Dupilumab efficace in adulti con pemfigoide bolloso da moderato a grave


Nel trattamento degli adulti con pemfigoide bolloso da moderato a grave, dupilumab ha portato alla remissione sostenuta cinque volte più pazienti rispetto al placebo

Tinea corporis Pemfigo, rilzabrutinib idrochinone

Nel trattamento degli adulti con pemfigoide bolloso da moderato a grave, dupilumab ha portato alla remissione sostenuta cinque volte più pazienti rispetto al placebo, secondo i risultati dello studio ADEPT di fase II/III comunicati da Regeneron Pharmaceuticals e Sanofi.

Il pemfigoide bolloso è una malattia cronica e recidivante caratterizzata da prurito intenso e vesciche, arrossamento cutaneo e lesioni croniche dolorose che possono formarsi su gran parte del corpo e causare sanguinamento e croste che rendono i pazienti più suscettibili alle infezioni e influenzano le loro attività quotidiane.

Le vesciche pruriginose causate dal pemfigoide bolloso possono essere così intense da essere debilitanti, soprattutto per i pazienti anziani. Esiste una significativa necessità medica insoddisfatta di nuovi farmaci per le persone che soffrono di questa malattia difficile da curare, il cui standard di cura è rappresentato da corticosteroidi orali e topici e immunosoppressori, trattamenti che hanno scarsi risultati clinici e problemi di sicurezza e che dovrebbero essere usati con parsimonia in una popolazione anziana.

Uno studio clinico per valutare l’efficacia di dupilumab
Lo studio ADEPT di fase II/III, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, ha valutato l’efficacia e la sicurezza di dupilumab alla dose di 300 mg in 106 adulti con pemfigoide bolloso da moderato a grave nel corso di 52 settimane di trattamento. Dopo la randomizzazione i pazienti hanno ricevuto dupilumab o placebo ogni due settimane in aggiunta al trattamento con corticosteroidi orali, che è stato ridotto gradualmente dopo due settimane di controllo sostenuto dell’attività della malattia.

La riduzione graduale degli steroidi poteva iniziare tra quattro e sei settimane dopo la randomizzazione ed è stata portata avanti fino a quando permaneva il controllo della malattia, con l’intento di completarla entro 16 settimane. Dopo questa fase i pazienti hanno ricevuto solo dupilumab o placebo per almeno 20 settimane, a meno che non fosse necessario un trattamento di salvataggio.

L’endpoint primario era la percentuale di pazienti con una remissione sostenuta della malattia a 36 settimane, definita come remissione clinica completa con completamento della riduzione graduale degli steroidi orali entro 16 settimane senza recidive e nessun ricorso alla terapia di salvataggio (steroidi topici ad alta potenza, steroidi orali, immunosoppressori sistemici o farmaci biologici immunomodulanti) durante il periodo di trattamento di 36 settimane.

Dupilumab significativamente superiore al placebo
Il 20% dei soggetti trattati con dupilumab ha ottenuto una remissione sostenuta della malattia a 36 settimane rispetto al 4% del placebo (p=0,0114), soddisfacendo tutti i componenti che componevano l’endpoint primario, ovvero:

  • Assenza di recidiva della malattia dopo aver completato la riduzione graduale degli steroidi orali (59% vs 16%, p nominale=0,0023)
  • Assenza di necessità di terapia di salvataggio durante il periodo di trattamento (42% vs 12%, p nominale=0,0004)
  • Raggiungimento della remissione completa in assenza di steroidi orali entro la settimana 16 (38% vs 27%, non significativo)

Relativamente agli endpoint secondari selezionati, con dupilumab sono stati ottenuti risultati significativi in confronto al placebo:

  • Pazienti con una riduzione ≥90% della gravità della malattia (41% vs 10%, p=0,0003)
  • Pazienti che hanno ottenuto una riduzione clinicamente significativa del prurito (40% vs 11%, p=0,0006)
  • Riduzione dell’uso di steroidi orali e durata dell’assunzione dei farmaci di salvataggio (p=0,0220 e p=0,0016 in favore di dupilumab)
  • Riduzione della gravità della malattia rispetto al basale (77% vs 50%, p=0,0021)
  • Riduzione del prurito rispetto al basale (52% vs 27%, p=0,0021)
  • Giorni di remissione completa senza steroidi orali (40 vs 13, p=0,0072)

I tassi complessivi di eventi avversi sono stati del 96% per dupilumab e del 96% per il placebo. Quelli più frequenti con il trattamento attivo rispetto al placebo in più di tre pazienti includevano edema periferico, artralgia, mal di schiena, visione offuscata, ipertensione, asma, congiuntivite, stitichezza, infezione delle vie respiratorie superiori, lesioni agli arti e insonnia. Nel gruppo placebo si sono verificati due effetti collaterali che hanno portato al decesso, ma nessuno nel gruppo dupilumab.

«Questi risultati positivi per il pemfigoide bolloso si aggiungono a un corposo numero di evidenze scientifiche che sottolineano il ruolo svolto dalle interleuchine (IL)-4 e -13 nel guidare le malattie caratterizzate dalla presenza di prurito» ha affermato Dietmar Berger, Chief Medical Officer and Global Head of Development presso Sanofi. «Insieme al profilo di sicurezza coerente con le altre indicazioni dermatologiche, questi risultati mostrano il potenziale di dupilumab per trasformare il paradigma del trattamento per il pemfigoide bolloso».