In crescita esponenziale, sovrappeso, obesità e dismetabolismi sono tra le sfide più rilevanti in ambito sanitario: servono strategie integrate
Rispetto agli anni 80, la prevalenza dell’obesità è aumentata di almeno tre volte, anche nei Paesi con tassi di sovrappeso e obesità tradizionalmente bassi. La prevalenza del sovrappeso in Irlanda e nel Regno Unito (Inghilterra e Scozia) è salita rapidamente, in entrambi i sessi, di oltre 0,8 punti percentuali per anno sulla base dei dati misurati. In base ai dati autoriferiti, gli incrementi annui più elevati nella prevalenza del sovrappeso nella donna e nell’uomo si sono riscontrati in Danimarca (rispettivamente 1,2 punti percentuali e 0,9 punti percentuali dal 1997 al 2001), in Irlanda (1,1 punti percentuali per entrambi i sessi dal 1998 al 2002), Francia (0,8 punti percentuali tra gli adulti dal 1997 al 2003), Svizzera (rispettivamente 0,8 punti percentuali e 0,6 punti percentuali dal 1992 al 2002) e Ungheria (0,6 punti percentuali per entrambi i sessi dal 2000 al 2004).
Al contrario, i tassi di obesità nell’adulto autoriferiti stanno diminuendo in Estonia e Lituania. Se non verranno adottati provvedimenti e se la prevalenza dell’obesità continuerà ad aumentare alla stessa velocità degli anni ’90, si stima che entro il 2010 saranno sovrappeso od obesi 150 milioni di adulti. L’epidemia sta avanzando con tassi allarmanti soprattutto tra i bambini. In Svizzera, ad esempio, i bambini sovrappeso sono aumentati dal 4% nel 1960 al 18% nel 2003. In Inghilterra, Regno Unito, i valori sono aumentati dall’8% al 20% tra il 1974 e il 2003. In varie regioni della Spagna, la prevalenza del sovrappeso è più che raddoppiata dal 1985 al 2002 (Fig. 4). La sola riduzione nella prevalenza è stata osservata nella Federazione Russa durante la crisi economica che ha fatto seguito alla disgregazione dell’Unione Sovietica.
L’andamento della prevalenza di sovrappeso nei Paesi le cui indagini sono descritte nella Fig. 5, ha mostrato un incremento medio di 0,1 punti percentuali durante gli anni ’70, che aumenta a 0,4 punti percentuali negli anni ’80, fino a 0,8 punti percentuali all’inizio degli anni ’90 ed infine raggiunge i 2 punti percentuali in alcuni Paesi nel 2000.
DETERMINANTI dell’OBESITA’
• L’epidemia di obesità è spiegata in larga misura dalla contemporanea presenza di inattività fisica e dieta inadeguata. Circa due terzi degli adulti nella Regione europea occidentale non praticano attività fisica ai livelli raccomandati e presentano abitudini alimentari caratterizzate da elevata densità energetica e scarso potere saziante.
• Le abitudini dietetiche differiscono tra i vari Paesi nella Regione, ma le tendenze temporali mostrano che queste differenze si stanno affievolendo. I Paesi mediterranei sono stati in passato caratterizzati da un elevato consumo di alimenti vegetali, oli vegetali e pesce, ma queste tradizioni stanno scomparendo, soprattutto tra i più giovani.
• L’allattamento esclusivo al seno e appropriate pratiche di alimentazione complementare proteggono dallo sviluppo dell’obesità. Ampi settori della popolazione continuano a non seguire queste pratiche ottimali per l’alimentazione dei neonati.
• L’apporto ed il dispendio energetico individuale sono influenzati da un’ampia gamma di fattori ambientali, tra cui abitudini familiari, politiche e procedure scolastiche, politiche di pianificazione urbana e dei trasporti, attività di marketing commerciale, politiche sulla distribuzione del cibo e l’agricoltura. Le persone sono a contatto con molti aspetti dell’ambiente che sono obesogenici, in quanto incoraggiano schemi alimentari o di attività fisica che aumentano il rischio di obesità.
• Le famiglie e le scuole, incluse quelle materne, devono avere un ruolo primario nel promuovere un’alimentazione di alta qualità e abituare i soggetti all’attività fisica, così come insegnare ai bambini a mantenere uno stile di vita sano. Famiglie e scuole devono offrire ambienti tali da favorire un’alimentazione sana e modelli di attività fisica salutari. Tuttavia ciò non avviene nella maggior parte dei Paesi della Regione europea.
• I bambini sono sensibili al marketing commerciale degli alimenti che include, oltre alla pubblicità televisiva, un’ampia gamma di canali che possono sfuggire al controllo dei genitori.
• L’ingresso nel mondo del lavoro rappresenta un momento di cambiamento nello stile di vita e può determinare un aumento ponderale. La maggior parte degli impieghi oggi sono sedentari e, se mancano validi servizi di ristorazione collettiva e tempi sufficienti per consumare i pasti, i lavoratori tendono a fare ricorso a snack veloci ad alta densità energetica.
• L’industria e i distributori di alimenti, compresi i fast-food, influenzano il consumo alimentare attraverso l’aspetto estetico, le dimensioni della porzione e il prezzo dei prodotti alimentari.
• La politica agricola influenza i modelli alimentari attraverso l’assegnazione dei prezzi e la disponibilità di alimenti. Per decenni, le politiche hanno mirato a produrre grassi, zuccheri e prodotti di origine animale sempre più economici; contrastare questi effetti che ancora persistono costituisce una importante sfida politica.
• I consumatori chiedono la presenza di etichette contenenti informazioni nutrizionali, ma ritengono gli attuali sistemi di etichettatura poco chiari e talvolta ingannevoli. Un’etichettatura capace di fornire un’adeguata spiegazione sui profili nutrizionali appropriati, costituirebbe un importante incentivo al consumo di prodotti più salutari.
• Determinati gruppi sociali sono particolarmente vulnerabili agli ambienti obesogenici. I soggetti di basso livello socioeconomico si trovano ad affrontare limiti strutturali, sociali, organizzativi, finanziari e di altro genere per poter adottare scelte di stile di vita sane. In particolare, i costi e la disponibilità degli alimenti influenzano significativamente le scelte dietetiche
Il processo di aumento di peso non è così semplice come si potrebbe pensare. Il modello di “calorie in entrata/in uscita” che molti di noi conoscono è riduttivo e imperfetto: non considera i complessi percorsi ormonali e biochimici coinvolti nell’equilibrio energetico, nell’aumento e nella perdita di peso nel corpo.
Immaginiamo il corpo umano come un’auto: il motore sono le nostre cellule, il serbatoio del carburante sono le nostre riserve di grasso e il carburante all’interno del serbatoio è fornito dal cibo che mangiamo. Mentre guidiamo l’auto, il motore (le cellule) brucia carburante (grasso) per mantenere l’auto in movimento. Consumando cibo, “riempiamo” il serbatoio man mano che procediamo, evitando che il carburante si esaurisca. In questa analogia, se vogliamo consumare il nostro serbatoio di carburante (le riserve di grasso), possiamo metterne meno nel serbatoio (introdurre meno calorie) o guidare l’auto più velocemente (praticare più esercizio fisico e aumentare il dispendio energetico).
È tutto abbastanza semplice e, a un’analisi superficiale, sembrerebbe aver senso. Ma è realmente così? Non lo è, ovviamente; così come un’auto con tre componenti non è un modello sufficiente per descrivere la complessità di un’auto reale. Un motore vero non richiede solo carburante per funzionare, ma anche una precisa miscela di carburante e ossigeno, insieme a una perfetta sincronizzazione di valori, temperatura e umidità controllate, lubrificazione e altro ancora.
Immaginiamo di trasferire tutto questo nella dimensione del corpo umano e nei suoi delicati meccanismi ormonali di bilancio energetico, metabolico e del peso. Il modo in cui i nostri corpi utilizzano l’energia è un processo estremamente complesso ed è influenzato da una serie di percorsi interdipendenti.
È ormai opinione condivisa che disturbi e alterazioni del peso corporeo, del metabolismo basale e glucidico, dislipidemie richiedono un intervento ad ampio raggio che tenga conto dei diversi fattori in gioco, dallo stile di vita all’alimentazione, oltre che quelli di rischio. Corrette abitudini alimentari e una sana attività sportiva sono senza dubbio premesse imprescindibili per preservare il benessere fisico e il controllo del peso.
FITOTERAPIA E NUTRIGENOMICA, in virtù di specifici nutrienti e sostanze presenti in natura, rappresentano validi strumenti per favorire il ripristino e il mantenimento di questi equilibri complessi:
• Tè verde, Momordica, Ginseng e Magnolia supportano i processi energetico-metabolici, la regolazione lipidica, glicemica e dell’adipogenesi, insieme al controllo della fame, inserendosi favorevolmente nella perdita di peso;
• Gelso bianco e D-Chiroinositolo contribuiscono al controllo del metabolismo dei carboidrati introdotti con la dieta e dei livelli di glucosio nel sangue;
• Fucus, Pilosella, Ortosiphon e Betulla sostengono il metabolismo basale, i processi di drenaggio dei liquidi in eccesso e quelli destinati a eliminare l’eccesso di grasso, calorie e scarti dannosi;
• Curcuma, Berberis, acidi grassi essenziali polinsaturi (EPA e DHA) sostengono le normali risposte e i meccanismi di controllo degli stati infiammatori, che spesso accompagnano problematiche metaboliche e sovrappeso;
• Riso rosso fermentato, Carciofo, acido alpha lipoico, CoQ10 favoriscono l’equilibrio dei normali livelli di colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi;
• Marrubio, Tarassaco, Bardana, Salsapariglia, Gramigna si inseriscono positivamente in situazioni di accumulo di scarti metabolici, calcolosi renale e biliare, disturbi epatici e digestivi, favorendo i processi di depurazione dell’organismo e il drenaggio dei liquidi corporei.
L’approccio vincente nel controllo metabolico e del peso corporeo sarà allora quello che offrirà una visione completa delle diverse dinamiche coinvolte e che risultano alterate, insieme alla scelta dei rimedi più appropriati per favorirne il naturale equilibrio.
BIBLIOGRAFIA
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