Tumore al polmone: la Commissione europea ha dato il suo via libera a un’estensione di tipo II delle indicazioni dell’anticorpo bispecifico anti-EGFR-MET amivantamab
La Commissione europea ha appena dato il suo via libera a un’estensione di tipo II delle indicazioni dell’anticorpo bispecifico anti-EGFR-MET amivantamab, che potrà essere utilizzato in combinazione con la chemioterapia con carboplatino e pemetrexed nel trattamento di pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato portatori di delezioni dell’esone 19 del gene EGFR o della sostituzione L858R nell’esone 21, dopo che il trattamento con un inibitore tirosin-chinasico (TKI) dell’EGFR non ha fornito benefici clinici.
L’approvazione europea si basa sui risultati dello studio di fase 3 MARIPOSA-2 (NCT04988295) in cui sono state valutate l’efficacia e la sicurezza di amivantamab in combinazione con la chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule EGFR-mutato che non hanno ottenuto benefici clinici dal trattamento con osimertinib.
Miglioramento significativo della PFS con la combo amivantamab più chemio
Lo studio ha centrato il suo endpoint primario, che era rappresentato dalla sopravvivenza libera da progressione (PFS), valutata mediante revisione centralizzata indipendente in cieco (BICR). La mediana della PFS è risultata, infatti, di 6,3 mesi (IC al 95% 5,6-8,4) nei pazienti trattati con la combinazione di amivantamab e chemioterapia rispetto a 4,2 mesi (95% CI, 4,0-4,4) per quelli assegnati alla sola chemioterapia (HR 0,48; IC al 95% 0,36-0,64; P < 0,001).
«Sebbene siano stati fatti molti progressi nel panorama del trattamento del cancro al polmone negli ultimi 10 anni, la resistenza alle terapie esistenti continua a rappresentare una sfida importante per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato o metastatico portatori di mutazioni di EGFR, evidenziando la necessità cruciale di una continua innovazione», ha affermato nel comunicato diffuso dall’azienda produttrice del farmaco (Johnson e Johnson) Antonio Passaro, oncologo medico della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, autore principale dello studio MARIPOSA-2. «L’aggiunta dell’anticorpo bispecifico amivantamab alla chemioterapia offre un’importante nuova opzione di trattamento per i pazienti con delezioni dell’esone 19 dell’EGFR o la mutazione L858R, andati in progressione durante o dopo il trattamento con osimertinib. In questo contesto, questa combinazione ha stabilito il nuovo punto di riferimento per il tasso di risposta complessivo e ha ridotto il rischio di progressione della malattia o morte di oltre la metà rispetto alla sola chemioterapia standard».
Lo studio MARIPOSA-2
MARIPOSA-2 è un trial multicentrico internazionale, randomizzato, in aperto, che ha arruolato tra il dicembre 2021 e l’aprile 2023 657 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico che presentavano delezioni dell’esone 19 o la mutazione L858R dell’esone 21 del gene EGFR ed erano andati incontro a una progressione della malattia durante o dopo il trattamento con il TKI osimertinib.
I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con amivantamab, con o senza lazertinib, più la chemioterapia (rispettivamente 263 e 131 pazienti) oppure la chemioterapia da sola (263 pazienti).
L’endpoint primario dello studio era la PFS valutata mediante BICR secondo i criteri RECIST 1.1 per ciascun braccio contenente amivantamab rispetto al braccio trattato con la sola chemioterapia, mentre gli endpoint secondari includevano il tasso di risposta obiettiva (ORR) valutato mediante BICR, la sopravvivenza globale (OS), la durata della risposta (DOR), il tempo alla terapia successiva, il tempo alla seconda progressione (PFS2) e la PFS intracranica.
Complessivamente, sono stati inclusi nell’analisi finale 636 pazienti.
Il dosaggio In tutte e tre le coorti il trattamento è stato somministrato in cicli di 21 giorni. La chemioterapia è consistita nella combinazione di pemetrexed 500 mg/m2 e carboplatino (AUC5) per i primi quattro cicli, somministrata all’inizio di ogni ciclo. Amivantamab è stato somministrato per via endovenosa alla dose di 1400 mg (o 1750 mg per i soggetti di peso pari o superiore a 80 kg) settimanalmente per le prime 4 settimane, poi alla dose di 1750 mg (2100 mg per i soggetti di peso pari o superiore a 80 kg) ogni 3 settimane a partire dal ciclo 3. Lazertinib è stato somministrato per bocca alla dose di 240 mg ogni giorno. Il trattamento è continuato fino alla progressione della malattia o alla mancanza di beneficio clinico.
Miglioramento anche della PFS intracranica, dei tassi di risposta e della durata della risposta
Rispetto alla sola chemioterapia, il trattamento con la combinazione di amivantamab e chemio ha dimostrato di migliorare in modo significativo anche la PFS intracranica, con una mediana rispettivamente di 12,5 mesi contro 8,3 mesi (HR 0,55; IC al 95% 0,38-0,79; P = 0,001).
Inoltre, la combinazione di amivantamab e chemio ha mostrato di migliorare sia il tasso di risposta obiettiva (ORR) sia la mediana della DOR rispetto alla sola chemioterapia: rispettivamente 64% contro 36% e 6,9 mesi contro 5,6 mesi.
In più, la durata mediana del trattamento è risultata rispettivamente di 6,3 mesi contro 3,7 mesi.
I dati di safety
Per quanto riguarda la sicurezza, effetti avversi di grado 3 o superiore si sono manifestati nel 72% dei pazienti trattati con amivantamab più la chemioterapia contro il 48% di quelli assegnati alla sola chemioterapia e gli eventi avversi di grado 3 o superiore più comuni sono stati neutropenia, trombocitopenia, anemia e leucopenia.
Solo nel braccio assegnato al trattamento sperimentale sono stati segnalati eventi emorragici di grado 3 o 4, manifestatisi nell’1% dei pazienti.
I tassi di eventi avversi gravi emergenti dal trattamento sono risultati del 32% nel braccio trattato con amivantamab più la chemioterapia e 20% in quello sottoposto alla sola chemioterapia.
Inoltre, il 58% dei pazienti nel braccio trattato con la combinazione dei due farmaci ha manifestato reazioni correlate all’infusione.
Eventi avversi correlati al trattamento hanno causato il decesso nel 2% dei pazienti del braccio sperimentale e nell’1% di quelli del braccio della chemioterapia.