Sclerosi multipla secondaria progressiva: tolebrutinib ritarda progressione disabilità


Sclerosi multipla secondaria progressiva: secondo lo studio HERCULES, tolebrutinib ritarda di un terzo la progressione di disabilità

Valutato l'impatto delle terapie immunosoppressive e immunomodulatorie sulla gravità della malattia da Covid nelle persone con sclerosi multipla

I risultati positivi dello studio di fase 3 HERCULES in soggetti affette da sclerosi multipla secondaria progressiva non recidivante (nrSPMS) hanno dimostrato che tolebrutinib è in grado di ritardare il tempo di insorgenza della progressione della disabilità confermata (CDP) a 6 mesi del 31% rispetto al placebo (HR 0,69; 95% CI 0,55-0,88; p=0,0026).

Un’ulteriore analisi degli endpoint secondari ha dimostrato che il numero di pazienti ad aver mostrato un miglioramento confermato della disabilità è aumentato ddel doppio, il 10% con tolebrutinib rispetto al 5% con placebo (HR 1,88; 95% CI 1,10-3,21; p=0,021 nominale).

Questi risultati sono stati presentati oggi in occasione della conferenza European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ECTRIMS) 2024 a Copenhagen, Danimarca.

“La sclerosi multipla secondaria progressiva è caratterizzata da un insidioso peggioramento della disabilità nel tempo, indipendente dalle ricadute, e rappresenta un rilevante bisogno non soddisfatto perché ad oggi non si dispone di trattamenti efficaci.”, ha dichiarato Robert Fox, MD, Vice Chair of Research al Cleveland Clinic’s Neurological Institute, Cleveland, Ohio e Chair del Global Steering Committee dello studio HERCULES.

“I risultati dello studio HERCULES dimostrano chiaramente che tolebrutinib è in grado di ritardare la progressione della disabilità nelle persone affette da sclerosi multipla progressiva – e in alcuni casi addirittura di migliorarla – agendo in modo mirato sui processi biologici che determinano la progressione della malattia nel cervello.”

In base all’analisi preliminare dello studio HERCULES, nei pazienti trattati con tolebrutinib si è registrato un leggero aumento di alcuni eventi avversi. Innalzamenti degli enzimi epatici (>3xULN) sono state osservati nel 4,1% dei partecipanti che hanno ricevuto tolebrutinib rispetto all’1,6% del gruppo placebo, un effetto collaterale riportato anche con altri inibitori di BTK nella SM. In una piccola percentuale (0,5%) di partecipanti al gruppo tolebrutinib si sono verificati aumenti delle ALT >20xULN, tutti nei primi 90 giorni di trattamento.

Tutti i casi di innalzamento degli enzimi epatici, tranne uno, si sono risolti senza ulteriori interventi medici. Prima dell’implementazione nel protocollo di studio di un monitoraggio più rigoroso, un partecipante nel braccio tolebrutinib ha ricevuto un trapianto di fegato ed è deceduto a causa di complicazioni post-operatorie. Ad oggi, l’implementazione di un monitoraggio più frequente ha mitigato tali gravi sequele epatiche. Gli altri decessi nello studio sono stati valutati dallo sperimentatore come non correlati al trattamento; i decessi sono stati pari allo 0,3% tra i bracci placebo e tolebrutinib.


* Per i pazienti a cui è stato somministrato tolebrutinib

“In assenza di opzioni terapeutiche ad oggi disponibili per l’ampia popolazione di pazienti affetti da sclerosi multipla secondaria progressiva, tolebrutinib ha dimostrato la sua capacità di ritardare la disabilità agendo sui fattori alla base della malattia”, ha affermato Houman Ashrafian, MD, PhD, Head of Research & Development, Sanofi. “Non vediamo l’ora di discutere questi risultati con le autorità sanitarie e siamo ansiosi di vedere i risultati di tolebrutinib nella SM primariamente progressiva quando saranno disponibili il prossimo anno. Rivolgiamo il nostro più sentito ringraziamento ai partecipanti allo studio, alle loro famiglie e agli operatori sanitari coinvolti in queste sperimentazioni”.

Lo studio HERCULES
HERCULES (lo studio NCT04411641) è uno studio clinico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di tolebrutinib in partecipanti con SM secondaria progressiva non recidivante rispetto al placebo. La SM secondaria progressiva è stata definita al basale come avente una diagnosi di SPMS con un EDSS compreso tra 3,0 e 6,5, nessuna ricaduta clinica nei 24 mesi precedenti e prove documentate di accumulo di disabilità nei 12 mesi precedenti. I partecipanti sono stati randomizzati (2:1) a ricevere una dose orale giornaliera di tolebrutinib o un placebo corrispondente per un periodo massimo di circa 48 mesi.

L’endpoint primario era la CDP a 6 mesi, definita come l’aumento di ≥1,0 punti rispetto al punteggio EDSS basale quando il punteggio basale era ≤5,0, o l’aumento di ≥0,5 punti quando il punteggio EDSS basale era >5,0. Gli endpoint secondari includevano la variazione a 3 mesi del test del 9 pioli e del test T25-FW, il tempo all’insorgenza della CDP a 3 mesi valutato dal punteggio EDSS, il numero totale di lesioni iperintense T2 nuove o in espansione rilevate dalla risonanza magnetica, la variazione della funzione cognitiva all’EOS rispetto al basale valutata dal Symbol Digit Modalities Test e dal California Verbal Learning Test, nonché la sicurezza e la tollerabilità di tolebrutinib.

Tolebrutinib
Tolebrutinib è un inibitore sperimentale della tirosin-chinasi di Bruton (BTK), orale e bioattivo, che raggiunge concentrazioni nel liquor tali da modulare i linfociti B e la microglia associata alla malattia. Tolebrutinib è in fase di valutazione in studi clinici di fase 3 per il trattamento di varie forme di sclerosi multipla e la sua sicurezza ed efficacia non sono state valutate da alcuna autorità regolatoria a livello mondiale. Per ulteriori informazioni sugli studi clinici con tolebrutinib, visitare il sito www.clinicaltrials.gov.