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Crisi in Medio Oriente, Israele bombarda il Libano: centinaia di morti

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Israele bombarda il Libano, il bilancio provvisorio dei morti sale a 356. Netanyahu: “Avevo promesso che avremmo cambiato l’equilibrio di sicurezza nel Paese”

Sale a 356 il bilancio provvisorio dei morti in Libano, dopo l’ondata di bombardamenti aerei dell’esercito israeliano delle ultime ore. Salgono invece a 1.024 i feriti. A fornire i dati è il ministero della Sanità, secondo cui tra le vittime ci sono anche bambini, donne e personale medico e di soccorso. L’aggressione si sta concentrando nel sud e nella regione della Beka’a, ma attacchi definiti “di precisione” dall’esercito di Tel Aviv hanno raggiunto anche la periferia meridionale di Beirut dove, come hanno riferito i militari, l’obiettivo sarebbe Ali Karaki, comandante delle forze meridionali di Hezbollah. L’esercito riferisce inoltre di aver portato a termine 800 attacchi, stando alla testata israeliana Haaretz.

I combattenti dell’ala militare del partito libanese sarebbero gli obiettivi dichiarati dalle forze israeliane, tuttavia, come denunciano media e organizzazioni tra cui il Norwegian refugee council, i missili non starebbero risparmiando i civili: “Gli attacchi aerei di Israele nei villaggi e nelle città libanesi di lunedì sono i più violenti degli ultimi 11 mesi” avverte l’organismo, aggiungendo: “Aree residenziali e quartieri densamente popolati sono stati bombardati, il che significa che il bilancio umano sarà immenso. Alle persone è stato detto che avevano solo un paio d’ore per lasciare le proprie case, e ora ci sono lunghe file di auto mentre le famiglie terrorizzate cercano di fuggire da Beirut e in altre aree colpite. Molte migliaia di persone saranno sfollate oggi”.

In un discorso pubblico, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Avevo promesso che avremmo cambiato l’equilibrio di sicurezza, l’equilibrio di potere nel nord del Libano, e questo è esattamente quello che stiamo facendo”, quindi ha chiarito che la strategia di Israele in Libano è “prevenire” le minacce piuttosto che “aspettarle”. “Non esiste una soluzione militare che renda più sicure entrambe le parti” ha avvertito la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert, che oggi in Israele incontra alti funzionari israeliani. Prima dell’arrivo, ai cronisti ha detto: “Con il benessere dei civili su entrambi i lati della Linea Blu (la linea di demarcazione tra Libano e Israele, ndr.) e la stabilità della regione in gioco, è necessario dare spazio agli sforzi diplomatici affinché abbiano successo”. Domattina invece, il coordinatore per gli aiuti umanitari dell’Onu per il Libano, Omran Reza, sarà ricevuto dal primo ministro uscente Nagib Mikati. Subito dopo, il premier incontrerà anche l’inviato speciale per il Libano della Francia, Jean-Yves Le Drian. Al termine degli incontri si terrà una seduta del consiglio dei ministri per “affrontare gli ultimi sviluppi”.

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