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Cannabis nelle linee guida ACOG per gestire il dolore ginecologico

Cannabis inalata dimezza il dolore da mal di testa

L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) ha incluso nelle sue nuove linee guida raccomandazioni sui prodotti a base di cannabis per il dolore ginecologico

Dal momento che una percentuale crescente di persone utilizza prodotti a base di cannabis per gestite il dolore, compreso quello associato a condizioni ginecologiche, l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) ha incluso nelle sue nuove linee guida delle raccomandazioni sull’uso dei prodotti a base di cannabis per il dolore ginecologico.

«Molti dei nostri pazienti utilizzano questi prodotti e molti dei nostri membri ricevono domande dai loro pazienti che chiedono se dovrebbero farne uso» ha dichiarato la coautrice Kimberly Gecsi, professore associato di ostetricia e ginecologia alla Case Western Reserve University di Cleveland, in Ohio. «Vogliamo che i membri dell’ACOG comprendano che i loro pazienti utilizzano questi prodotti, quale tipologie ne esistono e lo stato attuale delle conoscenze scientifiche, in modo che possano guidare i loro assistiti sui potenziali vantaggi e sui possibili rischi».

Secondo il National Survey on Drug Use and Health, il consumo di cannabis negli Stati Uniti è aumentato del 38,2% tra il 2015 e il 2019. Altre ricerche basate sui medesimi dati hanno rilevato un uso per scopi medicinali più che raddoppiato, passando dall’1,2% al 2,5% tra il 2013-2014 e il 2019-2020, mentre l’utilizzo negli stati in cui è stata legalizzata è quadruplicato. Anche se ci sono pochi dati sull’uso della cannabis nel dolore ginecologico, un sondaggio online sottoposto a revisione paritaria ha rilevato che il 61% dei mai utilizzatori e il 90% di quanti ne avevano fatto uso erano disposti a considerarne l’impiego per alleviare il dolore ginecologico.

Nell’analisi sono stati esclusi gli studi che valutavano l’uso della cannabis per gestire i sintomi legati al cancro, all’ostetricia o ai tumori maligni ginecologici. Nelle evidenza rimanenti non erano tuttavia presenti sufficienti dati sul dolore ginecologico per poter formulare una raccomandazione, ha spiegato Gecsi.

Uso di cannabis non raccomandato ma nemmeno disincentivato
Di conseguenza le raccomandazioni di consenso affermano che i dati attuali non sono sufficienti per raccomandare o scoraggiare l’uso di prodotti a base di cannabis per trattare il dolore legato a condizioni ginecologiche. Tuttavia il potenziale beneficio suggerisce che se le pazienti stanno già utilizzando questi prodotti non c’è bisogno di scoraggiarle, soprattutto se ne stanno traendo una qualche beneficio.

Inoltre la guida sottolinea l’importanza che i medici siano consapevoli che le loro pazienti potrebbero utilizzare questi prodotti e siano preparati a discutere con loro i pochi dati disponibili e i potenziali benefici/effetti negativi negli adulti. Nelle adolescenti tuttavia l’aumento del rischio di effetti cognitivi negativi e di condizioni psicotiche sembra al momento superare i benefici teorici. In questa popolazione l’uso di prodotti a base di cannabis non dovrebbe pertanto essere raccomandato fino a che non saranno disponibili ulteriori dati sugli effetti a breve e lungo termine sullo sviluppo cerebrale nei più giovani.

«I pazienti di solito vedono la cannabis come l’ultima risorsa per controllare il dolore» ha osservato Josephine Urbina, assistente professore di ostetricia e ginecologia e scienze della riproduzione all’Università della California, San Francisco. «Sembra che la decisione di iniziare a usare la cannabis non sia stata presa alla leggera, e di solito non sanno più cosa fare gestire il dolore. Alcune pazienti ricorrono alla cannabis come coadiuvante, in modo da non dover fare affidamento su farmaci antidolorifici più forti come gli oppioidi, che come tutti sappiamo possono facilmente causare dipendenza».

Gli attuali trattamenti per il dolore derivante da condizioni ginecologiche dipendono dalla causa del dolore stesso, ha sottolineato Gecsi. Una delle cause più comuni è l’endometriosi, che può essere trattata con farmaci, anche ormonali, o con un intervento chirurgico. Altri trattamenti di prima linea possono includere i FANS e, nei casi più complessi, agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine, antidepressivi e anticonvulsivanti.

«Anche i trattamenti non farmacologici come la terapia fisica, l’agopuntura, la terapia cognitivo-comportamentale e i cambiamenti dello stile di vita, compresi la dieta e l’esercizio fisico, possono essere utili» ha aggiunto Urbina.

Un panorama giuridico variegato e in continua evoluzione
Le nuove linee guida provano a fare chiarezza nel confuso panorama giuridico associato al consumo di cannabis. Oltre alle diverse leggi statali, negli ultimi anni le distinzioni federali nella legalità della cannabis sono cambiate. Il Farm Bill del 2018 definiva come canapa qualsiasi prodotto con un contenuto fino allo 0,3% di tetraidrocannabinolo (THC), che ora è legale e disponibile in commercio in tutti gli stati. Questo cambiamento ha introdotto sul mercato un’ampia gamma di prodotti topici e commestibili a base di cannabidiolo, anche negli stati in cui la marijuana è ancora illegale.

I prodotti con una concentrazione di THC superiore allo 0,3% tuttavia rimangono classificati come farmaci della Tabella I, anche se a maggio il Dipartimento di Giustizia ha proposto una regola per cambiare tale classificazione nella Tabella III, che include farmaci come ketamina, steroidi anabolizzanti, testosterone e la combinazione paracetamolo/codeina.

Come ha riferito Kiran Kavipurapu, assistente professore clinico e ginecologo, oltre che direttore del programma di residenza presso l’Università della California, a Los Angeles, la crescente disponibilità e legalizzazione della cannabis ha fatto sì che negli ultimi 5 anni questo sia diventato un argomento sempre più frequente nella discussione con i pazienti, insieme ai rimedi erboristici o naturopatici per integrare il trattamento delle condizioni ginecologiche.

Tuttavia lo stigma sul suo utilizzo può portare i pazienti a esitare nel parlarne ed è importante che i medici creino un ambiente sicuro in cui i pazienti possano discutere l’uso di qualsiasi terapia o integratore. Questa necessità di rassicurare i pazienti rappresenta un aspetto importante delle nuove linee guida dell’ACOG.

Necessarie più ricerche per supportare le raccomandazioni
Tuttavia le restrizioni legali sulla cannabis rimangono un ostacolo sostanziale alla ricerca necessaria per formulare raccomandazioni più informate sul suo utilizzo. «La scarsità della ricerca sulla salute delle donne, in particolare nel campo dell’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, sottolinea l’urgente necessità di dare priorità a questo argomento» ha sottolineato Urbina. «La scarsa rappresentazione dei problemi di salute delle donne negli studi clinici ha portato a lacune nelle conoscenze e a opzioni di trattamento non ottimali per condizioni specifiche o più diffuse tra le donne, e rappresenta un altro motivo per la mancanza di dati attendibili sull’uso di cannabis per il dolore correlato alla ginecologia».

«Dare priorità alla ricerca sulla salute delle donne è essenziale per sviluppare interventi efficaci, comprendere le risposte specifiche per genere ai trattamenti e affrontare la complessa interazione di fattori biologici, sociali e psicologici che influiscono sul benessere femminile» ha aggiunto. «Inoltre i progressi della ricerca sulla salute riproduttiva sostengono l’autonomia riproduttiva delle donne, fornendo loro le conoscenze e le risorse necessarie per prendere decisioni informate sul proprio corpo e sulla propria vita. Investendo in una ricerca solida e inclusiva, possiamo colmare le lacune esistenti, migliorare i risultati sanitari e promuovere una maggiore equità nell’assistenza sanitaria».

Referenze

Committee on Clinical Consensus–Gynecology. The Use of Cannabis Products for the Management of Pain Associated With Gynecologic Conditions. Obstetrics & Gynecology. Vol. 144, No. 1, July 2024.

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