Farmaci biologici possono prevenire la nefropatia allo stadio terminale


La nefropatia allo stadio terminale (ESRD) può essere prevenuta con i farmaci biologici, come suggerito da una review di una casistica clinica monocentrica

Nei pazienti adulti con nefropatia da immunoglobuline A il farmaco sperimentale cemdisiran, realizzato con la tecnica dell'interferenza dell'RNA, dà ottimi risultati

Una delle complicanze più gravi delle malattie reumatologiche e autoimmuni  – la nefropatia allo stadio terminale (ESRD) – può essere prevenuta con i farmaci biologici, come suggerito da una review di una casistica clinica monocentrica pubblicata su Annals of Rheumatic Diseases.

Nello specifico, alcuni farmaci biologici (come tocilizumab e gli inibitori di IL-1) risultano essere più efficaci nel prevenire l’evoluzione dell’amiloidosi AA a ESRD.

Razionale e obiettivi dello studio
In molte condizioni infiammatorie (comprese quelle derivanti da infezioni o altre cause non autoimmuni), il fegato secerne grandi quantità di amiloide-alfa (AA) sierica. Mentre, normalmente, questa proteina viene degradata negli aminoacidi che la compongono per essere poi utilizzata nella sintesi proteica, a volte brevi pezzi si staccano e si polimerizzano in fibrille che si accumulano nei tessuti. Alla fine di questo processo si verificano danni agli organi, con i reni che di solito sono i primi a essere colpiti.

La progressione dell’amiloidosi AA a livello renale può essere seguita misurando i livelli di proteine nelle urine.

“La caratteristica cascata del coinvolgimento renale si estrinseca come una proteinuria subclinica all’inizio che progredisce fino alla sindrome nefrosica e all’ESRD – spiegano i ricercatori nell’introduzione allo studio”.

L’amiloidosi AA rappresenta la complicanza associata ad un certo numero di malattie infiammatorie, tra cui le classiche malattie reumatologiche come l’artrite reumatoide (AR) e le condizioni “autoinfiammatorie” come la febbre mediterranea familiare (FMF) e la sindrome periodica associata alla criopirina (CAPS).

Studi precedenti di letteratura avevano suggerito la capacità dei farmaci biologici utilizzati in questi disturbi nel ridurre la progressione verso l’ESRD, ma si trattava di piccole casistiche cliniche.

Con questa nuova analisi retrospettiva monocentrica, i ricercatori si sono proposti l’obiettivo di analizzare l’outcome renale e la sopravvivenza di pazienti con amiloidosi AA associata a malattia infiammatoria cronica (cid+AA; n=34), amiloidosi AA associata a sindromi autoinfiammatorie (auto+AA; n=24) e ad amiloidosi AA idiopatica o di origine sconosciuta (idio+AA; n=25), in trattamento con DMARDb.

Disegno dello studio

I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di tutti i pazienti trattati per amiloidosi AA presso l’Ospedale dell’Università di Heidelberg dal 2010 al 2022, identificando 83 pazienti in totale che erano stati trattati con farmaci biologici; questi pazienti, successivamente, sono stati poi suddivisi in tre gruppi in base alle loro diagnosi di base:

  • Malattie infiammatorie croniche (cid+AA; n=34): AR, malattia infiammatoria intestinale, polimialgia reumatica e altre
  • Malattie autoinfiammatorie (auto+AA; n=24): FMF e CAPS
  • Nessuna sindrome infiammatoria rilevata (n=25), ovvero amiloidosi AA idiopatica (idio+AA)

 Considerando i farmaci biologici utilizzati, il tocilizumab non era stato utilizzato nel gruppo delle malattie autoinfiammatorie perché il farmaco non era approvato né per la FMF né per la CAPS. Invece, questi pazienti sono stati trattati con anakinra o canakinumab, entrambi inibitori dell’interleuchina-1.

Circa la metà dei pazienti del gruppo cid+AA e due terzi di quelli del gruppo idio+AA, invece, erano stati sottoposti a trattamento con tocilizumab.

La maggior parte degli altri pazienti, infine, era stata sottoposta a trattamento con inibitori del TNF (TNF-i) o con anakinra.

I pazienti sono stati considerati “con funzione renale conservata” se la malattia renale cronica era classificata come inferiore allo stadio V, corrispondete a una velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) superiore a 15 mL/min.

Risultati principali

I pazienti con AA renale sono stati seguiti per un periodo di osservazione medio di 4,82 anni.

Dall’analisi dei dati è emerso che i livelli di CRP, di amiloide alfa sierica e la proteinuria sono stati significativamente ridotti con la terapia a base di farmaci biologici.

Nello specifico, la progressione verso l’ESRD è stata evitata:

  • nel 60% dei pazienti cid+AA
  • nell’ 88% dei pazienti auto+AA
  • nell’81% di pazienti idio+AA)

Tocilizumab è stato somministrato a 34 pazienti con cid+AA e idio+AA ed è risultato più efficace nel ridurre la CRP e la progressione verso l’ESRD e la morte rispetto ad altri DMARDb

Implicazioni dello studio

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come il loro sia stato il primo studio completo ad avere dimostrato l’efficacia e la sicurezza del trattamento con bDMARD nell’amiloidosi AA renale, confrontando tre diversi sottogruppi eziologici (malattie infiammatorie croniche e amiloidosi AA (cid+AA), sindrome autoinfiammatoria e amiloidosi AA (auto+AA) e amiloidosi AA idiopatica (idio+AA)), includendo un elevato numero di pazienti seguiti in un follow-up medio di 4,82 anni.

Lo studio ha dimostrato che:

  • nei pazienti con auto+AA l’inibizione di IL-1 si accompagna ad un’eccellente efficacia clinica e sicurezza
  • nei pazienti con cid+AA e idio+AA, tocilizumab ha dimostrato un’efficacia superiore rispetto ad altri DMARDb

Tali dati, pertanto, suggeriscono un impiego preferenziale degli inibitori di IL-1 e di tocilizumab per il trattamento clinico dell’amiloidosi AA a seconda delle rispettive patologie di base.

Bibliografia
Kvacskay P, et al “bDMARD can prevent the progression of AA amyloidosis to end-stage renal disease” Ann Rheum Dis 2024; DOI: 10.1136/ard-2023-225114.
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