La detenzione della nave Geo Barents è stata sospesa. Lo comunica Msf, che aveva presentato un ricorso contro il fermo notificato a Salerno
Il provvedimento di detenzione della nave di soccorso Geo Barents è stato sospeso dal tribunale di Salerno. Lo comunica Medici senza Frontiere, che aveva presentato un ricorso contro il fermo amministrativo dell’imbarcazione notificato dopo lo sbarco di 191 naufraghi lo scorso 26 agosto, a Salerno. “La Geo Barents può tornare in mare a soccorrere persone in pericolo”, scrive Msf su X.
LE RAGIONI DEL RICORSO CONTRO IL FERMO AMMINISTRATIVO
La Dire ha raccolto le voci di Medici senza Frontiere, secondo cui le contestazioni rivolte alla Ong erano “infondate”. Così racconta Juan Matias Gil, capomissione di Msf per le attività di ricerca e soccorso: “Le autorità italiane ci contestavano tre cose. La prima: non abbiamo seguito le istruzioni della guardia costiera libica, che era l’istituzione competente di quella zona di soccorso. Seconda: abbiamo messo in difficoltà e in pericolo quelle persone. Terza: non abbiamo comunicato tempestivamente con la guardia costiera italiana. La prima accusa è infondata: eravamo in contatto con la guardia costiera libica, che era sul posto, ma il centro di coordinamento non ha mai risposto a nessuna delle nostre comunicazioni. Seconda: le persone che abbiamo soccorso erano in acqua, erano in mezzo al mare, non potevamo fare altro che recuperarle perché evidentemente rischiavano di annegare. La guardia costiera libica era a due passi, abbiamo aspettato le istruzioni, ma la situazione era troppo pericolosa, non potevamo rischiare nessuna morte. Infine: abbiamo comunicato in tempo reale con l’autorità italiana e comunichiamo tutto quello che facciamo. Evidentemente si tratta di un attacco deliberato e infondato”. Gil sostiene, infatti, che Msf abbia agito rispondendo a un “obbligo: quando le persone sono in pericolo in mare, bisogna fornire assistenza. È un obbligo”.
“ITALIA E UE CRIMINALIZZANO GLI AIUTI UMANITARI”
Christos Christou, presidente internazionale di Msf, chiede al governo italiano e ai leader dell’Unione europea di “cambiare questo paradigma. Invece di punire gli operatori umanitari, invece di criminalizzare gli aiuti umanitari, devono trattare le persone con dignità: è tempo di cambiare queste misure restrittive per permetterci di continuare a salvare le persone e a curarle. Nel Mar Mediterraneo ci sono persone che rischiano la propria vita e quella dei propri familiari per cercare condizioni di sicurezza. Dall’inizio del 2024 si contano quasi mille persone morte o disperse. Questo ci mostra chiaramente come il Mar Mediterraneo sia una delle rotte più mortali ma, intanto, ci tengono con le mani legate”. Per Monica Minardi, presidente di MSF in Italia, “ostacolare in modo deliberato e ripetuto l’azione medica è tanto sconvolgente quanto inefficace: l’unico risultato è il continuo aumento dei morti in mare”.