Al MASI Lugano prosegue fino al 6 gennaio “HUMERE”, il progetto espositivo di Johanna Kotlaris (Sciaffusa, 1988), vincitrice del Premio Culturale Manor 2024 Ticino
Il MASI Lugano ospita “HUMERE”, il progetto espositivo di Johanna Kotlaris (Sciaffusa, 1988), vincitrice del Premio Culturale Manor 2024 Ticino. Per l’occasione l’artista ha realizzato un nuovo film e una serie di installazioni che restituiscono, in un suggestivo percorso visivo e sonoro, le esperienze di una giovane (anti)eroina contemporanea, Humere. La protagonista del film di Kotlaris, attorno a cui ruota la mostra, è una ragazza zombie, invischiata, emotivamente e fisicamente, in un circolo vizioso alla ricerca di cura, vicinanza e relazioni. Utilizzando un linguaggio cinematografico ispirato al genere del musical, attraverso le vicende del suo personaggio fittizio l’artista tocca tematiche profonde, come il disagio e le difficoltà del vivere sociale e i paradossi e gli eccessi della società che abitiamo. Come spesso avviene nelle sue opere, il mezzo espressivo attraverso cui capovolgere situazioni e stati d’animo è la lingua.
Il termine Humere richiama infatti il verbo latino che significa “essere umido”, ma è al contempo alla radice del termine “umorismo”. Ed è con umorismo e distacco che Johanna Kotlaris sembra guardare alla protagonista perennemente “umida” della sua opera – impersonata da lei stessa. A partire da una giornata che inizia tra il disordine del suo appartamento berlinese e messaggi sullo smartphone, la giovane zombie fa una serie di incontri con personaggi improbabili: Max, l’uomo con cui intreccia una relazione ambigua e ambivalente, una “pirata” di cui si invaghisce e poi l’estetista Désirée, che si prende cura di lei. Non andando oltre lo status di semplici relazioni potenziali, questi incontri palesano un’evidente difficoltà di reale comunicazione. Per tutta la durata del film, Humere rimane, inoltre, costantemente bagnata: uno stato imbarazzante, un’allusione alla sua vulnerabilità scomposta e irrisolta, ma anche al dramma che si porta dentro, come morta annegata.
Tra quotidianità e paradosso, vicinanza e solitudine, i personaggi di Johanna Kotlaris si muovono in una realtà pervasa da un’inquietante ambivalenza, in cui si celano simbolismi misteriosi e riferimenti all’iconografia e all’immaginario religioso. La componente sonora del film, che alterna dialoghi a brani di musica pop composti per l’occasione, è un aspetto centrale e accompagna il pubblico attraverso tutto il percorso espositivo che comprende, inoltre, una nuova serie di installazioni.
Come momenti distillati di una sceneggiatura esplosa, le ambientazioni e le atmosfere della proiezione sono state infatti incise, dipinte o impresse con una vernice fotosensibile su ampi pannelli di cartongesso. Frammenti visivi a metà tra scultura e pittura, i gruppi installativi creano una continuità semantica tra lo spazio espositivo fisico e quello del film abitato da Humere, tra scorci urbani di Berlino e specchi d’acqua intorbiditi da detriti lacustri. Tra queste immagini si leggono anche alcune parole, brand di indumenti fittizi, che richiamano i costumi di scena. Trattati con resine sintetiche, sono esposti inoltre alcuni indumenti, abbandonati a un’asciugatura perpetua e impossibile.
Grandi vele e corde di recupero completano la mostra, richiamando quel naufragio, interiore eppure fisico, che Humere affronta nel suo “viaggio di formazione” all’interno del film.
“Permettendo all’acqua di infiltrarsi metaforicamente nello spazio espositivo, le installazioni sottolineano l’importanza di questo elemento in HUMERE. Denominatore comune di gran parte delle scene del film, essa definisce la condizione esistenziale della protagonista, insistendo sul contrasto simbolico tra i suoi significati allegorici, legati alla nascita e al flusso vitale e Humere, una morta vivente sulla cui enigmatica fine il pubblico è invitato a interrogarsi” concludono le curatrici del progetto, Francesca Benini e Taisse Grandi Venturi.
In occasione della mostra viene pubblicato il volume Jessica Jessica Jessica, edito da Jungle Books in collaborazione con MASI Lugano. La pubblicazione è stata concepita dall’artista come un’ulteriore opera e raccoglie scritti in forma epistolare indirizzati a Jessica.