Studentessa iraniana resta in intimo per protestare contro il regime di Teheran. Amnesty International: “Preoccupazione per le sue condizioni, per le autorità ha problemi mentali”
“Quello di Ahou Daryaei, la studentessa di Letteratura francese dell’università Azad di Teheran, è solo l’ultimo caso – però, almeno diventato molto virale – di una protesta delle ragazze e delle donne iraniane contro la discriminazione di sistema che impatta su molti aspetti della loro vita.
C’è preoccupazione per le notizie circa un pestaggio subito da Ahou Daryaei al momento dell’arresto e si teme che possa essere stata destinata a uno dei cosiddetti ‘corsi di rieducazione’ (un termine eufemistico che sarebbe meglio tradurre con ‘luoghi di tortura’) come quello cui venne destinata Mahsa Jina Amini nel settembre 2022 e sappiamo com’è andata a finire”.
Così dichiara all’agenzia Dire il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, in merito alla studentessa di Teheran che per protestare contro le leggi che in Iran impongono alle donne un rigido codice di abbigliamento, ha tolto i vestiti, rimanendo in biancheria intima. Una personale protesta messa in atto dopo che la studentessa avrebbe subito “molestie” da parte della polizia morale, che l’aveva avvicinata per contestare il modo in cui era vestita. Foto e video sono rapidamente circolate sul web: i compagni di università hanno filmato anche il momento dell’arresto.
Noury prosegue: “Le autorità iraniane hanno già fatto partire la ‘narrazione ufficiale’: una ragazza con problemi di salute mentale allontanata dall’aula perché stava scattando foto e video e ricoverata per cure in un ospedale psichiatrico. Le testimonianze ‘ufficiali’, riprese anche da alcuni media italiani, non raccontano però cosa sia avvenuto fuori dall’aula”, ossia le molestie da parte degli agenti e il gesto della ragazza di togliere gli abiti, a cui èseguito l’arresto.
“A quello- conclude il portavoce di Amnesty- hanno provveduto, alimentando mille preoccupazioni per il destino della ragazza, le attiviste e le organizzazioni per i diritti umani”. Che ora, sottolinea il portavoce di Amnesty, chiedono con forza il suo rilascio.