Epatite delta aumenta il rischio di malattie gravi del fegato in alcuni pazienti


I pazienti con epatite delta (viremia rilevabile) hanno un rischio aumentato di sviluppare malattie epatiche gravi, tra cui cirrosi, carcinoma epatocellulare (HCC) e trapianto

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I risultati di una recente revisione della letteratura pubblicata su Hepatology indicano che i pazienti con epatite delta (viremia rilevabile) hanno un rischio aumentato di sviluppare malattie epatiche gravi, tra cui cirrosi compensata e scompensata, carcinoma epatocellulare (HCC) e trapianto di fegato, rispetto ai pazienti viremia azzerata.

Diversi studi hanno suggerito che i pazienti affetti da epatite cronica B, sia co-infettati che super-infettati, presentano una progressione della malattia epatica più aggressiva rispetto a quelli con HDV.

Cos’è l’epatite delta
L’HDV è un virus a RNA a filamento singolo difettoso che richiede una relazione sinergica con l’HBV per replicarsi e invadere gli epatociti. L’HDV si diffonde attraverso l’esposizione parenterale e si presenta come co-infezione acuta o superinfezione. La prevalenza globale dell’infezione HDV/HBV è poco chiara e spesso dibattuta, con stime recenti che variano dal 0,16% allo 0,80% nella popolazione generale, aumentando a 1 su 6 tra le persone con malattie epatiche.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 1 su 22 (4,5%) degli individui con HBV è positivo agli anticorpi anti-HDV, con stime più alte in alcune aree geografiche, traducendosi in 12-72 milioni di persone affette da HDV/HBV a livello globale.

Infezione cronica HBV/HDV
L’HDV è un virus a RNA che richiede l’HBV per replicarsi e causare infezioni, diffondendosi attraverso esposizione parenterale. L’infezione cronica da HDV, spesso accompagnata da HBV, è la forma più aggressiva di epatite virale, associata a gravi malattie epatiche. La prevalenza globale varia, ma stime recenti indicano che tra 12 e 72 milioni di persone sono affette da HDV/HBV.
Studi recenti indicano che le persone con HDV cronico hanno un rischio significativamente maggiore di cirrosi, scompenso epatico, carcinoma epatocellulare (HCC), trapianto di fegato e mortalità correlata al fegato. Sebbene il legame tra infezione da HDV e aumento del rischio di HCC rispetto alla monoinfezione da HBV sia stato dimostrato da vari studi e meta-analisi, l’HDV non è ancora ufficialmente riconosciuto come virus oncogeno.

Nuove strategie terapeutiche
Bulevirtide, il primo entry inhibitor della sua classe, approvato dall’EMA per il trattamento dell’epatite cronica compensata delta e sono in sviluppo altre terapie promettenti.
La strategia terapeutica principale di prima linea ad oggi utilizzata consiste in un trattamento di 48 settimane con interferone alfa pegilato (pegINFα), ma questo trattamento è associato a effetti avversi, un peggioramento della qualità della vita e un alto tasso di recidiva (circa 50%).

Legame tra viremia e progressione della malattia
La relazione tra i biomarcatori virologici e la progressione della malattia HDV/HBV non è ancora ben caratterizzata. Studi recenti hanno collegato la rilevabilità dell’RNA dell’HDV alla progressione di varie malattie epatiche avanzate, ma i risultati variano a seconda della popolazione studiata, del disegno dello studio e del periodo di follow-up. Comprendere meglio il legame tra la viremia dell’HDV e la progressione della malattia è fondamentale per migliorare la gestione delle persone con infezione cronica da HDV.
Questa revisione sistematica della letteratura e meta-analisi ha esaminato se lo stato dell’RNA dell’HDV sia associato a un rischio aumentato di eventi di malattia epatica avanzata in pazienti positivi per HBsAg e anticorpi anti-HDV.

Sono state incluse un totale di 12 pubblicazioni. I tassi relativi di progressione verso eventi di malattia epatica avanzata per HDV RNA+/rilevabile rispetto a HDV RNA-/non rilevabile sono stati estratti per l’analisi.
Gli OR e HR riportati con IC al 95% sono stati combinati utilizzando il metodo di Hartung-Knapp-Sidik-Jonkman per modelli a effetti casuali. La presenza di HDV RNA+ è risultata associata a un aumento del rischio di qualsiasi evento di malattia epatica avanzata [effetto casuale (IC al 95%): rapporto di rischio: 1,48 (0,93, 2,33); HR: 2,62 (1,55, 4,44)].

Rispetto ai pazienti con stato HDV RNA-, lo stato HDV RNA+ è stato associato a un rischio significativamente più elevato di progressione verso la cirrosi compensata [rapporto di rischio: 1,74 (1,24, 2,45)], la cirrosi scompensata [HR: 3,82 (1,60, 9,10)], il carcinoma epatocellulare (HCC) [HR: 2,97 (1,87, 4,70)], il trapianto di fegato [HR: 7,07 (1,61, 30,99)] e la mortalità correlata al fegato [HR: 3,78 (2,18, 6,56)].

Questa analisi ha dunque mostrato che i pazienti HDV RNA+ hanno sette volte più probabilità di sottoporsi a trapianto di fegato rispetto a quelli HDV RNA−. Inoltre, i pazienti con uno stato HDV RNA+ presentano un rischio maggiore di mortalità rispetto ai pazienti RNA−. Ogni endpoint analizzato sottolinea l’importanza del trattamento per i pazienti HDV RNA+ per ottenere la soppressione virale o la clearance dell’RNA dell’HDV, riducendo significativamente morbilità e mortalità.

Lo studio sottolinea l’importanza di considerare le caratteristiche della popolazione, come età e sesso, per migliorare la precisione delle stime del rischio. Ulteriori studi con follow-up prolungati e analisi più dettagliate sono necessari per comprendere meglio l’impatto della viremia dell’HDV sulla progressione della malattia epatica e sulla mortalità.

In conclusione, i pazienti con stato HDV RNA+ presentano un rischio significativamente maggiore di progressione della malattia epatica rispetto ai pazienti con stato HDV RNA-. Questi risultati evidenziano la necessità di migliorare lo screening dell’HDV e il collegamento a trattamenti adeguati per ridurre il rischio di morbilità e mortalità correlate al fegato.

Robert G Gish et al., Association of hepatitis delta virus with liver morbidity and mortality: A systematic literature review and meta-analysis Hepatology. 2024 May 1;79(5):1129-1140.

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