Le esacerbazioni nei pazienti affetti da Bpco si associano allo stato protrombotico mediante formazione di complessi piastrine-monociti, attivazione dell’endotelio e incremento della produzione di trombina
Le esacerbazioni nei pazienti affetti da Bpco si associano allo stato protrombotico mediante formazione di complessi piastrine-monociti, attivazione dell’endotelio e incremento della produzione di trombina. Lo dimostrano i risultati di uno studio presentato nel corso del congresso annuale ERS, che suggerisce la necessità di condurre nuove ricerche approfondite sull’impatto degli eventi di riacutizzazione di Bpco sul rischio trombotico.
Razionale e disegno dello studio
Le esacerbazioni di Bpco sono notoriamente associate ad un incremento del rischio di trombosi arteriosa e venosa. In letteratura sono state descritte alterazioni delle vie protrombotiche e fibrinolitiche in caso di gravi esacerbazioni ospedalizzate, ed è stato dimostrato che l’attivazione del complemento potrebbe contribuire all’insorgenza di un fenotipo pro-trombotico.
L’obiettivo dello studio è stato quello di verificare se alterazioni simili si verifichino durante gli episodi di esacerbazione di malattia trattati in comunità. A tal scopo, sono stati condotti prelievi ematici in pazienti con Bpco al basale, in fase di esacerbazione e, in un sottogruppo, durante la fase di recupero.
Questi sono serviti per la valutazione dei livelli di D-dimero, fibrinogeno, per verificare l’attivazione del complemento (C3a, C5a, SC5b9 e frammento BB), della generazione di trombina (mediante trombografia automatica calibrata) e della fibrinolisi (mediante turbidimetria).
E’ stata quindi determinata la variazione la variazione di ciascun biomarcatore al momento della riacutizzazione e, da ultimo, è stata condotta un’analisi di sensibilità corretta per le esacerbazioni multiple per singolo paziente.
Risultati principali
Sono stati oggetto di valutazione 64 eventi di esacerbazione di Bpco, occorsi in 43 pazienti [età media 73,8±8), 57,1% maschi].
E’ emerso, dall’analisi dei dati, che le esacerbazioni erano associate ad un aumento della generazione di trombina (concentrazione di picco di trombina: 242,4 vs. 236,7nM, p=0,0003; potenziale trombinico endogeno: 1226 vs. 1135,6 nM/min, p=0,0004) e a compromissione della fibrinolisi (tempo di lisi del coagulo (CLT): 80,5 vs. 67 minuti, p=0,007) rispetto al basale.
Non solo: i livelli di fibrinogeno (3,9 vs. 3,7g/L, p=0,02), di C3a (140,8 vs. 82,1ng/mL, p=0,02), C5a (7,3 vs. 6,9ng/mL, p=0,0002) e SC5b9 (210,7 vs. 172,8ng/mL, p=0,0004) sono aumentati.
La CLT è rimasta elevata a 2 settimane (p=0,004), normalizzandosi a 6 settimane. Da ultimo, tutte le relazioni sopra indicate si sono mantenute anche nell’analisi di sensibilità.
In conclusione, alla luce di quanto osservato, da questo studio emerge come le esacerbazioni di Bpco trattate in comunità siano associate all’attivazione di vie procoagulanti e ad alterazioni prolungate della fibrinolisi.
Di qui la necessità che gli studi futuri esaminino l’impatto di questo fenomeno sul rischio trombotico in occasione di eventi di esacerbazione.
Bibliografia
MacLeod M et al. Activation of prothrombotic pathways during community-treated exacerbation of COPD. Poster ID 383; EULAR 2024, Vienna