Nei pazienti con sclerosi sistemica e malattia polmonare interstiziale la terapia di combinazione aggressiva per il reflusso gastroesofageo ha migliorato la sopravvivenza
Nei pazienti con sclerosi sistemica e malattia polmonare interstiziale la terapia di combinazione aggressiva per il reflusso gastroesofageo con inibitori di pompa e H2 antagonisti ha migliorato la sopravvivenza, secondo quanto rilevato da un’analisi pubblicata sulla rivista Arthritis Research & Therapy.
La sclerosi sistemica (SSc) è una malattia autoimmune dei tessuti connettivi caratterizzata da meccanismi patologici di vasculopatia, fibrosi e formazione di autoanticorpi. Il sistema di organi interni più comunemente interessato è quello gastrointestinale, con coinvolgimento di qualsiasi area dalla bocca all’ano. La malattia gastrointestinale è stata segnalata in oltre il 90% dei pazienti, con malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) come sintomo riportato con maggiore frequenza.
Alcuni studi suggeriscono che la GERD possa svolgere un ruolo nello sviluppo della malattia polmonare interstiziale (ILD) attraverso il processo di microaspirazione ricorrente. Anche se la patogenesi esatta di questa associazione non è nota, è stato tuttavia dimostrato che l’esposizione dell’epitelio polmonare al contenuto gastrico promuove la fibrosi delle cellule epiteliali delle vie aeree e una maggiore proliferazione dei fibroblasti.
Nella SSc, il rischio di aspirazione del contenuto gastrico è elevato a causa della combinazione di dismotilità esofagea, ipotensione dello sfintere esofageo inferiore (LES) e motilità gastrica ritardata, pertanto non sorprende che studi precedenti abbiano dimostrato una relazione tra la gravità della GERD (misurata tramite pH-metria e manometria) e la presenza e la gravità della ILD (misurata tramite tomografia computerizzata ad alta risoluzione del torace e spirometria).
«La malattia polmonare interstiziale è la principale causa di morte nella sclerosi sistemica e alcuni studi mostrano un’associazione tra la presenza di malattia da reflusso gastroesofageo e/o dismotilità esofagea e la ILD» hanno scritto il primo autore Alannah Quinlivan, del reparto di reumatologia presso lo St. Vincent’s Hospital di Melbourne, Australia, e colleghi. «Il trattamento del reflusso con inibitori della pompa protonica (PPI) o antagonisti del recettore dell’istamina 2 (H2RA) è raccomandato dalle linee guida della società gastroenterologica e dalle linee guida specifiche per la SSc. Tuttavia non è noto se questi farmaci influenzano lo sviluppo o la progressione della ILD».
Analisi prospettica dell’impatto del trattamento della GERD
Per valutare l’impatto del trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo, i ricercatori hanno considerato in modo prospettico i dati dell’Australian Scleroderma Cohort Study, includendo nella loro analisi 1.632 pazienti con SSc (età media all’esordio 47,4 anni), il 29% dei quali aveva ILD.
In particolare hanno cercato di capire se la presenza di GERD avesse un impatto sulla gravità della ILD, nonché l’intervallo di tempo tra il primo segno di malattia non-Raynaud e lo sviluppo della ILD. È stato anche valutato in che modo i diversi trattamenti per il reflusso, sia PPI da soli che in combinazione con H2RA, abbiano avuto un impatto sulla sopravvivenza.
Migliore sopravvivenza trattando la GERD in modo aggressivo
Nel complesso la GERD ha colpito il 94% della popolazione dello studio e il 96% dei soggetti con ILD. L’analisi non ha rivelato relazioni tra GERD o il suo trattamento con lo sviluppo o la gravità di ILD, tuttavia il trattamento del reflusso è stato collegato a una migliore sopravvivenza tra i pazienti con ILD (P=0,002), in particolare con la terapia di combinazione PPI e H2RA (HR 0,5) rispetto ai PPI da soli (HR 0,3).
«Il nostro studio dimostra che l’uso di farmaci antireflusso per la gestione della GERD in pazienti con sclerosi sistemica e malattia polmonare interstiziale è associato a un beneficio di sopravvivenza» hanno scritto gli autori. «Abbiamo scoperto che in questa popolazione una gestione aggressiva della GERD tramite una combinazione di PPI e H2RA era associata a una migliore sopravvivenza rispetto alla terapia con soli PPI».
«Anche se non raccomandiamo l’uso empirico della terapia antireflusso in tutti i pazienti con SSc, sottolineiamo che in quelli con GERD e SSc-ILD il trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo con PPI o una combinazione di PPI/H2RA è associato a una migliore sopravvivenza e, in questo contesto, i benefici del trattamento possono superare i potenziali rischi» hanno aggiunto. «È vero che la ranitidina è stata ritirata dal mercato a causa della presenza di N-nitrosodimetilammina (NDMA), tuttavia altri H2RA come la nizatidina sono ancora disponibili».
Referenze
Quinlivan A et al. The impact of gastroesophageal reflux disease and its treatment on interstitial lung disease outcomes. Arthritis Res Ther. 2024 Jun 25;26(1):124.