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Infertilità femminile: come funziona l’approccio fitoterapico

L’infertilità maschile è un tema poco discusso, ma circa il 18% degli uomini ne soffre: uno su quattro sottostima la diffusione del fenomeno

Infertilità: la fitoterapia può affiancarsi e sostenere la preparazione al concepimento e l’affiancamento a un percorso di procreazione medicalmente assistita

Una review (“Female infertility and herbal medicine: An overview of the new findings”) (1), a opera di ricercatori iraniani, uscita su Food Science & Nutrition, sostiene l’efficacia potenziale della fitoterapia nell’infertilità femminile ricorrendo a piante ed estratti selezionati, ricchi di particolari composti polifenolici, come isoflavoni e flavonoidi, e mulitivitaminici.

Un totale di 128 articoli estrapolati da diverse banche dati sono stati materia di indagine per arrivare a definire il potenziale impatto di piante naturali nell’approccio all’infertilità femminile, nel 50%, dei casi responsabile dell’incapacità di procreazione nella coppia.

Le evidenze attesterebbero che piante con effetti fitoestrogenici, antiossidanti, vitamine del gruppo B, vitamina D, acidi grassi e altri micronutrienti sarebbero in grado di agire positivamente su alcune problematiche femminili, quali la sindrome dell’ovaio policistico (Pcos), l’insufficienza ovarica prematura (Pof), l’endometriosi, l’iperprolattinemia e la disfunzione ipotalamica, spesso alla base e/o causa di infertilità.

Tali composti sarebbero potenzialmente efficaci sia in monoterapia sia in combinazione con altri trattamenti, rappresentando quindi un supporto, fino all’alternativa a farmaci di sintesi.

La fitoterapia svolgerebbe un’azione multidirezionale sulle cause che inducono infertilità, ovvero attraverso l’amplificazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi (asse HPG) e l’interazione con i recettori degli estrogeni (α e β), nella prevenzione di infezioni di diversa origine (batteriche, virali, fungine) contratte per via sessuale e di alcune reazioni infiammatorie, ipersensibilità, disturbi autoimmuni. In ultimo, un pool di piante contenenti gli elementi sopra citati potrebbe predisporre un terreno fertile o comunque contribuire a regolare l’ovulazione, l’impianto, la tolleranza dell’embrione uterino e la maturità fetale.

Lo studio cinese seleziona 11 piante che più di altre potrebbero essere efficaci al contrasto di fenomeno di infertilità, ciascuna con una o più specifiche azioni:

• ESTRATTO DI MELOGRANO: i fitoestrogeni contenuti possono da un lato aiutare a controllare i sintomi della PCOS, dall’altro aumentare la produzione di muco, fino ad avviare meccanismi antinfiammatori, a favore anche di maggior successo dell’impianto.

• MATRICARIA CHAMOMILLA: genericamente nota come camomilla, potrebbe avere un ruolo nella modulazione della secrezione di prolattina agendo sui recettori della dopamina, almeno stando alle evidenze di un piccolo studio randomizzato e controllato condotto su 56 donne con iperprolattinemia idiopatica.

• VITEX AGNUSCASTUS: più specificatamente gli isoflavoni in essa contenuti, contribuirebbero a ridurre il rilascio degli ormoni prolattina e il FSH con una azione benefica sull’asse HPG.

• WITHANIA SOMNIFERA (Ashwagandha): sarebbe efficace nel trattamento di donne con problemi di concepimento. Una review indiana, per quanto riguarda l’effetto della Withania nella cura dell’infertilità femminile, riporta un effetto di ribilanciamento ormonale e di sostegno della funzionalità dell’apparato riproduttivo con effetto tonico a livello uterino [Kashani et al., 2017]. La Withania emerge quindi come un rimedio tonico adattogeno utile sia nella gestione dello stress che nel sostegno della sessualità e quindi della fertilità maschile soprattutto e femminile.

• TRIFOGLIO ROSSO: è ricco di composti fitoestrogenici, questi sarebbero in grado di simulare la produzione di ormoni.

• CAMELIA SINENSIS (tè verde): la sua azione, secondo alcuni studi di letteratura, sarebbe mirata al ripristino della secrezione e alla concentrazione di ormoni sessuali, prevalentemente LH, FSH, estradiolo e testosterone, con evidenti ricadute sul miglioramento delle possibilità e tassi di impianto.

• PHOENIX DACTYLIFERA (palma da dattero): favorisce potenza e piacere sessuale e migliora la fertilità femminile. Tali azioni sarebbero riferibili soprattutto alle saponine e all’impatto sul flusso sanguigno verso il sistema riproduttivo femminile, attraverso la liberazione di ossido nitrico (NO) e, dunque la stimolazione dell’asse HPG. Inoltre, in caso di PCOS i composti estrogeno-simili, ridurrebbero il rapporto LH-FSH e il numero di follicoli cistici, modulerebbero favorevolmente la sintesi di estrogeni e androgeni con un aumento del numero di follicoli secondari e antrali. Non ultimo, i composti estrogenici contribuirebbero al controllo della degenerazione del tessuto endometriale, così come delle chiazze necrotiche e dell’iperplasia delle ghiandole endometriali.

• CINNAMOMUM CASSIA E CINNAMOMUM VERUM: questi due composti sarebbero in grado di inibire le contrazioni uterine spontanee, potenzialmente anche la secrezione di estrogeni, come anche di agire preventivamente sul rischio di dendometriosi grazie a effetti antiossidanti e antinfiammatori. Non ultimo, da alcuni studi si evincerebbe la capacità del Cinnamomum di modulare l’asse HPG, di aumenta la secrezione degli ormoni gonado-tropinici (GnRH), a favore della produzione di noradrenalina e di NO tramite l’azione di specifici composti come ad esempio il delta-cadinene.

• FINOCCHIO: i suoi composti influenzerebbero positivamente la modulazione delle vie della steroidogenesi.

• ESTRATTO DI NIGELLA SATIVA: svolgerebbe una azione di upregolazione dell’espressione dell’mRNA di geni (Dnmt1 e Hdac1) su base epigenetica e di derivazione materna (Mapk e Cdk1). Tali geni a loro volta avrebbereo effetti benefici sulla riduzione dei ROS, cioè dei radicali liberi responsabili dello stress ossidativo, sia sulla riduzione/soppressione della secrezione di LH ed estrogeni, a favore di un aumento dei livelli di FSH. Tali meccanismi impatterebbero soprattutto sul miglioramento del PCOS.

• LIQUIRIZIA: stimola l’attività dell’aromatasi e degli enzimi 5α- e 5β-reduttasi, implicati nella sintesi e nel metabolismo di androgeni ed estrogeni. L’impiego della liquerizia potrebbe essere ugualmente vantaggioso nella PCOS, in relazione all’azione di fitoestrogeni che inducono l’aromatasi e dalla capacità di inibire 17HSD, azione che contribuiscono al processo di sintesi.

ALTRI INTEGRATORI UTILI
Altre piante da tenere in considerazione per questa delicata tematica sono il Tribulus terrestris, il Panax ginseng e il Ginkgo biloba, tutti tenuti in considerazione assieme a diverse altre piante in un’altra revisione della letteratura pubblicata nel 2009 sull’importante rivista Andrology [Nantia et al., 2009]. Da non dimenticar infine anche il ruolo sempre più studiato degli antiossidanti, degli acidi grassi essenziali e di alcuni nutraceutici come l’arginina nel sostegno alla fertilità sia maschile che femminile.

• MACA PERUVIANA: nasce a 4.000 metri sulle Ande questo prezioso tubero che condensa molti aminoacidi amici della fertilità. Nella donna migliora la follicologenesi, la riserva ovarica in donne mature, lo sprint verso la sessualità, la qualità dell’ovulazione. Negli uomini migliora la corsa degli spermatozoi lenti e la loro resistenza anche nel laboratorio della fecondazione in vitro. Si utilizza in polvere oppure in compresse di estratto secco. L’utilizzo richiede attenzione nelle patologie tiroidee ma la pianta non ha effetti collaterali noti.

• PICNOGENOLO: dalla corteccia del Pino Marittimo si estrae questo eccellente rimedio contro l’endometriosi che affianca le donne nel contrastare l’avanzata della malattia. Il picnogenolo può essere utilizzato durante l’uso della pillola contraccettiva o associato ad altre cure per l’endometriosi ma soprattutto viene utilizzato quando la donna, finite le terapie che controllano l’endometriosi, viene lasciata libera di cercare la gravidanza. Questo fitoterapico previene le recidive di malattia ed esalta la fertilità femminile, e riduce il dolore mestruale.

• CAMU CAMU: è il vegetale con il maggior contenuto di vitamina C, superiore a ogni agrume e alla rosa canina. Ma contiene anche riboflavina, niacina, ferro e fosforo. E’ il vegetale che sostiene i cicli di fecondazione con scarsa risposta ovulatoria, in cui la donna ottiene una risposta ovulatoria povera nonostante la terapia ormonale. E’ ottimo se associato all’ormone bioidentico DHEA: insieme rigenerano la riserva degli ovociti con un forte effetto antiaging ovarico.

• DRACONTIUM LORENTENSE: sorprendente l’effetto antiossidante di questa pianta che una volta era utilizzata per resistere e sopravvivere al morso di serpente. E’ un rivitalizzante cellulare a intensa attività, ricca di zinco e di vitamine che possono rilanciare la corsa rallentata degli spermatozoi. Ottima per uomini stressati, superlavoratori, che hanno iniziato tardi la ricerca della paternità. Al femminile è declinata alle donne più mature, che cercano gravidanza dopo i 35 anni, età in cui le ovulazioni perdono smalto e qualità.

• MICOTERAPIA: I funghi più adatti per chi non riesce ad avere figli sono il Cordyceps e il Reishi. Il Cordyceps grazie a una sostanza unica in natura, che si chiama cordycepina, nelle donne stimola le ovaie, esattamente come fa l’ipofisi, la ghiandola posta nel cervello. Aumenta anche l’ossigenazione dell’apparato sessuale. Anche il Reishi aumenta la produzione di ormoni femminili estrogeni e progesterone, la sensibilità dell’apparato genitale all’azione di questi ormoni, la circolazione sanguigna e l’energia nell’apparato sessuale e in tutto l’organismo. Per questo è un grande alleato della fertilità, oltre che della vita sessuale in generale.

Cordyceps inoltre anche nell’uomo aumenta notevolmente le funzioni dell’apparato riproduttivo e la qualità del seme. Alcuni ricercatori hanno dimostrato, attraverso ricerche sia sperimentali sia ciniche su pazienti che la somministrazione di Reishi e di Cordyceps ha migliorato la fertilità sia della donna che dell’uomo.

In sintesi Reishi e Cordyceps, aumentano in modo equilibrato gli ormoni carenti, favorendo la fertilità e il concepimento. Insieme promuovono il corretto funzionamento sia dell’apparato sessuale maschile sia di quello femminile. Fra l’altro, questi due funghi accrescono anche la libido e l’energia, favorendo i rapporti intimi, oltre a svolgere tantissime altre funzioni utili per la fertilità e per la salute in generale. Per esempio, nella donna combattono le irregolarità mestruali, che possono rendere più complessa la fecondazione. Ogni fungo va assunto alla dose di 2 grammi al giorno, per un minimo di 3 mesi (Fonte: https://dottorardigo.it/)

L’IMPORTANZA DEI MICROBIOTI NELL’INFERTILITÀ FEMMINILE
Il microbiota umano è oggi definito come un insieme di microrganismi che vivono e interagiscono con il corpo umano (2). Poiché i microorganismi colonizzano vari distretti, come la pelle, le mucose, il tratto gastrointestinale, il tratto respiratorio e il tratto urogenitale, formando un ecosistema complesso che si adatta alle condizioni ambientali di ciascun sito, si parla oggi in maniera più specifica di microbioti e non di microbiota (2).

La concentrazione più elevata di microrganismi si trova nell’intestino (3). Il microbiota intestinale, ad oggi il più studiato tra i microbioti, svolge un ruolo fondamentale nei processi digestivi, nella sintesi di vitamine, nell’assorbimento dei nutrienti e contribuisce alla protezione contro gli agenti patogeni, migliorando la risposta del sistema immunitario. Inoltre, ha un impatto anche su organi e distretti distanti dall’intestino, tra cui l’apparato riproduttivo (4).

Numerose ricerche hanno confermato la presenza di microrganismi nell’apparato riproduttivo femminile e maschile. Il microbiota svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio e nella salute dell’apparato riproduttivo, sia femminile che maschile: emergono sempre più evidenze che la sua presenza e composizione influenzi diversi aspetti, dalla fertilità alla salute generale.

Nelle donne, i microbioti sono stati riscontrati nell’intero tratto riproduttivo e ciascuna regione o tessuto degli organi riproduttivi è colonizzato da un microbiota unico con la sua composizione caratteristica.
La cavità uterina è colonizzata da un microbiota unico, con quattro generi particolarmente abbondanti: Lactobacillus, Bacteroides, Gardnerella e Prevotella. Il tratto riproduttivo inferiore presenta una maggiore diversità e abbondanza di batteri. La cervice, fungendo da barriera, ha un microbiota con caratteristiche intermedie tra quello della vagina e dell’utero. Il microbiota vaginale, invece, come è stato ampiamente dimostrato è colonizzato da batteri commensali e prevalentemente Lattobacilli.

Nella donna, si ritiene che l’assunzione di probiotici potrebbe determinare un aumento della follicologenesi e della steroidogenesi, indicando pertanto un potenziale impatto positivo sulla maturazione e sulla qualità degli ovociti, e sulla produzione di ormoni riproduttivi. Purtuttavia sino ad oggi i dati sono ancora oggetto di studio e talora non uniformi. Un tipico esempio è quello del Lactobacillus crispatus.

DATA LA VARIETÀ DI PIANTE A DISPOSIZIONE IL RUOLO DEL FITOTERAPEUTA DIVENTA CENTRALE PER SCEGLIERE LA MIGLIORE COMPOSIZIONE A SECONDA DELL’ESPRESSIONE SOGGETTIVA DELL’INFERTILITÀ.

Fonte: Akbaribazm M, Goodarzi N, Rahimi M. Female infertility and herbal medicine: An overview of the new findings. Food Sci Nutr. 2021 Aug 15;9(10):5869-5882.

BIBLIOGRAFIA:
1. Infertilità femminile e medicina erboristica: una panoramica delle nuove scoperte (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/fsn3.2523)
2. Ogunrinola GA, Oyewale JO, Oshamika OO, Olasehinde GI. The Human Microbiome and Its Impacts on Health. Int J Microbiol. 2020 Jun 12;2020:8045646. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32612660/
3. Thursby E, Juge N. Introduction to the human gut microbiota. Biochem J. 2017 May 16;474(11):1823-1836. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28512250/
4. Patel N, Patel N, Pal S, Nathani N, Pandit R, Patel M, Patel N, Joshi C, Parekh B. Distinct gut and vaginal microbiota profile in women with recurrent implantation failure and unexplained infertility. BMC Womens Health. 2022 Apr 12;22(1):113. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35413875/
5. Bu-Miin Huang, Kuei-Yang Hsiao, Pei-Chin Chuang, Meng-Hsing Wu, Hsien-An Pan and Shaw-Jenq Tsai, “Upregulation of Steroidogenic Enzymes and Ovarian 17β-Estradiol in Human Granulosa-Lutein Cells by Cordyceps sinensis Mycelium” Biology of Reproduction May 1, 2004 vol. 70 no. 5 1358-1364
6. Kaltsas A. Oxidative Stress and Male Infertility: The Protective Role of Antioxidants. Medicina (Kaunas). 2023 Oct 4;59(10):1769. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37893487/
7. Zhu JS, Halpern GM, Jones K. The scientific rediscovery of an ancient Chinese herbal medicine: Cordyceps sinensis: part I. J Altern Complement Med 1998 4:289-303
8. Huang BM, Hsu CC, Tsai SJ, Sheu CC, Leu SF. Effects of Cordyceps sinensis on testosterone production in normal mouse Leydig cells. Life Sci 2001 69:2593-2602

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