Due italiani fermati a Buenos Aires con una neonata: il primo caso di maternità surrogata da quando è “reato universale”. Uno dei due uomini sarebbe un oncologo di Padova
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte. L’aereo dell’Air France stava per partire per Parigi quando è arrivata l’ordinanza del tribunale: la bambina, nata appena 15 giorni prima, e le tre persone che l’accompagnavano che si stavano imbarcando andavano fermati. Bloccati all’aeroporto internazionale di Ezeiza, Buenso Aires. La giustizia federale aveva aperto un procedimento penale e ordinato con urgenza il divieto di lasciare il Paese per una coppia di due uomini italiani e una donna che, d’accordo con loro, aveva dato alla luce la bambina per poi farla allevare ai due, in Italia. Insomma il primo caso di maternità surrogata da quando in Italia è diventata “reato universale”. Lo racconta La Nacion. Uno dei è un oncologo di Padova, secondo il giornale argentino
La giustizia argentina ha elementi per sostenere che la donna lo ha fatto perché aveva bisogno di denaro e non, come si legge nelle carte, per uno scopo meramente altruistico e senza alcun compenso. La donna, 28 anni, verserebbe in una pessima situazione economica, non ha un lavoro, non ha finito la scuola e sta crescendo da sola una figlia minorenne. “È in una situazione di estrema vulnerabilità”, ha detto un funzionario che conosce il caso.
La bambina è nata a Buenos Aires il 10 ottobre. La giustizia argentina sta indagando su altri casi di maternità surrogata che nasconderebbero una tratta di esseri umani.
Il giudice Federico Villena ha rinviato il caso al procuratore Sergio Mola, che ha chiesto l’apertura di un’indagine penale per tre possibili reati: tratta di esseri umani, vendita di bambini o appropriazione di minori.
Il procedimento penale è agli inizi, ma un funzionario che lavora alle indagini ha detto al giornale argentino che gli indagati sono gli “intermediari”, coloro che hanno assunto la donna che ha portato in grembo il bambino della coppia italiana.