Il giudice di Ravenna ha deciso che quell’epiteto – ‘coglione’ riferito a Vannacci – non possa configurarsi come una diffamazione, perché Bersani ha usato un “linguaggio allegorico”
Assolto perchè il fatto non sussiste: Pier Luigi Bersani è stato assolto dall’accusa di diffamazione per l’insulto – ‘coglione‘ – che aveva pronunciato nei confronti del leghista Roberto Vannacci. L’episodio risale all’1 settembre 2023, quando Bersani venne intervistato sul palco della Festa dell’Unità di Ravenna. Alla serata partecipavano centinaia di persone e l’intervista veniva anche trasmessa in diretta streaming sul canale youtube del Pd. La frase incriminata fu questa. Si stava parlando del libro di Vannacci, ‘Il mondo al contrario’, che tanto aveva fatto scalpore per le teorie misogine e offensive nei confronti di minoranze e omosessuali. Bersani, ipotizzando l’esistenza di un ‘bar Italia’, disse: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?” Dopo quella parola, Vannacci presentò denuncia per diffamazione, aggravata dalla diffusione tramite web. La Procura di Ravenna aveva chiesto un decreto penale di condanna per 450 euro. Ora è arrivato il verdetto del Tribunale di Ravenna, giudice Corrado Schiaretti, che ha assolto il democratico perchè “il fatto non sussiste“. A dare la notizia è il stato il Quotidiano nazionale. Bersani, su Facebook, sostiene di averlo appreso dalla stampa e ha condiviso l’articolo.
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Per il giudice (che nella sentenza fa una premessa per dire che si trova a giudicare di due personaggi politici molto noti e quindi esposti a “critiche anche aspre”) la richiesta della Procura non può essere accolta “per insussistenza giuridica, e prima ancora linguistica, del fatto“. Per il giudice, quella di Bersani è stata una “vibrata critica verso un modo di pensare della destra istituzionale”, fatta con “un linguaggio allegorico volutamente ironico“. Con quella frase, l’ex segretario del Pd aveva voluto dire che “come è sbagliato dare dell’anormale a un omosessuale, è altrettanto sbagliato dare del coglione a un generale”.
Vannacci non presentò querela immediatamente ma soltanto in novembre. Disse che non l’avrebbe nemmeno fatta, se Bersani si fosse chiamato e gli avesse detto di aver usato quella parola per fare propaganda in una serata dem. Non essendoci stato nessun contatto, il 20 novembre sporse denuncia. La Procura aveva dunque chiesto un decreto penale di condanna, che doveva essere sottoposta al gip. Nei mesi scorsi, Vannacci aveva ‘offerto’ a Bersani il ritiro della denuncia in cambio delle scuse, ma Bersani aveva risposto piccato, invitandolo prima a chiedere scusa agli omosessuali, gli ebrei, i neri e tutte le altre persone offese con le sue teorie discutibili. La sentenza di Ravenna è destinata a far discutere. Il Quotidiano nazionale ricorda, in chiusura di articolo, che – neanche a farlo apposta – il giudice Schiaretti è lo stesso che assolse dall’accusa di peculato e violenza privata gli appartenenti alla Polizia che fecero usare la moto d’acqua al figlio di Matteo Salvini sulla spiaggia del Papeete di Milano Marittima.