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Mario Longo pubblica la silloge “Le spine e i fiori”

poesie

Nella silloge di Mario Longo, tradotta anche in arabo, emergono i tratti negativi dell’uomo che con la guerra e la violenza deturpano la bellezza

Un piccolo spaccato dei difetti e dei pregi del mondo ma con un richiamo all’intelligenza della Pace, del compromesso, del negoziato ed un rifiuto della guerra. Sono “Le spine e i fiori” dell’opera di Mario Longo, pubblicata nella collana “Altre Frontiere” dell’Aletti editore. La silloge è, infatti, scritta in italiano e tradotta anche in arabo.

«Questo bilinguismo – spiega lo stesso autore che vive a Torre Faro su Capo Peloro (Messina) – può far arrivare i messaggi contro la guerra in Palestina ed in Israele. Ma anche in Ucraina e in Russia e, poi, ancora, ovunque ci siano conflitti».

In questa raccolta di componimenti, emergono, da un lato, alcuni elementi che delineano il peggio dell’uomo ed alcuni atteggiamenti o comportamenti, immaginati o razionalmente deducibili, del maligno; i fatti reali della guerra, del bellicismo, della povertà, del femminicidio. Dall’altro, la bellezza della natura e di tutto ciò che non dovrebbe mai essere deturpato dal male.

«Il titolo – afferma Mario Longo, che ha deciso di abbandonare il mondo della scuola per dedicarsi, da unico figlio e senza una famiglia propria, all’assistenza e alla cura della madre anziana e malata – nasce dalla natura dei temi trattati. Le spine, alcuni dei temi più scottanti, dolorosi e gravosi: la guerra, i bellicosi, i tiranni guerrieri ovvero gli autocrati, la violenza di genere, la povertà, le risate del maligno di fronte a popoli che si combattono e ad uomini che si vendicano in faide interminabili. I fiori, alcuni dei temi meno pesanti ma non per questo meno importanti di quelli dolorosi: elementi della Natura, attività pacifiche e sacrificate come la piccola pesca, l’operosità medica e del volontariato che rivitalizzano l’uomo e la società, l’amore, il Natale, il desiderio della Pace».

Uno stile scarno, essenziale, sintetico, decifrabile, poco o per niente ermetico, che arriva dritto al cuore di tutti, perché – come sostiene lo stesso autore – farsi comprendere solo dai letterati e gli intellettuali o i colti non avrebbe senso. La scrittura si intreccia con la realtà in maniera inequivocabile; anche l’elemento di fantasia, infatti, è sostenuto dalla visione del mondo reale e da ciò che è razionalmente o plausibilmente deducibile dalla natura.

«Vorrei trasmettere al lettore soprattutto una sveglia, un richiamo alla Pace, il maturare di una logica che prevede, nelle crisi, il richiamo, il tempestivo e risoluto ricorso al grande negoziato, invece che l’adozione scontata della guerra. Ho capito – conclude l’autore – che, con la traduzione in arabo e in inglese (a breve), i messaggi pacifici e importanti del libro, con una buona ed efficace pubblicizzazione, e con internet, avrebbero potuto raggiungere proficuamente i popoli in guerra, i loro politici, i loro intellettuali, i loro cittadini, le loro persone comuni, le loro opinioni pubbliche».

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