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Cemiplimab ora rimborsato anche per tumore cervice uterina e polmone

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AIFA approva la rimborsabilità di due nuove indicazioni dell’anticorpo monoclonale anti-PD-1 cemiplimab per tumore della cervice uterina e del polmone

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha appena autorizzato la rimborsabilità di due nuove indicazioni dell’anticorpo monoclonale anti-PD-1 cemiplimab, una per il tumore della cervice uterina e una per il tumore del polmone.
In particolare, cemiliplimab è stato autorizzato in monoterapia per il trattamento di pazienti adulte con carcinoma della cervice uterina recidivante o metastatico andate incontro a progressione della malattia durante o dopo un precedente trattamento con la chemioterapia a base di platino.

Inoltre, cemiplimab potrà essere utilizzato in associazione con la chemioterapia a base di platino per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con tumore del polmone non a piccole cellule, con un’espressione di PD-L1 in almeno l’1% delle cellule tumorali, non portatori di alterazioni di EGFR, ALK o ROS1 e con un tumore localmente avanzato e non candidabile alla chemioradioterapia definitiva oppure metastatico.

Lo studio EMPOWER-Cervical 1
L’approvazione dell’anti-PD-1 per il carcinoma della cervice uterina si è basata sui dati dello studio di fase 3 EMPOWER-Cervical 1 (NCT03257267), che ha confrontato cemiplimab in monoterapia con la chemioterapia scelta dallo sperimentatore.

Il trial ha arruolato 608 donne in 14 Paesi (Australia, Belgio, Brasile, Canada, Grecia, Italia, Giappone, Polonia, Russia, Corea del Sud, Spagna, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti), indipendentemente dal grado di espressione di PD-L1 o dall’istologia. Lo studio è stato interrotto in anticipo, nel marzo 2021, dietro raccomandazione unanime dell’Independent Data Monitoring Committee, in virtù del beneficio altamente significativo di sopravvivenza globale (OS) fornito da cemiplimab alle pazienti con carcinoma a cellule squamose ed è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Il 78% delle pazienti aveva un carcinoma a cellule squamose e il 22% un adenocarcinoma o un carcinoma adenosquamoso.
Le partecipanti (età mediana: 51 anni) sono state assegnate al trattamento con cemiplimab 350 mg ogni 3 settimane oppure la chemioterapia (pemetrexed, vinorelbina, topotecan, irinotecan o gemcitabina).
L’endpoint primario del trial era l’OS, analizzata prima nelle pazienti con carcinoma a cellule squamose e poi nella popolazione complessiva.

Riduzione del 31% del rischio di morte con cemiplimab
Nella popolazione complessiva, l’OS mediana è risultata di 12 mesi nel braccio trattato con cemiplimab contro 8,5 mesi in quello trattato con la chemioterapia, con una riduzione del 31% del rischio di morte associata al trattamento con l’anticorpo (HR 0,69; IC al 95% 0,56-0,84; P = 0,00011).

Nelle pazienti con istologia di carcinoma a cellule squamose, l’OS mediana è risultata rispettivamente di 11,1 mesi contro 8,8 mesi, con una riduzione del 27% del rischio di morte per le pazienti trattate con l’anti-PD-1 (HR 0,73; IC al 95% 0,58-0,91; P = 0,00306).

Inoltre, nella popolazione complessiva cemiplimab ha prodotto una riduzione del 25% del rischio di progressione della malattia o morte rispetto alla chemioterapia (HR 0,75; IC al 95% 0,62-0,89; P = 0,00048) e migliorato il tasso di risposta obiettiva (ORR), che è risultato rispettivamente del 16% (IC al 95% 12,5%-21,1%) contro 6% (IC al 95% 3,8%-9,6%).

Sul fronte della sicurezza, nello studio EMPOWER-Cervical 1 non sono stati segnalati segnali nuovi a carico di cemiplimab e gli effetti avversi di grado 3 o superiore più comuni che si sono manifestati in più dell’1% delle pazienti sono stati anemia (5,2%), ipertensione (2,6%), affaticamento (2,6%), infezioni del tratto urinario (2,3%), epatite (1,8%), dolore muscoloscheletrico (1,8%), eruzione cutanea (1,6%), dispnea (1,2%) e polmonite (1,1%).

Più pazienti con tumore del polmone potranno beneficiare di cemiplimab
Prima di questo ampliamento delle indicazioni, cemiplimab poteva essere già utilizzato come agente singolo come terapia di prima linea negli adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato non candidabile alla chemioradioterapia definitiva oppure metastatico, senza alterazioni di EGFR, ALK o ROS1, ma i pazienti dovevano presentare un’espressione di PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali. La nuova indicazione, dunque, permette di ampliare notevolmente la platea di pazienti con tumore del polmone che possono beneficiare del farmaco, includendo anche quelli con i livelli di espressione di PD-L1 che più comunemente si riscontrano nella pratica clinica.

L’ultima approvazione si basa sui risultati positivi dello studio EMPOWER-Lung 3, nel quale si sono osservati miglioramenti significativi dell’OS, che era l’endpoint primario dello studio, e degli endpoint secondari chiave nel braccio trattato con cemiplimab più la chemioterapia.

Lo studio EMPOWER-Lung 3
EMPOWER-Lung 3 è uno studio multicentrico randomizzato di fase 3 in cui si è confrontato un trattamento di prima linea con la combinazione di cemiplimab e la chemioterapia con una doppietta a base di platino rispetto alla sola chemioterapia con la doppietta a base di platino.

Lo studio ha arruolato 466 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico, con istologia sia squamosa sia non squamosa e con tutti i livelli di espressione di PD-L1, senza alterazioni di EGFR, ALK o ROS1. Il 43% dei pazienti arruolati aveva un’istologia squamosa, il 15% una malattia localmente avanzata e il 7% una storia di metastasi cerebrali.

I pazienti sono stati assegnati secondo un rapporto 2:1 al trattamento con cemiplimab 350 mg (312 pazienti) o un placebo (154 pazienti) somministrati per via endovenosa ogni 3 settimane, per 108 settimane, più la chemioterapia con la doppietta a base di platino, somministrata ogni 3 settimane per quattro cicli. Lo studio è stato interrotto prima del previsto dietro raccomandazione dell’Independent Data Monitoring Committee dopo che la combinazione di cemiplimab e la chemioterapia ha dimostrato di migliorare in modo significativo l’OS rispetto alla sola chemioterapia e i risultati dell’analisi primaria dello studio sono stati pubblicati su Nature Medicine nell’agosto 2022.

Riduzione del 45% del rischio di morte nei pazienti con espressione di PD-L1 almeno dell’1%

Al momento dell’analisi primaria (con un follow-up mediano di 16 mesi), lo studio ha mostrato nella popolazione complessiva un miglioramento statisticamente significativo dell’OS nel braccio trattato con la combinazione rispetto al braccio di confronto, con una riduzione del rischio di morte del 29% nei pazienti trattati con la combinazione (HR 0,71; IC al al 95% 0,53-0,93).

Nel gruppo di 327 pazienti che presentavano un’espressione di PD-L1 almeno dell’1%, l’OS mediana è risultata di 22 mesi nel braccio trattato con cemiplimab più la chemioterapia e 13 mesi in quello trattato con la sola chemio, differenza che corrisponde a una riduzione del 45% del rischio di morte (HR 0,55; IC al 95% 0,39-0,78).

Per quanto riguarda gli endpoint secondari, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana è risultata rispettivamente di 9 mesi contro 6 mesi (HR 0,48; IC al 95% 0,36-0,63), mentre l’ORR è risultato rispettivamente del 48% contro 23%, con una mediana della durata della risposta (DOR) rispettivamente di 16 mesi (range: 2-19+) contro 5 mesi (range: 2-19+)

Al momento dell’analisi finale pre-specificata (con follow-up mediano di 28 mesi), i pazienti con un’espressione di PD-L1 almeno dell’1% trattati con la combinazione di cemiplimab più la chemioterapia continuavano a mostrare benefici clinicamente significativi di OS e PFS rispetto alla sola chemioterapia.

Nello studio EMPOWER-Lung 3 le reazioni avverse più comuni (con un’incidenza almeno del 15%) sono state alopecia, dolore muscoloscheletrico, nausea, affaticamento, neuropatia periferica e diminuzione dell’appetito.

Fonte

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