Disponibile per Sarnus “Stretta la foglie e larga la via. Storie dei regni sotterranei d’Orchi, di castelli celesti di Fate e di grotte magiche di tesori” di Carlo Lapucci
C’era una volta un monto popolato di cavalieri e principesse, di mostri e altre creature fantastiche. Ma anche di astuti contadini e “poveri diavoli”, di inganni, aspirazioni e desideri molto terreni, e vicende che non ci sembrano troppo distanti dalla realtà. È il mondo delle fiabe, e Carlo Lapucci ne completa oggi una ricognizione senza precedenti attingendo al vastissimo repertorio popolare toscano: il libro Stretta la foglia e larga la via (Sarnus, pp. 224, euro 16,50) è infatti il coronamento di anni di studi perlopiù condotti sulla tradizione orale. Sarà presentato al pubblico giovedì 12 settembre alle 18.00 al Teatro Niccolini di Firenze (via Ricasoli, 3-5).
Scrittore eclettico e grande esperto di folklore, Lapucci pubblica nel 1984 la prima edizione delle Fiabe toscane. La raccolta, uscita negli Oscar Mondadori, ha un enorme successo di pubblico, e viene più volte ristampata. Le Fiabe finiscono col tempo per scomparire dal circuito librario, per poi essere riproposte a partire dal 2008 dall’editrice fiorentina Sarnus, particolarmente attenta alle tradizioni della regione. Il risultato di questa riscoperta saranno quattro volumi, più uno riservato alle storie di paura, tutti ben accolti dal pubblico.
Il quinto, che propone materiale del tutto inedito, si rivela un ulteriore traguardo nella corsa al recupero delle più grandi storie del nostro territorio, altrimenti disperse. Protagonisti sono maghi, orchi, giganti e fate. Ci sono poi “donne avvedute” che, con coraggio e arguzia, riescono a superare le difficoltà (come in Tarsilia e l’enigma del re o in Rabaldino e Muriella), strani “misteri” (come quello della Gamba rubata), straccivendoli e sacrestani, commercianti e pastori: un universo complesso, sospeso tra sogno e realtà, espressione di un sistema di valori antico e allo stesso tempo eterno. “Le fiabe”, spiega lo studioso, “risentono d’un mondo in cui l’uomo, non fidando tutto in se stesso, confidava d’avere un destino solidale con tutti gli esseri e il suo ciclo vitale ripeteva quello universale, condividendo tutti quelli degli altri esseri. Il senso non era in lui, ma nell’intero creato nel quale anche il proprio senso prendeva luce”. Trascritte con fedeltà alle fonti, arricchite da preziose annotazioni sulle diverse varianti e sui temi ricorrenti, queste storie ci pongono di fronte a domande con cui l’umanità si confronta da secoli.