Batteri non patogeni arma per fare arrivare farmaco chemioterapico diretto al tumore


Alcuni batteri non patogeni potrebbero essere utilizzati per fare arrivare un farmaco chemioterapico direttamente al tumore, aumentandone la potenza e riducendone la tossicità

virus di epstein-barr amx0035 telitacicept Emoglobinuria parossistica notturna: il farmaco pegcetacoplan, prima terapia mirata sull'inibizione del C3, ha ricevuto la rimborsabilità dall'AIFA

Alcuni ricercatori della National University of Singapore hanno sviluppato un metodo innovativo per fare arrivare un farmaco antitumorale al bersagliosfruttando dei batteri. A tale scopo hanno modificato i microbi in laboratorio, in modo da potervi agganciare un cosiddetto profarmaco, una molecola che di per sé è poco attiva, ma che acquisisce la piena attività farmacologica in presenza di specifici segnali. Somministrati a un animale di laboratorio colpito da tumore nasofaringeo, i batteri hanno colonizzato il tumore, la cui crescita è stata inibita del 67 per cento circa. L’agente farmacologico che i batteri trasportavano si è attivato solo dove serviva.

È noto dalla letteratura scientifica che diversi carcinomi, come quelli al seno, all’ovaio, al colon-retto e del nasofaringe, ospitano microbi commensali. Si tratta di batteri innocui, che non creano problemi all’organismo. “Questo dato ci ha portati a formulare l’ipotesi che potremmo individuare i microbi commensali capaci di legare il cancro e ingegnerizzarli per portare con precisione alcuni profarmaci in specifici siti tumorali” hanno raccontato gli autori della ricerca in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications.

I ricercatori hanno focalizzato l’attenzione sul carcinoma nasofaringeo, piuttosto diffuso nel Sud-Est asiatico, in Cina e in Nord Africa. Quindi, hanno isolato e caratterizzato un ceppo di Lactobacillus plantarum in grado di legare in modo selettivo le cellule di questo tipo di tumore. Utilizzando tecniche relativamente semplici, gli scienziati hanno ingegnerizzato il ceppo batterico in modo che sulla superficie vi fosse una sorta di gancio a cui si poteva attaccare il profarmaco. Tale molecola, in risposta a segnali provenienti dalle cellule tumorali stesse, veniva convertita in SN-38, un analogo della camptotecina, un farmaco tumorale di origine naturale.

Esperimenti con cellule di questo tipo di tumore in coltura hanno dimostrato che i microbi caricati con il profarmaco aumentano fino a 10 volte la potenza del farmaco chemioterapico. In un esperimento svolto con topi con carcinoma naso-faringeo, l’iniezione endovenosa di L. plantarum ingegnerizzato portava alla colonizzazione batterica dei tumori e a una forte inibizione della crescita tumorale, migliorando l’efficacia di SN-38 di circa il 54 per cento. I risultati ottenuti suggeriscono che l’approccio potrebbe essere promettente anche per gli esseri umani, per ridurre sia la dose sia gli effetti collaterali della chemioterapia.

Referenze

  • Shen H, Zhang C, Li S, Liang Y, Lee LT, Aggarwal N, Wun KS, Liu J, Nadarajan SP, Weng C, Ling H, Tay JK, Wang Y, Yao SQ, Hwang IY, Lee YS, Chang MW. Prodrug-conjugated tumor-seeking commensals for targeted cancer therapy. Nat Commun. 2024 May 21;15(1):4343. doi: 10.1038/s41467-024-48661-y.