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A Building prosegue “Faventia” con Carlo Zauli

Carlo Zauli

Il decimo appuntamento della rassegna FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea è dedicato al lavoro di Carlo Zauli

Fino all’11 gennaio 2025BUILDINGBOX presenta FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea, un progetto espositivo a cura di Roberto Lacarbonara e Gaspare Luigi Marcone che coinvolge dodici artisti italiani chiamati a esporre sculture e installazioni realizzate in ceramica: un programma dedicato alla secolare tradizione artistica della città di Faenza, tra i principali distretti produttivi nazionali, nonché sede ed epicentro di progetti e musei tematici come il “MIC Museo Internazionale delle Ceramiche”, il “Premio Faenza” e il “Museo Carlo Zauli”. Inoltre, la rassegna nasce come forma di omaggio verso un territorio segnato dall’alluvione del maggio 2023. Come nella consueta programmazione annuale di BUILDINGBOX, la rassegna ospita interventi a cadenza mensile. In questa edizione, la presentazione delle opere avverrà il 12 di ogni mese: “numerologia” che allude alla ciclicità e alla sintesi tra elementi terreni, spirituali e temporali, oltre alle numerose simbologie legate al numero 12 nella storia e nelle culture di diverse parti del mondo.

Il progetto rappresenta una mappatura e una sintesi di alcune delle principali espressioni artistiche legate alla ceramica del XX e XXI secolo, promuovendo un avvicendamento tra autori di diverse generazioni che, in maniera ricorrente o sporadica rispetto alla propria produzione, usano le tecniche di lavorazione dell’argilla proseguendo, recuperando o rivoluzionando la straordinaria manualità della formatura e il valore cromatico-luministico delle smaltature.

Città divenuta sinonimo della ceramica maiolicata in molte lingue – il francese (faïance), l’inglese (faience) – l’antica Faventia è terra di produzione artigiana sin dall’epoca romana, caratteristica che sarà potenziata nei secoli successivi. In anni recenti molti sono gli artisti che hanno fatto ricorso alle fornaci faentine – anche grazie a progetti di residenze, mostre, workshop, premi, riviste – per la produzione artistica di sculture di medie e grandi dimensioni, spesso pensate per uno sviluppo ambientale e installativo. L’atto primario e demiurgico di forgiare la terra conferisce alla ceramica uno statuto esclusivo, quasi un’ontologia, la condizione aurorale della scultura. Nell’immediatezza plastica della manipolazione che precorre la cristallizzazione di una cottura, vi è tutta la naturalezza di un procedere per trasformazioni lente e meditate tra progettualità e casualità. Nella ceramica, come in un disegno, c’è il seme di un’origine, quella sorgività dell’immagine e delle cose nell’attimo stesso del loro concepimento. Dunque, la ceramica – al di là delle categorizzazioni tra artigianato, arte, oggetto d’uso, pezzo unico o seriale – detiene una intermedietà (o intermedialità) tra pensiero e gesto, tra segno e plastica, tra forma e colore operando, inoltre, con vari elementi naturali come terra, acqua e fuoco e ibridando linguaggi, tecniche, ricerche e conoscenze tra gli artisti e gli artigiani.

Il decimo appuntamento della rassegna FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea è dedicato al lavoro di Carlo Zauli (Faenza, 1926-2002) con le sculture Forma geometrica (1973) e Forma In (1975).

Sperimentatore di materiali, tecniche di cottura, smaltature e cromie, Zauli è stato tra gli artefici che hanno elevato la tradizione ceramica a forma espressiva primaria, superando la secolare distinzione tra arti maggiori e arti minori che, purtroppo, era ancora viva nel panorama artistico della metà del Novecento; lapidaria una frase di Gillo Dorfles che definirà Zauli “tra i pochissimi ceramisti italiani che sono compiutamente scultori (anche se questa distinzione, in realtà, non ha più senso)”. Il lavoro di Zauli, pur partendo da tecniche e prassi “tradizionali”, è ricco di sperimentazioni e afflati concettuali che hanno stravolto determinati dogmi e canoni. In assoluta libertà l’artista ha proseguito le sue ricerche in campo scultoreo, elaborando anche dialoghi con l’architettura e lo spazio pubblico, non disdegnando progetti su scala industriale e l’attività didattica (sarà, con Bruno Munari, tra i fondatori, e poi anche Presidente, dell’ISIA – Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Faenza). Nella seconda metà degli anni Cinquanta ottiene i primi smalti bianchi a 1200˚ che porteranno poi ai famosi “Bianchi di Zauli”. Negli anni Settanta l’artista elabora forme che si potrebbero definire “geometriche” – come Forma geometrica (1973) e Forma In (1975) – sperimentando cromie dallo scuro al bianco-argento e bianco-crema o rosso mattone. Sviluppate con slancio totemico, le linee e il gioco di pieni e vuoti di queste opere creano effetti plastici e ottici inusuali, alternando a volte dettagli “informi” uniti a “irregolarità” e “sbavature” che rendono più viva la materia e la composizione, rievocando sensazioni di un genuino arcaismo. Le sculture riescono quasi con naturalezza a ridefinire lo “spazio percettivo” del fruitore divenendo veri e propri “dispositivi spaziali”.

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