche per informare le decisioni normative e le linee guida per la pratica clinica per dare priorità alla sicurezza dei pazienti e promuovere la salute pubblica».

Una metanalisi per confrontare gli effetti protettivi degli antidiabetici
Gli autori hanno ricercato studi osservazionali che indagassero l’incidenza di demenza e Alzheimer dopo l’inizio della terapia con farmaci antidiabetici, identificando 16 studi idonei per un totale di oltre 1,5 milioni di pazienti. Hanno eseguito una metanalisi per stabilirne il rischio associato a sei classi di molecole, ovvero DPP-4 inibitori, metformina, SGLT-2 inibitori, sulfoniluree, inibitori dell’alfa-glucosidasi e tiazolidinedioni. Nello studio non sono stati presi in considerazione gli antidiabetici di seconda o terza linea, inclusi GLP-1 agonisti e insulina.

Studi precedenti avevano suggerito un aumento del rischio di demenza con l’uso in particolare di agenti con elevati rischi ipoglicemici, come sulfonilurea e inibitori dell’alfa-glucosidasi, mentre le evidenze relative agli SGLT-2 inibitori erano limitate.

Rischio inferiore di demenza e Alzheimer con metformina e SGLT-2 inibitori 
Nel nuovo studio il rischio più basso di demenza e malattia di Alzheimer è stato riscontrato nei pazienti trattati con metformina e SGLT-2 inibitori, con questi ultimi associati anche a benefici per la salute cardiovascolare.

Il rischio di demenza associato agli SGLT-2 inibitori era simile ad altri antidiabetici nei pazienti di età inferiore a 75 anni, tuttavia era sostanzialmente inferiore nei soggetti con più di 75 anni rispetto agli inibitori della DPP-4, metformina, sulfoniluree e tiazolidinedioni, così come nelle donne in confronto alle sulfoniluree. Secondo i ricercatori i maggiori benefici degli SGLT-2 inibitori nei pazienti anziani possono essere legati alla maggiore prevalenza di complicanze del diabete che coinvolgono coronaropatia, malattia cerebrovascolare e nefropatia con l’avanzare dell’età dei pazienti.

In sintesi, questa ricerca contribuisce a fornire una comprensione più completa della gestione del diabete, sottolineando l’importanza di considerare sia i risultati metabolici che quelli cognitivi nella pratica clinica. Evidenzia l’importanza di approcci di trattamento personalizzati nella gestione del diabete, tenendo conto di fattori specifici del paziente come età, sesso, complicanze, indice di massa corporea (BMI), emoglobina glicata (HbA1C) e stato di salute cognitiva, informando i professionisti sanitari nel loro processo decisionale quando selezionano opzioni di trattamento appropriate per i pazienti con diabete.

«Siamo rimasti piuttosto sorpresi da questi risultati, in particolare dai potenziali benefici cognitivi degli SGLT-2 inibitori rispetto alla metformina e ai DPP-4 inibitori nei soggetti più anziani Questa è una scoperta particolarmente degna di nota, dato che gli SGLT-2 inibitori attualmente sono utilizzati anche per la gestione dell’insufficienza cardiaca» ha concluso Yeo Jin Choi. «Il nostro studio suggerisce che gli SGLT-2 inibitori abbiano potenziali benefici aggiuntivi nell’attenuazione del rischio di demenza, un dato che ha implicazioni cliniche significative per la gestione del diabete. I pazienti anziani con più di 75 anni possono trarre particolare beneficio da queste scoperte, dato che più facilmente devono affrontare maggiori problemi di salute cognitiva».

Referenze

Sunwoo Y et al. Risk of Dementia and Alzheimer’s Disease Associated With Antidiabetics: A Bayesian Network Meta-Analysis. Am J Prev Med. 2024 May 4:S0749-3797(24)00140-5. 

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