Tra Beethoven e Stravinskij, stasera in prima serata su Rai 5 Russell Davies e Lucchesini con l’Orchestra Rai
Ha segnato il debutto sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai del direttore americano Dennis Russell Davies il concerto che Rai Cultura propone giovedì 3 ottobre alle 21.15 su Rai 5. Registrata nel novembre 2017 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, la serata si apre con l’Ouverture da König Stephan Op. 117 di Ludwig van Beethoven. Il re a cui il lavoro è intitolato è Stefano il “Santo”, colui che ricevette la corona d’Ungheria e la croce apostolica da papa Silvestro II nell’anno Mille per aver diffuso la religione cattolica tra il suo popolo.
A seguire il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 Op. 15 di Ludwig van Beethoven, composto tra il 1796 e il 1797 ed eseguito per la prima volta a Praga nel 1798 con lo stesso Beethoven impegnato al pianoforte. Ad interpretarlo con l’Orchestra Rai è chiamato il pianista Andrea Lucchesini, apprezzato dal Daily Telegraph per aver dimostrato «che il virtuosismo è solo una parte di un affascinante ventaglio di timbro, stile e mordente armonico». Vincitore del Premio Accademia Chigiana e del Premio Abbiati, Lucchesini ha suonato con direttori come Claudio Abbado, Semyon Bychkov, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Daniel Harding, Vladimir Jurowski, Gianandrea Noseda e Giuseppe Sinopoli, e ha inciso l’opera pianistica di Berio, gli Improvvisi di Schubert e l’integrale delle sonate di Beethoven.
Chiude il programma uno dei capolavori della letteratura musicale del Novecento: il balletto Petruška di Igor’ Stravinskij, proposto nella versione che andò in scena al Théâtre du Chatelet di Parigi nel 1911 con il celeberrimo ballerino ucraino Nijinsky nei panni della marionetta protagonista, «l’eterno infelice eroe di tutte le fiere, di tutti i paesi», come lo definì lo stesso compositore. Dopo il grande successo del suo primo balletto, L’Oiseau de feu, Stravinski iniziò a lavorare, nel 1910, alla Sacre du printemps. Nell’estate dello stesso anno, quasi come svago, tradusse in un pezzo per pianoforte e orchestra la sua «visione di un burattino scatenato che, con le diaboliche cascate di arpeggi, esaspera la pazienza dell’orchestra». Il pezzo piacque a tal punto all’impresario dei Balletti russi Sergej Diaghilev da convincere Stravinskij a farne un balletto. Nata per la danza classica – di cui contribuì a rivoluzionare il linguaggio – l’opera entrò ben presto a far parte del grande repertorio sinfonico.