Da ieri vanno avanti le proteste dei richiedenti asilo ospiti al Cara di Bari-Palese, motivate dalla mancanza di aiuto per il 33enne morto dopo aver ingoiato pile
Sono usciti in corteo dal Cara di Bari-Palese, hanno attraversato l’area militare per uscire in strada: va avanti così da ieri la protesta dei richiedenti asilo nel Cara pugliese. I disordini sono iniziati la sera scorsa, quando si è diffusa la notizia della morte in ospedale di un ospite della struttura, un 33enne ricoverato per aver ingerito delle pile, come atto autolesionistico. Per denunciare la mancanza di cure adeguate e le condizioni difficili all’interno del centro, diversi ospiti hanno innescato una protesta, distruggendo suppellettili della struttura: solo l’intervento delle Forze dell’ordine ha placato la rivolta alcune ore dopo.
Questa mattina le proteste sono continuate: un centinaio di migranti ha attraversato l’area militare a ridosso del Cara ed è uscito in strada, in corteo. La situazione è attualmente monitorata dalla Polizia e secondo le testate locali al momento “non si registrerebbero disordini particolari”.
Il Cara di Palese era balzato agli onori della cronaca di recente perché è il centro in cui sono stati fatti “rientrare” i cittadini egiziani e bengalesi inviati nella struttura albanese per i rimpatri di Gjader, alcuni dei quali si trovano attualmente proprio a Palese.
L’APPELLO DEI SINDACALISTI CISL: “MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA”
Sulla morte del migrante ospite del Cara di Palese intervengono oggi il il segretario generale della Fai-Cisl Bari Vincenzo Cinquepalmi e il segretario generale della Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota una tragedia che “ci induce profondo dolore- scrive Cinquepalmi- ma ci porta anche a rinnovare il nostro appello per migliorare le difficili condizioni di vita a cui sono sottoposti i migranti ospiti delle strutture di accoglienza”.
“In tante occasioni, infatti – commenta il sindacalista – abbiamo fatto sopralluoghi e incontri con i migranti sia nei ghetti che nelle varie strutture di accoglienza, l’ultima volta ad agosto eravamo stati proprio al Cara di Bari Palese, incontrando soprattutto giovani e famiglie per raccogliere le loro istanze e riportarle a tutte le istituzioni, oggi questo drammatico incidente sottolinea ancora di più la necessità di rafforzare la tutela dei diritti e delle condizioni psicologiche di chi è costretto a vivere in situazioni di grande fragilità”. “Il Cara può e deve essere un’alternativa concreta e dignitosa alla vita nei ghetti e deve servire a processi di regolarizzazione delle presenze, di inserimento lavorativo, di affermazione della legalità”, aggiunge Rota. “Oggi siamo vicini più che mai a tutti gli ospiti di queste strutture – conclude – molti dei quali hanno un ruolo fondamentale nella nostra agricoltura, e torniamo a chiedere maggiore attenzione a tutte le istituzioni affinché non si ripetano simili tragedie e ci sia un salto di qualità nelle politiche di accoglienza e inclusione a tutti i livelli”.