Testimoni di Geova in Congresso a Roma: russi e ucraini insieme per la pace


A Roma si è tenuto il congresso dei testimoni di Geova: i presenti sono stati “oltre 2mila” e “23 i nuovi battezzati”

testimoni di geova

“Ho provato una grande emozione, nella nostra organizzazione non è stata mai fatta differenza tra vari popoli. Mi fa piacere vedere che questo conflitto non ha diviso testimoni di Geova russi e ucraini, anzi, ci siamo abbracciati e dimostrati affetto ogni giorno del congresso.

Sono fiera di fare parte di questa comunità. Un pensiero che mi viene sempre in mente è poter portare un messaggio incoraggiante a persone che parlano la mia lingua, nonostante la situazione così difficile che stanno vivendo. Abbiamo bisogno di buone notizie, anche se a volte potrebbe sembrare che tutto vada male. Riflettere sul messaggio di questo congresso mi fa essere ottimista nonostante tutto”.

A parlare, al termine del congresso dei testimoni di Geova che si è svolto nel fine settimana a Roma, è Layla, 41 anni, russa e richiedente asilo a causa della persecuzione che vive la Congregazione nel Paese. I presenti sono stati “oltre 2mila”, fanno sapere i testimoni di Geova in un comunicato stampa e “23 i nuovi battezzati”.

Aleksandra, 37 anni, ucraina, racconta di “aver provato molta gioia, una dimostrazione che tutti i popoli possono stare insieme in modo pacifico. Anche di fronte a scelte difficili, come può essere quella di lasciare la propria casa, la certezza di avere una speranza, di trovare ovunque nel mondo persone come i presenti a questo congresso, che ci vogliono bene e che dimostrano amicizia e amore, mi rassicura molto.

Non sentirsi soli, anche in un periodo così delicato, è davvero una buona notizia. Applicare nella mia vita i principi della Bibbia- spiega la donna- mi ha insegnato a mostrare amore con azioni concrete. Ne ho avuto dimostrazione vedendo come, anche lasciando il mio Paese di origine, ho trovato amici leali e sinceri. Questo allontana odio e pregiudizi”.

Se dalla Russia si scappa per via della persecuzione, come i testimoni di Geova denunciano con testimonianze da tempo, in Ucraina c’è chi è fuggito da un “clima nazionalista”. Lo racconta Volodimir, che oggi ha 40 anni: “Fin da bambino ho vissuto in un clima fortemente nazionalistico. Anche di fronte a guerre, violenza e discriminazioni ho trovato pace e serenità grazie allo studio della Bibbia. E non mi sono mai sentito solo, grazie a persone che, come me, hanno scelto di vivere in pace tra loro, dimostrandosi amore invece che odio”.

“Accadono molte cose brutte e dolorose, ma la certezza di non essere soli- sottolinea Sergey, russo e anche lui richiedente asilo- di avere a fianco persone che ci accolgono e ci dimostrano vera amicizia ci ha rafforzato molto”. Ad oggi in Russia, fa sapere la congregazione interpellata dalla Dire, “137 testimoni di Geova sono incarcerati a motivo della loro fede e 830 sono sottoposti a una qualche misura restrittiva”.