Omicidio Pierina Paganelli, nuove rivelazioni di Dassilva


Delitto Pierina Paganelli, Dassilva: “Manuela? Era solo sesso sicuro. Lo facevamo in garage o nelle rampe delle scale del palazzo, ogni occasione era buona”

pierina paganelli

Le foto li ritraggono abbracciati, scattate al tramonto in spiaggia o durante una gita al fiume: sembrano quelle di due persone legate da un affetto profondo, forse travolgente. Ma nell’interrogatorio con i Pm, Luois Dassilva, unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, avvenuto un anno fa a Rimini, ha ‘scaricato’ Manuela Bianchi, nuora della vittima, definendo la loro storia “solo sesso sicuro”.

Ed è su questa differenza che si gioca la tesi degli inquirenti, secondo cui quella tra il 34enne senegalese e la 53enne riminese è stata una storia passionale, talmente forte da spingere l’uomo a infliggere 29 coltellate a Pierina che si opponeva alla relazione clandestina della moglie di suo figlio. Oppure, si è trattato di una storia di sesso facile, come l’indagato lo ha bollato, nell’interrogatorio del 26 di giugno scorso? “Per me Manuela era l’occasione di fare sesso di sicuro”: questa la sua versione per “prendere le distanze” da quel legame che rappresenta di fatto il presunto movente per l’omicidio di Pierina.

DAL CORTEGGIAMENTO AI RAPPORTI SESSUALI “AD OGNI OCCASIONE”

Ma come era nata questa relazione clandestina? “Ho sentito che Manuela e Giuliano avevano problemi- racconta agli inquirenti il vicino di casa di Manuela e Pierina- Quando ho sentito questa cosa ho pensato ‘è vero che ho una moglie, ma sono maschio e ne approfitto’. Per questo ho iniziato a provarci”. Dassilva racconta quindi come ha iniziato a corteggiare Manuela: “Le mandavo il buongiorno con delle foto prese da internet o con delle frasi ad effetto”.

Insomma, tutto fatto solo per arrivare ad avere dei rapporti fisici extraconiugali: così l’indagato ha spiegato che dal 4 febbraio 2023 ha iniziato a frequentare di nascosto la nuora di Pierina. “Ci vedevamo in garage o nelle rampe delle scale del palazzo– riporta il verbale dell’interrogatorio – In questi luoghi consumavamo anche dei rapporti sessuali. Noi ci vedevamo prima di andare a lavoro. Oppure prima che andassi a correre”. E ancora: “Io per tenerla buona e continuare a fare sesso, ero disponibile perché ogni occasione per me era buona”.

I TIMORI DOPO LOMICIDIO: “ERO DISPONIBILE SOLO PER TENERLA BUONA”

Tutto questo è andato avanti senza problemi fino alla morte di Pierina: lì è iniziata la fine della relazione, quando era Manuela Bianchi ad implorarlo di “scappare via insieme”. Il senegalese spiega che continuava ad essere disponibile con lei solo “per tenerla buona” perché fin dall’inizio delle indagini, a causa della loro relazione, erano sorti dei timori nell’uomo. “Per quello quando mi ha fermato dopo il 14 febbraio 2024, io l’ho presa e siamo andati a imboscarci (…)”. E ancora: “Lei mi faceva stalking (…). Io poi pensavo che voleva farsi vedere con me in giro a tutti i costi per incastrarmi”. Nel corso dell’interrogatorio, Dassilva getta ombre proprio sull’amante e sul fratello di lei. Riporta infatti una presunta chiacchierata avvenuta tra l’indagato e Loris Bianchi il giorno del ritrovamento del corpo della Paganelli: “Mi aveva detto che lui da solo avrebbe potuto uccidere Pierina serenamente”.

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NUOVE RIVELAZIONI SULL’INCIDENTE DEL FIGLIO DI PIERINA

Le indagini sull’omicidio di Pierina sembrano ancora lontane dal riuscire a inchiodare un colpevole, anzi la vicenda pare ingarbugliarsi sempre di più. L’ultima novità: una segnalazione anonima arrivata alla trasmissione ’Mattino 5’, da parte di una persona che ha riferito di conoscere un presunto supertestimone di quanto accaduto a Giuliano Saponi, il figlio di Pierina, il giorno del suo incidente in bicicletta, avvenuto il 7 maggio 2023. Il fatto fino ad oggi è stato considerato solo un incidente e che ha costretto poi l’uomo a una lunga degenza in ospedale. Diversamente, se si provasse che qualcuno lo abbia intenzionalmente provocato, non è escluso che la vicenda possa essere collegata con la morte di Pierina e volesse infierire sulla sua famiglia. Su questa tesi ricadrebbe la nuova segnalazione, secondo cui il figlio di Pierina sarebbe stato “aggredito” da un furgone bianco con a bordo due uomini che gli avrebbe intenzionalmente tagliato la strada per farlo cadere. A riguardo, la squadra mobile di Rimini ha avviato nuove indagini rintracciando due testimoni di Geova, possibili autori della telefonata. Al momento la testimonianza deve essere verificata: non si esclude possa essere anche un atto di mitomani.