Obesità e malattie cardiovascolari: tutti i benefici di semaglutide


Negli adulti con sovrappeso/obesità e malattie cardiovascolari, sia con che senza compromissione della funzionalità renale, benefici dal trattamento con semaglutide

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Negli adulti con sovrappeso/obesità e malattie cardiovascolari, sia con che senza compromissione della funzionalità renale, il trattamento con semaglutide ha dimostrato di prevenire gli eventi avversi cardiovascolari maggiori, tra cui il decesso, come emerso da un’analisi dei sottogruppi dello studio SELECT presentata al congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD 2024).

«Questi risultati hanno importanti implicazioni cliniche» ha affermato la relatrice Helen Colhoun, specialista in informatica medica presso l’Università di Edimburgo, Regno Unito. «Sappiamo che una ridotta velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) e una ridotta albuminuria sono fattori di rischio per gli eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) e le persone con funzionalità renale compromessa hanno un maggior rischio di malattie cardiovascolari. Questi risultati mostrano che semaglutide è sicuro ed efficace nel ridurre tale rischio in misura sostanziale».

L’obesità è fortemente associata al diabete e alla malattia renale cronica ed è noto che esacerba il rischio di declino della funzionalità renale e di macroalbuminuira. Semaglutide, un farmaco GLP-1 agonista indicato per la gestione del diabete di tipo 2 e per favorire la perdita di peso nelle persone obese o in sovrappeso con almeno una comorbilità associata all’eccesso di peso, simula le funzioni degli ormoni incretinici fisiologici aiutando a ridurre i livelli glicemici, favorendo il senso di sazietà e diminuendo l’apporto calorico giornaliero.

Valutazione di semaglutide in pazienti con e senza compromissione della funzionalità renale
Lo studio SELECT (Semaglutide Effects on Cardiovascular Outcomes in People With Overweight or Obesity) ha arruolato 17.604 adulti in 41 paesi con un indice di massa corporea (BMI) di almeno 27 kg/m² (BMI medio 33) e una storia di malattia cardiovascolare, ma senza diabete. I partecipanti hanno ricevuto semaglutide una volta alla settimana alla dose di 2,4 mg oppure placebo, con un follow-up mediano di 3,5 anni.

L’11,1% dei soggetti che assumevano semaglutide aveva un eGFR <60 ml/min/1,73 m2 rispetto al 10,7% di quelli sottoposti a placebo. I restanti pazienti avevano un eGFR ≥60. Per quanto riguarda l’albuminuria, avevano un rapporto albumina-creatinina urinaria (UACR) da 30 a <300 mg/g il 12% di coloro che assumevano semaglutide e l’11% del gruppo placebo.

I MACE (un composito di decesso per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale) erano l’endpoint primario, e l’effetto del trattamento sui MACE combinati con il decesso per qualsiasi causa era un endpoint secondario. «Abbiamo valutato il decesso per qualsiasi causa perché c’è sempre questo rischio nei pazienti con ridotta funzionalità renale» ha spiegato Colhoun.

Benefici cardiovascolari di semaglutide in tutti i pazienti
I soggetti con funzionalità renale normale (eGFR ≥60) in trattamento con semaglutide hanno avuto una riduzione del 18% dei MACE rispetto al placebo (rispettivamente 6,0% vs 7,3%; HR 0,82). Semaglutide è stato anche associato a una riduzione del 18% di MACE e decesso per qualsiasi causa rispetto al placebo (7,5% vs 9,0%; HR 0,82).

Nei pazienti con funzionalità renale compromessa (eGFR <60) semaglutide è stato associato a una riduzione del 31% dei MACE rispetto al placebo (9,7% vs 13,5%; HR 0,69) e a un rischio inferiore del 33% di MACE e decesso per qualsiasi causa (12,6% vs 17,9%; HR, 0,67).

Inoltre semaglutide è stato associato a una riduzione del 20% dei MACE sia nei soggetti con albumina normale che in quelli con albuminuria al basale. I partecipanti con un rapporto albumina-creatinina urinaria (UACR) <30 mg/g hanno avuto un tasso di eventi MACE del 5,9% con semaglutide e del 7,3% con placebo (HR 0,80), mentre quelli con un UACR ≥30 mg/g hanno avuto un tasso di eventi MACE del 9,9% contro il 12,3% (HR 0,80). Un modello simile è stato osservato per MACE e decesso per qualsiasi causa.

Non sono stati identificati ulteriori problemi di sicurezza tra i partecipanti con eGFR ridotto e/o albuminuria nello studio SELECT.

«Semaglutide è stato almeno altrettanto efficace nel prevenire gli attacchi cardiaci e altri eventi cardiaci gravi, oltre che i decessi, anche nei soggetti con funzionalità renale normale. I risultati si aggiungono alla crescente evidenza dei benefici cardiovascolari del farmaco e sottolineano il suo importante ruolo come opzione di trattamento nella gestione della salute cardiovascolare e renale per il crescente numero di persone affette da obesità». Nonostante questi importanti risultati, gli autori avvertono che SELECT non è stato uno studio di prevenzione primaria, quindi i risultati non possono essere estrapolati ai pazienti con insufficienza renale in generale.

«Penso che i risultati abbiano mostrato in modo molto convincente che semaglutide è molto efficace tanto nelle persone con funzionalità renale compromessa quanto in quelle senza» ha osservato la moderatrice Fiona Gribble, professoressa di fisiologia endocrina all’Università di Cambridge, in UK. «Fa piacere vedere che non ci sono sottopopolazioni da escludere».