Fabbricato materiale dove scorre densità di corrente elettrica record


Analisi ENEA: nel I trimestre 2021 sono ripartiti i consumi di energia (+1,5%) sulla spinta dalla forte crescita di marzo (+15 %), dopo il calo record dell’intero 2020 (-10%)

Un team di ricerca internazionale ha comunicato la fabbricazione di un materiale, basato su superconduttori ad alta temperatura critica e su supporto cosiddetto “coated conductor”, in grado di far scorrere al suo interno una densità di corrente elettrica record, pari a 190 Milioni di Ampere per centimetro quadrato di sezione, alla temperatura di 4.2 K. Tale valore, misurato in Italia all’interno del laboratorio di misure magnetiche “LAMBDA”, coordinato scientificamente dal Prof. Massimiliano Polichetti, del Dipartimento di Fisica dell’Università di Salerno e del Cnr-Spin di Salerno, rappresenta in assoluto la più alta densità di corrente elettrica al mondo che, senza alcuna perdita di energia, può essere fatta scorrere in un materiale, ed apre promettenti e concrete prospettive, tra le altre, nel campo della produzione, trasferimento ed immagazzinamento di energia, ed in particolare nel settore della fusione nucleare. Infatti, a 20 K, che è la temperatura di applicazione prevista per la fusione nucleare commerciale, il filo è ancora in grado di trasportare oltre 150 MA/cm2 in self-field e oltre 60 MA/cm2  in un campo magnetico da 7 Tesla, presentando una forza di pinning di circa 4.2 Teranewton per metro cubo.

Il risultato, che si candida ad avere un forte impatto sulla società per la sua stretta relazione con i temi energetici, ed in particolare per il netto miglioramento nel rapporto fra costi e prestazioni di cavi per il trasporto elettrico, è stato raggiunto nell’ambito di una collaborazione scientifica internazionale coordinata fra l’Italia  (Università di Salerno, Dipartimento di Fisica e Cnr-Spin), Stati Uniti (State University of New York At Buffalo), e Canada (McMaster University, Hamilton).

Il lavoro scientifico è reperibile online in formato Open Access sul sito di Nature Communications (https://www.nature.com/articles/s41467-024-50838-4) ed identificato con il DOI: 10.1038/s41467-024-50838-4