Cellule Car-T per i linfomi: tempo monitoraggio post-infusione si può dimezzare


Il tempo di monitoraggio attualmente richiesto dalla Fda per i pazienti sottoposti al trattamento con cellule CAR-T, potrebbe essere ridotto della metà

car-t progetto immuno

Secondo un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Blood Advances, il tempo di monitoraggio attualmente richiesto dalla Food and drug administration (Fda) per i pazienti sottoposti al trattamento con cellule CAR-T, potrebbe essere ridotto della metà.

Attualmente, sono disponibili tre terapie a base di cellule CAR-T autorizzate dall’Fda per il trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B: axicabtagene ciloleucel (axi-cel, sviluppata da Kite/Gilead) e tisagenlecleucel (tisa-cel, sviluppata da Novartis), approvate dall’agenzia statunitense nel 2017, e lisocabtagene maraleucel (liso-cel, sviluppata da Bristol Myers Squibb), che ha ottenuto il via libera nel 2021.

La terapia con cellule CAR-T è associata a effetti avversi caratteristici, quali la sindrome da rilascio di citochine (CRS) e la tossicità neurologica (sindrome da neurotossicità associata alle cellule effettrici immunitarie, ICANS), che hanno destato preoccupazioni relative alla sicurezza di questo trattamento, specie i primi tempi di utilizzo, e hanno indotto l’Fda a imporre requisiti severi di monitoraggio dei pazienti quando le CAR-T sono state approvate per la prima volta nel 2017. Questi effetti avversi sono potenzialmente pericolosi quando si manifestano di grado elevato. Con l’esperienza clinica, tuttavia, i medici hanno imparato a conoscerli e gestirli sempre meglio, e oggi questi eventi sono molto meno temuti rispetto al passato.

Per consentire un impiego sicuro di queste terapie, l’agenzia Usa ha istituito da subito un programma di valutazione e strategia di mitigazione del rischio (REMS), che comprende questi requisiti di monitoraggio. Per soddisfare tali requisiti, i pazienti devono rimanere vicino al centro di trattamento per 4 settimane ed evitare di guidare per 8 settimane. Secondo l’autore principale dello studio, Nausheen Ahmed, Professore associato di neoplasie ematologiche e terapie cellulari presso il Medical Center dell’Università del Kansas, ciò ha creato barriere per l’accesso a queste terapie da parte dei pazienti con uno status socio-economico inferiore.

Lo studio di Ahmed e collaboratori mostra che per i pazienti con linfoma trattati con le CAR-T sopra citate il rischio di CRS e ICANS raggiunge il picco entro 2 settimane. Ciò suggerisce che il periodo di monitoraggio potrebbe essere reso più flessibile a seconda delle esigenze del singolo paziente e probabilmente ridotto rispetto all’attuale periodo di 4 settimane.

Lo studio ha valutato 475 pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B, di cui 216 trattati con axi-cel, 158 con tisa-cel e 100 con liso-cel. Complessivamente, il 60% dei pazienti analizzati ha manifestato una CRS e il 32,4% un’ICANS. L’esordio della CRS e dell’ICANS è stato osservato nei primi 7 giorni post-infusione delle CAR-T rispettivamente nel 57,5% e nel 25,4% dei pazienti. Tra l’ottavo e il dodicesimo giorno sono stati rilevati nuovi casi di CRS e ICANS rispettivamente nel 5,4% e nel 9,3% dei pazienti. Dopo 12 giorni, non sono stati segnalati nuovi casi di CRS ed è stato riportato solo un nuovo caso di ICANS in un paziente trattato con tisa-cel.

Ahmed ha spiegato che rendere il periodo di monitoraggio più flessibile potrebbe migliorare l’accessibilità al trattamento con CAR-T per i pazienti svantaggiati, far risparmiare risorse ai centri di cura e consentire ai pazienti di riprendere prima la loro vita normale e le loro responsabilità.
«In termini di risorse, ciò implicherebbe un carico minore per i centri di cura, che potrebbero dimettere più precocemente i pazienti, i quali potrebbero tornare a casa prima ed essere poi presi in carico dai medici del territorio», ha spiegato l’autore.

Ahmed ha condotto anche un altro studio che ha mostrato risultati simili su 129 pazienti con mieloma multiplo recidivante/refrattario trattati con le due CAR-T attualmente approvate per questa patologia: idecabtagene vicleucel (ide-cel, sviluppata da Bristol Myers Squibb) e ciltacabtagene autoleucel (cilta-cel, di Johnson & Johnson).
Ahmed ha anche sottolineato l’importanza di responsabilizzare ed educare i medici del territorio affinché assumano un ruolo più ampio nel monitoraggio e nel trattamento degli effetti collaterali a lungo termine delle cellule CAR-T.

«La principale causa di morte nei primi 3 mesi post-infusione delle CAR-T è rappresentata in realtà dalle infezioni. Per questo, occorre focalizzarsi sulla responsabilizzazione ed educazione dei medici di base, con i quali occorre collaborare, perché i pazienti trattati con le CAR-T possono ancora morire per complicazioni dopo la dimissione dall’ospedale, ma è più che probabile che tali complicazioni siano le infezioni», ha concluso Ahmed.

Nel novembre 2023, a seguito di segnalazioni di tumori secondari in alcuni pazienti sottoposti al trattamento con CAR-T, l’Fda ha imposto l’aggiunta di un’avvertenza speciale relativa, appunto, al possibile rischio aumentato di neoplasie secondarie delle cellule T nelle schede tecniche di tutte le terapie approvate a base di cellule CAR-T.

Bibliografia
N. Ahmed, et al. Optimizing the Post-CAR T Monitoring Period for Axicabtagene Ciloleucel, Tisagenlecleucel, and Lisocabtagene Maraleucel. Blood Adv. 2024; leggi