Da Gary Gerstle il racconto avvincente dell’ascesa e della caduta dell’ordine neoliberista. Una brillante indagine storica che si snoda dal New Deal fino alla Grande Recessione
L’ordine del New Deal aveva persuaso una cospicua maggioranza di americani che un forte Stato centralizzato potesse gestire nel pubblico interesse un’economia capitalistica dinamica ma pericolosa. L’ordine neoliberale aveva convinto una maggioranza di americani altrettanto ampia che il libero mercato avrebbe svincolato il capitalismo da inutili controlli statali diffondendo la prosperità e la libertà personale negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Oggi nessuna di queste proposte gode del sostegno o dell’autorità di un tempo. Che cosa verrà dopo?
«Affascinante e incisivo». – The New York Times
«È raro poter usare l’espressione “classico” subito dopo l’uscita di un libro, ma la storia economica di Gerstle lo merita». – Financial Times
La crisi delle democrazie occidentali, schiacciate da disuguaglianze di reddito e disparità sociali, leadership populiste e ondate di etnonazionalismo, è il segno più evidente di una frattura nell’ordine politico che da decenni domina il mondo: l’ordine neoliberale, che ha preso forma negli Stati Uniti degli anni Settanta e Ottanta e da lì ha conquistato e trasformato l’intero pianeta. Il suo declino ha avuto origine negli anni di Bush, con la fallita ricostruzione dell’Iraq secondo criteri ultraliberisti e lo scoppio della Grande recessione nel 2008, e si è manifestato nell’ascesa di Trump e della sinistra guidata da Bernie Sanders. Ma per comprendere dove condurrà la caduta dell’ordine neoliberale è necessario ricostruire il modo in cui si è consolidato, smantellando l’ordine del New Deal prima imperante. Gary Gerstle passa in rassegna cent’anni di storia americana per rinvenire le tracce ideologiche, sociali, elettorali, organizzative e culturali di un sistema di idee e valori che si è costituito in ordine politico duraturo, egemonizzando la destra così come la sinistra. Sono noti i principi economici del neoliberalismo: Stato minimo e libero scambio; libera circolazione di capitali, merci e persone; privatizzazione e deregolamentazione; globalizzazione dei mercati come fattore di prosperità tanto per l’Occidente – ben saldo in cabina di pilotaggio – quanto per i Paesi emergenti. Tuttavia, suggerisce Gerstle, se il neoliberalismo si è affermato è stato anche grazie a valori quali la fiducia nella libertà personale e nell’emancipazione individuale, il culto dell’innovazione tecnologica, il cosmopolitismo e il multiculturalismo, che dopo la fine della Guerra fredda hanno trovato terreno fertile anche in ambito progressista. Non a caso, tra i suoi principali fautori rientrano tanto Ronald Reagan quanto Bill Clinton. Le gravi conseguenze sociali e le disfunzioni politiche dell’ordine neoliberale segnano oggi il suo inesorabile tramonto. Ma l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 dimostra quanto la rottura di un ordine politico può essere pericolosa: se ne sorgerà uno nuovo, potrà essere votato all’uguaglianza e alla solidarietà, ma anche all’autoritarismo.