Stasera su Rai 5 “Punto Nave. Mappe per l’imaginario” racconta “I Moti di MiTo”. A seguire un viaggio in Val Venosta
Torino e Milano: due città unite dalla grande musica di MiTo SettembreMusica, in un percorso fatto di scelte inaspettate, quest’anno affidate per la prima volta al Direttore Artistico Giorgio Battistelli. Un appuntamento che Rai Cultura rilegge con “Punto Nave. Mappe per l’imaginario”, il programma dedicato ai grandi festival italiani, in onda lunedì 13 ottobre alle 21.15 su Rai 5, condotto dalla giornalista Serena Scorzoni.
L’ultima edizione deve la peculiarità del suo titolo “Moti” a una frase tratta dalla raccolta di disegni e scritti di Leonardo da Vinci, il “Codice Trivulziano”: “Il moto è causa d’ogni vita”. E non è solo un gioco lessicale, MiTo-Moti, poiché la rassegna musicale ha riportato ai “moti dell’anima” di Leonardo, alla capacità della creatività musicale di cogliere emozioni, pensieri e sentimenti più intimi nonché idee ed esperienze in trasformazione e movimento. Sono, inoltre, stati avviati progetti, che poi saranno riproposti con modalità simili anche nell’edizione 2025, fondati su diversi aspetti della cultura di Torino e Milano, le due città polo del Festival, come – ad esempio – un omaggio al mondo calcistico.
Passando da Milano a Torino e viceversa, Serena Scorzoni introduce concerti e ospiti, a partire dall’apertura di MiTo, affidata alle “Mitologie orchestrali” con Michele Spotti sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino in piazza San Carlo per la Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven, mentre a Milano al Teatro alla Scala Riccardo Chailly ha dedicato, tra l’altro, anche un personale omaggio alle composizioni di Wolfgang Rihm scomparso a luglio una delle voci più significative della musica del nostro tempo.
“Musica su due piedi”, invece, è stato un omaggio alla cultura calcistica espressa dalle due città, con un particolare ricordo alla tragedia di Superga, a 75 anni dall’evento. Torino, poi, si trova in una posizione ideale per avviare un dialogo con la vicina Lione e per la prima volta è stata ospitata l’Orchestra dell’Opéra de Lyon diretta da Daniele Rustioni.
Non sono mancate eccellenze come quelle rappresentate da Ludovico Einaudi o da Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi con tutti i loro 100cellos, oppure la contemporaneità di Fabio Nieder o Heiner Gobbels che hanno fatto risuonare le due città in spazi inusuali. Come quello di ‘Le Roi Music Hall’ che, a Torino, ha accolto le melodie barocche della coppia Delphine Galou e Ottavio Dantone.
Infine, un appuntamento speciale dedicato a Giacomo Puccini, a 100 anni dalla sua morte, con lo spettacolo “Puccini, Puccini cosa vuoi da me?” di Giuseppe Montesano con la voce recitante di Toni Servillo e la direzione musicale di Gianna Fratta. Sulla stessa linea, la restituzione di un progetto di avvicinamento dei giovani all’Opera Lirica che coinvolge alcune classi di scuole primarie e Conservatori di Milano e Torino, dal titolo “La principessa di gelo da Turandot”.
“Punto Nave. Mappe per l’imaginario” è un programma di Elena Beccalli, Monica Onore, Elena Sorrentino Graziella Turiello e di Firmina Vittoria Adorno e Mirella Serri. Coordinamento editoriale Anna Lisa Guglielmi. Regia di David Doplicher.
A seguire, la Val Venosta è compresa tra il Passo Resia che segna il confine con l’Austria e Merano. Il paesaggio non è quello dolomitico: sono le Alpi Venoste a formare uno scenario straordinario con cime che superano i 3000 metri. Lo racconta il doc “La Val Venosta” di Claudia Seghetti, in onda domenica 13 ottobre alle 22.10 su Rai 5. È una valle tranquilla, non frequentata dal turismo irrequieto; arrivando qui non si avverte la frenesia di dover andare subito a sciare. Domina la quiete e il contatto con la montagna diventa più diretto e naturale.
È un territorio speciale come le persone che lo abitano e che si incontrano. La sensazione potrebbe essere quella di arrivare in un paese straniero, dato che qui non si parla l’italiano, ma il tirolese. Le persone, per quanto riservate, aprono subito le porte ai visitatori. È una ritrosia dovuta a un passato, quello fascista, che ha tentato di cancellare la loro identità, che invece sono riusciti a difendere e a mantenere. Un tempo era zona di finanzieri e carabinieri che venivano da tutta Italia e che si mischiavano con la gente del posto. Con l’apertura delle frontiere, molti sono andati via, altri sono rimasti. Oggi le attività principali sono la pastorizia, l’agricoltura e il turismo. Anche lo sport non è da meno. Sembra di essere in una palestra a cielo aperto dove anche gli animali hanno il loro spazio abitativo.
Per gli atleti rappresenta in qualche modo un vero Eldorado. Il simbolo della Val Venosta è il campanile sommerso di Curon. Un piccolo paese che subito dopo la Seconda guerra mondiale, a causa dell’edificazione di una centrale elettrica e la costruzione di una diga, è stato raso al suolo e poi sommerso per l’innalzamento del livello delle acque del lago. Il campanile è rimasto perché risalente al XIV secolo e dichiarato monumento storico dalle belle arti.