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Dai giudici per il decreto migranti a Elkann per Stellantis: Meloni contro tutti

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Potenziali tagli al personale di Stellantis, Meloni contro Elkann: “Non rispetta il Parlamento”. Sui migranti: “Di questo passo diranno che anche l’Italia non è un Paese sicuro”

“John Elkann? Non ha detto solo di no all’invito in commissione, ha detto no perché aspetta il tavolo del Governo. A parte il fatto che una cosa non esclude l’altra, temo che a Elkann sfuggano i fondamentali della Repubblica italiana, la sua è una mancanza di rispetto verso il Parlamento di questo Paese che tanto ha dato a Stellantis. Quando il governo mette dei soldi, sono soldi degli italiani che si possono spendere solo se questi ultimi ne traggono hanno beneficio. Il 70% degli incentivi sono serviti per comprare auto non prodotte in Italia. Anche questa è una riflessione da fare”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel corso della registrazione della Trasmissione Porta a porta in onda questa sera su Rai 1.

Intanto il presidente di Stellantis ha avuto oggi pomeriggio “una conversazione telefonica il presidente della Camera Lorenzo Fontana”, in cui ribadito “il rispetto del Parlamento” spiegando che “la risposta al presidente della commissione attività produttive Gusmeroli nasce dall’osservanza della decisione della Camera di impegnare il Governo, attraverso le mozioni approvate dall’Aula, a identificare politiche industriali in linea con l’evoluzione del settore automotive”.

Una nota di Stellantis spiega anche che durante la telefonata il presidente ha ribadito “l’apertura al dialogo con tutte le Istituzioni, come da sempre il gruppo fa in tutti i paesi in cui è presente, Italia in primis”. Stellantis, quindi, “rispetta e si adatta alle ambizioni di politica industriale scelte dai paesi dove opera”, e “si impegna nel rispetto delle regole poste dal legislatore a raggiungere i suoi obiettivi aziendali, sulla base dei fondamentali di mercato, dove la domanda guida l’offerta”.

Una situazione, ha aggiunto Elkann, che “Carlos Tavares ha già rappresentato in modo chiaro in audizione lo scorso 11 ottobre” e di cui “stamattina hanno dimostrato di aver preso piena consapevolezza anche i Sindacati come emerso dalle dichiarazioni di oggi”.

Stellantis è perciò “concentrata e determinata nell’affrontare la sfida epocale dell’evoluzione del settore automotive. La transizione si costruisce e si realizza, non si rimanda”, rimarca il presidente.

Elkann ha ribadito con forza che Stellantis “è un’azienda che opera nel mondo con forti radici in Usa, Italia e Francia, dove Fiat è il primo marchio tra gli altri 15. Stellantis è nata proprio per avere spalle più larghe in un contesto dove la pressione competitiva è aumentata esponenzialmente e dove sono necessari investimenti ingenti”. Prova ne sia, ha tenuto a evidenziare ancora Elkann al presidente Fontana, che “in questi decenni gli stipendi, gli oneri fiscali e previdenziali versati, la bilancia commerciale, gli investimenti fatti e le competenze cha abbiamo formato, hanno superato di gran lunga i contributi ricevuti in Italia. E lo rivendichiamo con orgoglio, essendo la più importante realtà industriale che opera in Italia. Stellantis da quando è nata (2021) ha investito in Italia due miliardi di euro all’anno”. E ancora, “in questi anni non c’è stato nessun disimpegno in Italia; c’è stato solo un grande sforzo per orientare la nostra attività verso il futuro con prodotti competitivi e innovativi”, ha insistito Elkann.

MIGRANTI E REGIONALI

“Le argomentazioni con le quali il tribunale di Bologna chiede di disapplicare l’ennesima legge italiana da molti è stato visto più come un volantino propagandistico che un atto di Tribunale. Se continuiamo così sarò io a chiedere che gli italiani qui non possono sbarcare perché l’Italia non è un paese sicuro seguendo questo ragionamento”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel corso della registrazione della Trasmissione ‘Porta a porta’ in onda questa sera su Raiuno.

Sono fermamente convinta della scelta sui centri in Albania. Più in generale gli sbarchi sono diminuiti di oltre il 60%. Stiamo dimostrando che si può mettere un fermo. Io farò tutto quello che devo fare per la gestione dei flussi. Siamo stati votati per questo”.

Riguardo allo scandalo delle informazioni trafugate dalle banche dati Meloni dice: “In questo Paese esiste un mercato delle informazioni. Si entra nelle banche dati, si rubano informazioni e si vendono sul mercato. Penso si debba mettere fine a questo schifo“.

“Da quando c’è questo Governo abbiamo votato in 11 tra Regioni e province autonome. È finita 11-1, poi si è votato alle europee. Direi che un’idea su quale sia la maggioranza nazionale ce la siamo fatta”.

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