Gotta e iperuricemia: studio si focalizza su livelli sierici di vitamina D associati


I livelli sierici di vitamina D correlano in modo negativo e lineare con la mortalità nei pazienti affetti da gotta e nei pazienti iperuricemici

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Stando ai risultati di uno studio pubblicato su Nutrition Journal, i livelli sierici di 25-idrossivitamina D [25(OH)D] correlano in modo negativo e lineare con la mortalità nei pazienti affetti da gotta, mentre i livelli sierici di questo metabolita vitaminico correlano nei pazienti iperuricemici con la mortalità secondo una curva ad U. Tali risultati, dunque, sembrano suggerire che il mantenimento di livelli adeguati di vitamina D potrebbe prevenire la morte prematura.

Razionale e obiettivi dello studio
Nonostante i numerosi progressi nel trattamento della gotta, legati all’impiego di farmaci antinfiammatori, dell’ormone adrenocorticotropo sintetico e della colchicina orale, ancora oggi si osserva come in questi pazienti si verifichi un innalzamento della mortalità del 17% rispetto alla popolazione generale, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Pertanto, la determinazione delle cause controllabili di questa osservazione è di vitale importanza per ridurre le complicanze e la mortalità tra i pazienti affetti da gotta e iperuricemia.

È stato confermato che l’apporto nutrizionale e il regime alimentare sono strettamente correlati al rischio di gotta e di iperuricemia, e che ciò rappresenta anche una parte integrante della gestione dello stile di vita di questi pazienti. Ad esempio, è stato riportato che bassi livelli di vitamina D sono significativamente associati ad un aumento del rischio di gotta e di iperuricemia.

La vitamina D rappresenta una delle vitamine liposolubili più note, che svolge un ruolo significativo nella differenziazione cellulare e nel sistema immunitario, nonché nella regolazione della crescita e dello sviluppo dello scheletro. Il principale metabolita circolante della vitamina D, la 25-idrossivitamina D [25(OH)D] sierica, è ampiamente utilizzato per valutare lo stato vitaminico.

La carenza di vitamina D è associata ad un aumento del rischio di molteplici outcome di salute, tra cui la preeclampsia, le malattie cardiovascolari (CVD) e il diabete, per fare alcuni esempi.

Studi epidemiologici hanno rilevato che una bassa concentrazione sierica di 25(OH)D può aumentare la mortalità nella popolazione generale, così come nei pazienti con ipertensione, diabete, CVD e sindrome metabolica.
Per quanto la maggior parte degli studi prospettici suggerisca che i livelli di 25(OH)D nel siero e la mortalità presentino un’associazione negativa da moderata a forte, fino ad ora non vi erano studi in letteratura incentrati sulle associazioni tra la concentrazione di 25(OH)D e la mortalità nei pazienti con gotta e iperuricemia.

Per colmare questo gap è stato disegnato questo nuovo studio, con il quale i ricercatori si sono proposti l’obiettivo di esaminare in modo prospettico l’associazione delle concentrazioni sieriche di 25(OH) D con la mortalità per tutte le cause e per cause specifiche negli adulti con gotta e iperuricemia negli Usa, nonché di determinare le concentrazioni sieriche ottimali di 25(OH) D nei pazienti con gotta o iperuricemia.

Disegno dello studio e risultati principali
I ricercatori hanno utilizzato i dati di 1169 persone con gotta e di 7029 persone con iperuricemia provenienti dallo studio NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey), rispettivamente dal 2007 al 2018 e dal 2001 al 2018. Per fare ciò, si sono serviti dei modelli di Cox al fine di analizzare le associazioni esistenti tra la 25-idrossivitamina D (25[OH]D) sierica e la mortalità.

I partecipanti con gotta presentavano una concentrazione sierica media ponderata di 25(OH)D pari a 71,49 ± 30,09 nmol/L, mentre quelli con iperuricemia presentavano una concentrazione sierica media ponderata di 25(OH)D pari a 64,81 ± 26,92 nmol/L. Circa un terzo dei partecipanti con gotta (29,68%) e iperuricemia (37,83%) presentava uno stato vitaminico carenziale.

Dai risultati è emerso che, considerando i pazienti con gotta, si sono avuti 248 decessi per tutte le cause, compresi i decessi dovuti a malattie cardiovascolari (CVD; n =76) e cancro (n = 49).
Considerando, invece, i pazienti con iperuricemia, ci sono stati 1375 decessi per tutte le cause, tra cui decessi dovuti a CVD (n = 427) e cancro (n = 232).

I ricercatori hanno riscontrato, dopo aggiustamento multifattoriale dei dati, che ogni incremento di un’unità di 25(OH)D naturale log-trasformato era associato ad una riduzione del 55% della mortalità per tutte le cause e del 61% della mortalità per CVD nei pazienti con gotta (entrambi P ≤0,003). Nei pazienti con iperuricemia, invece, hanno riscontrato una mortalità per cancro inferiore del 45% (P = 0,009).

Inoltre, i ricercatori hanno documentato una relazione a forma di U con la mortalità per tutte le cause e la mortalità per malattie cardiovascolari nei pazienti con iperuricemia, con punti di inflessione pari a 72,7 nmol/L e a 38,0 nmol/L, rispettivamente (entrambi P ≤0,003).

I trend dei dati sono stati confermati da analisi di sottogruppo e di sensibilità, anche se non sempre in modo statisticamente significativo.

Riassumendo
In conclusione, le concentrazioni sieriche di 25(OH)D sono risultate correlate in modo lineare con la riduzione della mortalità tra i pazienti affetti da gotta e correlate con la mortalità secondo una curva ad U nei pazienti affetti da iperuricemia, con un plateau a 72,7 nmol/L per la mortalità per tutte le cause.

Questi risultati, pertanto, evidenziano i potenziali vantaggi del monitoraggio delle concentrazioni di vitamina D per ridurre la mortalità nei pazienti adulti con gotta e iperuricemia.

Bibliografia
Liu K, et al. Association of serum 25-hydroxyvitamin D concentrations with all-cause and cause-specific mortality among individuals with gout and hyperuricemia. Nutr J 23. (2024);89. https://doi.org/10.1186/s12937-024-00992-8
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