Si chiama Marco Bellodì il protagonista del romanzo d’esordio di Marco Paolucci: una storia singolare ambientata tra le rive e i casinò del Tevere romano
“L’inchiesta del croupier”, edito da Rossini Editore, è un romanzo giallo che rappresenta un sorprendente esordio letterario dello scrittore e ingegnere Marco Paolucci. Pubblicato durante la primavera 2024, è possibile ordinare il libro in tutte le librerie o tramite le principali librerie online.
Il romanzo offre una trama avvincente e ben congegnata, capace di tenere il lettore incollato alla storia dall’inizio al termine del romanzo. Con una combinazione di suspense, intrighi e personaggi ben delineati, Paolucci dimostra di avere tutte le carte in regola per affermarsi nel panorama della narrativa gialla italiana.
Il romanzo è ambientato in un casinò sulle rive del Tevere, a Roma: una grossa nave in legno bianco che gode dell’ombra di piante tropicali che la fanno sembrare più un luogo di riposo per anziani che un posto in cui si gioca denaro e si mettono in rischio le proprie finanze. Questa scelta di location si rivela subito vincente, conferendo alla storia un’atmosfera unica e intrigante. Il casinò, con le sue eleganti sale da gioco e i suoi oscuri segreti, diventa quasi un personaggio dell’opera, tangibile, reale, dotato di un’anima propria: esso contribuisce a creare un senso di mistero e tensione che pervade tutto il racconto.
Il protagonista di “L’inchiesta del croupier”, il giovane e affascinante Filippo Bellodì – non è un caso che il suo nome ricalchi quello di un altro valoroso capitano, protagonista del Giorno della Civetta di L. Sciascia – è il capitano dei carabinieri incaricato di risolvere il caso. Bellodì è un personaggio complesso e ben sviluppato, con una psicologia sfaccettata e un passato ricco di ombre – a partire dalle vicende legate alle vicende del padre, i quali risolti verranno disvelati solo con l’avanzare dell’intreccio su cui si fonda il romanzo. Scapolo e senza la preoccupazione di qualcuno che lo aspetti a casa, incline alla gentilezza e ai modi pacati, con una dipendenza dalla nicotina che cerca di combattere con un’anarmonica, Filippo Bellodì è un capitano eloquente, un uomo responsabile, dedito al suo lavoro e all’affermazione della giustizia.
Il romanzo comincia dalla pubblicazione di una misteriosa lettera sul Messaggero, in cui si allude a particolari anomalie al tavolo da poker numero 2 del casinò che, “in qualche modo, era considerato off-limits” per la maggior parte dei frequentatori abituali. Ma in realtà, sin da subito, questa lettera solleva sospetti e preoccupazioni: chi l’ha scritta? E perché qualcuno dovrebbe avanzare quelle accuse se infondate? Da che cosa sono mosse?
Quando il cadavere dell’addetto al gioco del casinò viene ritrovato, l’indagine assume una piega drammatica e a quel punto non c’è più tempo per dubbi e piste sbagliate. In un crescendo di adrenalina e attesa, immediatamente riconosciuto come un caso passionale, il delitto si rivela ben presto molto più complesso, spingendo Bellodì a mettere in discussione le ipotesi ritenute più ovvie e a esplorare nuove piste.
Oltre che per quanto riguarda i personaggi centrali, Paolucci dimostra anche una notevole abilità nella caratterizzazione di quelli secondari. Andrea Lollio, l’avvocato amico di Bellodì, è un personaggio particolarmente riuscito che permette al lettore di conoscere qualcosa in più del passato del protagonista. Sempre pronto ad andare oltre le apparenze e convinto nella decisione di difendere la prima sospettata, la fidanzata della vittima, Lollio apporta un contributo significativo all’indagine – pari quasi alle informazioni fornite da un altro emblematico personaggio, don Cesare – amico fedele del defunto croupier. Altrettanto interessante è il personaggio di Lamberto Colapietra, un collega di Bellodì che rappresenta l’approccio più ottuso e conservatore alle indagini – spesso pronto a superare con metodi più o meno leciti, il maggiore della scientifica, Vittoria Martini. La dinamica tra questi personaggi arricchisce ulteriormente la trama, aggiungendo profondità e complessità alle vicende narrate.
Paolucci è molto abile nel trattare temi più ampi e profondi, oltre alla semplice risoluzione del caso. Attraverso le riflessioni di Bellodì, l’autore esplora questioni come la giustizia, la colpa e la redenzione. Questi elementi – declinati in modo differente a seconda del personaggio presentato – conferiscono al romanzo una dimensione umana e riflessiva, che va oltre il mero intrattenimento della narrativa gialla e che avvicina Paolucci a una scrittura più consapevole, quasi politica.
Il climax ascendente del romanzo è costruito con maestria, portando il lettore attraverso una serie di rivelazioni e colpi di scena fino alla risoluzione finale del caso. In conclusione, “L’inchiesta del croupier” è un romanzo giallo di grande qualità che conduce il lettore verso conclusioni e riflessioni inaspettate. Con una trama avvincente, personaggi ben collaudati e una scrittura fluida e coinvolgente – fatta soprattutto di preposizioni paratattiche che donano maggior scorrevolezza alla lettura –, Paolucci ha creato un’opera libro imperdibile per gli appassionati del genere e per chiunque ami una buona storia di suspense e mistero.