“Spintoni ad una donna, il cellulare sottratto ad un giudice”: ecco perché il Settebello è stato squalificato per 6 mesi dopo i fatti delle Olimpiadi di Parigi
Non fu la rivolta in vasca, lo “sciopero” olimpico per le tv dopo le ingiustizie, l’inno girati di spalle o quei minuti in acqua con un uomo in meno che fecero arrabbiare persino Malagò. No: il Settebello, la nazionale maschile di pallanuoto, è stata squalificata per sei mesi (con una multa di 100mila euro) per aver aggredito fisicamente e verbalmente agli arbitri di Italia-Ungheria, la partita olimpica della discordia.
La decisione dell’Aquatics Integrity Unit (Aqui), il tribunale del nuoto, è spiegata nel provvedimento. E lascia poco spazio per appelli che infatti non saranno presentati. “Dopo aver lasciato l’impianto per tornare al bus — scrivono i giudici — i membri della nazionale italiana si sono accorti della presenza a breve distanza degli arbitri del match con l’ungheria, li hanno circondati e aggrediti verbalmente e fisicamente. In particolare, il signor Campagna (il ct, ndr) ha iniziato a inveire contro di loro e ha anche minacciato (il nome è omesso, ma si tratta del giudice di gara Valesin Miskovic) dicendogli “Cosa ne sai di pallanuoto tu che sei del Montenegro. La tua carriera di arbitro è finita”.
Diversi membri della squadra poi “hanno seguito gli arbitri mentre si rifugiavano all’interno della sede bloccando chi provava a chiudere le porte”. Non bastasse – riporta il Corriere della Sera – “a completare un quadro già non edificante ci sono l’aggressione verbale a un ufficiale di gara donna che è stata anche spintonata, e la sottrazione del telefono a un giudice che cercava di documentare quello che stava succedendo con un video”.