“Viaggi nelle terre del Nord” e “Sanremo. Città invisibile” stasera su Rai 5


Lapponia, la terra dell’aurora boreale, per “Viaggi nelle terre del Nord” e “Sanremo. Città invisibile” stasera su Rai 5

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La Lapponia, Sápmi in lingua sami, divisa principalmente tra Norvegia, Svezia e Finlandia, è la regione più settentrionale d’Europa, oltre il Circolo Polare Artico. Un luogo raccontato dalla quinta e ultima puntata della serie “Viaggi nelle terre del nord”, in onda domenica 20 ottobre alle 21.15 su Rai 5. La regione forma un territorio immenso, che confina con i paesi nordici e si estende per diverse centinaia di migliaia di chilometri quadrati… a nord-ovest, diventa costiero lungo la Norvegia, dove si frammenta in migliaia di isolotti. Le onde immobili del paesaggio compongono quadri maestosi, soprattutto nelle isole Lofoten, famose per il merluzzo e i piccoli villaggi di pescatori. Oltre la barriera naturale delle Alpi scandinave, Sápmi estende i suoi paesaggi di acqua, neve e foreste fino all’orizzonte. Un paesaggio polare apparentemente infinito, spesso ghiacciato; l’inverno dura talvolta fino a otto mesi.

A seguire, la Sanremo dietro, e oltre, il Festival. Una città “altra” rispetto a quella invasa dal Festival della Canzone Italiana, che Giuseppe Sansonna racconta nel doc “Sanremo. Città invisibile”, in onda domenica 20 ottobre alle 22.10 su Rai 5. Uno spaccato che parte dalla città medievale, la Pigna, con le sue case ammassate sui vicoli e incurvate come squame. È una zona della città che il sanremese Italo Calvino descrive “grigia e porosa come un osso dissotterrato”. Lui la vede come una casbah – la parte fortificata nelle città arabe.

Sopra la Pigna, nel quartiere di San Costanzo, da oltre 20 anni, prende vita un festival parallelo a quello di Sanremo, il più alternativo sulla scena rock italiana: “Rock in the Casbah”. Il nome è una citazione a Calvino, ma anche ai The Clash. Il suo ideatore Larry Camarda racconta la Sanremo degli anni Ottanta come una città difficile, classista e travolta dagli scandali in comune e al casinò. Sempre nel fitto della Pigna lo scrittore Adriano Morosetti ambienta il suo noir che si sviluppa a margine del Festival di Sanremo. Lui descrive la città come un paesone con tutti i vizi della provincia italiana ma scosso da un giro di affari enormi dovuto a festival, casinò e turismo, che fa gola alla criminalità. In questa zona, c’è anche l’accademia della Pigna, un autoproclamato “sultanato dello swing” con tanto di fez e titoli altisonanti. Il suo sultano Freddy Colt, musicista e scrittore spiega: “All’accademia soprattutto si fa swing, un genere che non annoia mai”.

Sanremo è Sanremo, ed è molte cose contemporaneamente. Cosmopolita e assolata. Esilio dorato di teste coronate in fuga – qui muore Maometto VI, forse avvelenato, dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano. Sempre qui, i vincitori della grande guerra, spartiscono il suo impero. È polo di spionaggio e sanatorio per tisici ricchi provenienti dal Nord Europa. È capitale italiana della belle époque, inghiottita dal cemento della speculazione edilizia, che Calvino denuncia già nel 1957 nel libro omonimo. Lo stesso anno scrive anche “Il Barone rampante”. L’opera, tra le altre cose, è un breviario delle piante dei boschi sopra Sanremo e della flora esotica della città, che Calvino conosce bene grazie alla mamma botanica.

Il reperto più significativo della belle époque sanremese rimane il casinò, con i suoi avventori e le loro particolarità. Nei “favolosi anni Cinquanta” ci sono passati tutti i divi, immortalati dal fotografo locale Alfredo Moreschi, antesignano dei paparazzi. Anche Calvino ci andrà, ma solo per recuperare l’amico Tommaso Landolfi, incollato alla roulette.