Sperimentatore di materiali e forme Mario Ceroli è una delle personalità più innovative dell’arte contemporanea italiana: lo racconta “Art Night” stasera su Rai 5
Sperimentatore di materiali e forme Mario Ceroli è una delle personalità più innovative dell’arte contemporanea italiana. Abruzzese di nascita, ma romano di adozione, si forma sotto la guida di Leoncillo, Fazzini e Colla all’Accademia di Belle Arti di Roma. Lo racconta il documentario “Mario Ceroli le forme della meraviglia” – scritto e diretto da Guido Talarico, prodotto da Fad e Lilium Distribution in collaborazione con Rai Cultura – in onda mercoledì 2 ottobre alle 21.15 su Rai 5 per “Art Night” con Neri Marcorè.
Ceroli esordisce sulla scena artistica della capitale nel 1958, vincendo il premio per giovani scultori della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, con un’opera fatta di tronchi e chiodi. “All’inizio – dirà – ho scelto il legno perché ero molto povero, dovevo lavorare con i materiali di scarto”. E il legno è per Ceroli un materiale primario, disponibile, che presta il suo corpo all’immagine.
L’artista però sperimenta anche materiali diversi: ceramiche, vetro, carta, stoffa persino acqua e ghiaccio. Mario Ceroli è considerato oggi è uno dei maggiori esponenti di quella che comunemente viene denominata “Scuola di Piazza del Popolo”, talvolta definita Pop Art italiana. Ceroli, tuttavia, dimostra sempre una grande originalità per temi, ideologie e abilità tecnica discostandosi dall’esperienza americana per il forte intervento artigianale, lontano dalle tecniche industriali utilizzate dalla Pop americana e che lo avvicineranno agli artisti della nascente Arte Povera nella quale, Ceroli sarà immediatamente cooptato. Per l’artista abruzzese c’è amore per la materia, ma c’è anche la rappresentazione teatrale.
“Il teatro l’ho usato come galleria” dice l’artista. Così Ceroli presta la sua arte per il “Riccardo III” di Ronconi, per “Orgia” di Pasolini, per “Il Trovatore” con Patroni Griffi, per “Norma” con Bolognini. Il palco e il set diventano, così, il luogo ideale dove ospitare mostre troppo grandi e complesse per essere chiuse in una galleria.