Foreste: la fenologia come strumento per comprendere i cambiamenti climatici


Per monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste è importante adottare approcci integrati, in situ e satellitari, mirati ad analizzare la fenologia

arte per la riforestazione

Per monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste è importante adottare approcci integrati, in situ e satellitari, mirati ad analizzare la fenologia, cioè le diverse fasi di sviluppo delle foglie attraverso le varie stagioni. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Ecological Indicators, condotto dagli scienziati dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret), della Fondazione Edmund Mach, e delle Università della Tuscia, di Bolzano, di Caserta, e di Firenze.

Il team ha analizzato l’integrazione dei dati spettrali raccolti sotto la chioma degli alberi con le informazioni ottenute dalle osservazioni satellitari, per valutare come monitorare accuratamente la fenologia delle foreste di faggio europee.

Le variazioni della fenologia sono infatti un ottimale indicatore degli effetti del cambiamento climatico, che può accelerare o ritardare le diverse fasi di sviluppo della vegetazione: per un monitoraggio efficace servono però dati molto accurati.

Nell’ambito dell’indagine, il lavoro suggerisce che i dispositivi TT+ sono più efficaci nel rilevare variazioni rapide, specialmente nei periodi particolarmente critici come la fogliazione.

Grazie a una serie di tecnologie all’avanguardia, gli studiosi hanno registrato parametri fisici e funzionali degli alberi, confrontando il quadro ottenuto da terra con la visione su larga scala ottenuta dai dati satellitari. Il gruppo di ricerca ha utilizzato dati spettrali sotto chioma raccolti dai dispositivi Tree Talker© (TT) e immagini satellitari Sentinel 2 che vedono le foreste dall’alto, confrontando i dati relativi all’inizio, alla durata, e alla fine delle stagioni di crescita e sviluppo fogliare.

I sensori TT+, in particolare, riportano gli esperti, mostravano una precisione superiore nel rilevare i punti di cambiamento fenologico, come l’apertura e la caduta delle foglie, grazie alla loro alta risoluzione temporale rispetto ai satelliti, che possono essere ostacolati dalla copertura nuvolosa.

“Uno degli aspetti chiave di questo studio”, afferma Gaia Vaglio Laurin, Cnr-Iret e prima autrice del paper, “è la complementarità tra i due metodi: mentre i dati satellitari forniscono informazioni utili su vaste aree, ma non sempre accurate, i sensori TT+ rilevano dettagli precisi a livello di singolo albero o di gruppi di alberi. L’integrazione di questi due approcci è fondamentale per comprendere meglio come il cambiamento climatico stia influenzando le foreste europee”.

Guardando al futuro e alle possibili prospettive di questa indagine, gli autori sottolineano che l’uso combinato delle due tecniche di monitoraggio potrebbe migliorare la gestione delle foreste, facilitando l’identificazione delle strategie adattative in risposta ai cambiamenti climatici.

“Il monitoraggio della fenologia”, conclude la ricercatrice del Cnr-Iret “svolge un ruolo centrale in vista dell’analisi degli effetti e degli impatti dei cambiamenti climatici. Il nostro lavoro dimostra che l’integrazione delle informazioni da satellite e da sensori spettrali a terra può migliorare il monitoraggio della fenologia delle foreste”.

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