Asma e Bpco: elevata limitazione del flusso aereo si associa ad una maggiore prevalenza di attacchi di respiro sibilante, dispnea, risvegli notturni e tosse
Una maggiore limitazione del flusso aereo si associa in modo statisticamente significativo ad una maggiore prevalenza di attacchi di respiro sibilante, dispnea, risvegli notturni e tosse. Lo dimostrano i risultati di uno studio recentemente pubblicato su Therapeutic Advances in Respiratory Disease.
Razionale e disegno dello studio
I pazienti affetti da asma, Bpco o da compresenza di entrambe le condizioni cliniche presentano tipicamente sintomi respiratori, come dispnea e tosse produttiva. Si ritiene generalmente che i sintomi avvertiti dal paziente siano direttamente correlati al grado di compromissione della funzione polmonare di cui soffre. Tuttavia, sebbene ciò sia confermato da dati a livello di popolazione, a livello individuale esiste un ampio grado di variabilità tra la limitazione del flusso d’aria e la presenza di sintomi.
“Ad oggi – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio – esistono pochi dati di real life che dimostrano l’esistenza di una relazione tra sintomi e compromissione della funzione polmonare nei pazienti che presentano asma e/o Bpco nella pratica clinica.
NOVELTY (NOVEL observational longiTudinal studY) è uno studio osservazionale internazionale, prospettico, di grandi dimensioni (n = 11.215 pazienti) che si è proposto l’obiettivo di identificare fenotipi ed endotipi della malattia polmonare ostruttiva che vadano al di là delle categorie diagnostiche e che contribuiscano a guidare il passaggio verso un’assistenza su misura per il paziente, basata sulla presenza dei cosiddetti “treatable traits”.
Per consentire ciò, NOVELTY ha arruolato pazienti con diagnosi di asma e/o Bpco assegnata dal medico, provenienti da contesti di assistenza primaria o secondaria. Pertanto, il reclutamento di pazienti sottoposti a cure cliniche di routine in NOVELTY offre un’opportunità unica di confrontare direttamente la relazione tra i sintomi respiratori e gli outcome di malattia con la funzione polmonare in un’ampia e vasta popolazione di pazienti con malattie polmonari ostruttive in un’unica coorte.
I partecipanti allo studio, dunque, sono stati arruolati dai loro medici di base, allergologi o pneumologi nel periodo compreso da settembre 2015 a marzo 2017 in 371 siti dislocati in 19 Paesi diversi.
L’analisi pubblicata ha incluso i dati dei pazienti di età pari o superiore a 12 anni che avevano una diagnosi di asma e/o Bpco assegnata dal medico e corredata da misurazioni spirometriche disponibili. Sono state valutate le percentuali predette (%pred) di FEV1 e FVC dei pazienti prima e dopo broncodilatazione (post-BD) e la capacità inspiratoria %pred post-BD.
L’analisi ha incluso 11.181 pazienti provenienti da 18 Paesi: 5903 (53%) avevano l’asma, 3881 (35%) la Bpco e 1397 (13%) l’asma e la Bpco. L’età media dei pazienti variava da 50 anni per quelli con asma lieve a 68 anni per quelli con Bpco grave.
Risultati principali
Dall’analisi di regressione logistica aggiustata per età e sesso è emerso che le probabilità di manifestare i sintomi erano progressivamente più elevate in presenza di livelli progressivamente più bassi di FEV1 o FVC (misurati come incrementi del 10%) al basale.
FEV1 e FVC più bassi sono risultati significativamente associati a dispnea più frequente (punteggio di dispnea del Medical Research Council [mMRC] modificato ≥2), dispnea (St George’s Respiratory Questionnaire [SGRQ]), attacchi di respiro sibilante (SGRQ) e risvegli notturni (Respiratory Symptom Questionnaire [RSQ]; ≥1 notte/settimana). Inoltre, pur mantenendo la significatività statistica, sono state documentate associazioni più deboli tra FEV1 e FVC più bassi e tosse produttiva frequente (SGRQ).
L’associazione tra FEV1 ridotto e almeno 1 esacerbazione riferita dal medico al basale o nel corso del primo anno di osservazione è risultata più forte rispetto a quella rilevata per valori più ridotti di FVC.
Valori più bassi di FEV1 e FVC più bassi sono risultati significativamente associati ad un punteggio mMRC pari o superiore a 2 e a frequenti attacchi di respiro sibilante in tutti i gruppi.
Inoltre, valori ridotti di FEV1 e FVC ridotti sono risultati significativamente associati, in modo più stringente, al riscontro risvegli notturni nei pazienti con asma rispetto a quelli con asma più Bpco o BPCO da solo.
Da ultimo, L’associazione tra livelli ridotti di FEV1 e almeno 1 esacerbazione riferita dal medico al basale e nel corso del primo anno di osservazione è risultata più robusta nei pazienti con Bpco rispetto a quelli con asma.
Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso, tra i limiti metodologici intrinseci dello studio, il disegno osservazionale (che non consente di stabilire relazioni causa-effetto) e la presenza di bias relativi all’anamnesi delle esacerbazioni e alla storia pregressa di episodi di peggioramento dei sintomi dei pazienti inclusi nello studio.
Ciò detto, “…i risultati dello studio NOVELTY – concludono i ricercatori – ampliano le conoscenze esistenti sull’interazione tra le variabili spirometriche, i sintomi e le esacerbazioni in pazienti con asma e/o Bpco nella pratica clinica reale”.
Bibliografia
Papi A et al. Relationships between symptoms and lung function in asthma and/or chronic obstructive pulmonary disease in a real-life setting: the NOVEL observational longiTudinal study. Ther Adv Respir Dis. 2024:18:17534666241254212. doi:10.1177/17534666241254212
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