L’antiepilettico sulthiame efficace anche per le apnee ostruttive


In pazienti con apnea ostruttiva del sonno sulthiame (un farmaco anti-epilettico) per 15 settimane è stato in grado di ridurre le pause respiratorie e la sonnolenza diurna

Apnea ostruttiva del sonno e invecchiamento

In pazienti con apnea ostruttiva del sonno (OSA) il trattamento con sulthiame (un farmaco anti-epilettico) per 15 settimane è stato in grado di ridurre le pause respiratorie durante il sonno e la sonnolenza diurna.
Queste le conclusioni di uno studio di fase III presentato a Vienna in occasione del congresso annuale della European Respiratory Society, che apre nuove prospettive nel trattamento farmacologico di questa condizione.

Non solo CPAP nel trattamento dell’apnea ostruttiva del sonno
Come è noto, i pazienti con OSA vanno incontro spesso a forti russamenti, ad apnee respiratorie durante la notte e a frequenti risvegli. Ciò non provoca solo stanchezza, ma può anche aumentare il rischio di pressione alta, ictus, malattie cardiache e diabete di tipo 2. L’OSA è molto comune, ma molte persone non si rendono conto di esserne affette.

Il prof. Jan Hedner del Sahlgrenska University Hospital e dell’Università di Göteborg in Svezia, coordinatore dello studio presentato al congresso, ha ricordato come “…il trattamento standard per l’OSA consiste nel dormire con una macchina che insuffla aria attraverso una maschera facciale per mantenere pervie le vie respiratorie (CPAP: pressione continua positiva delle vie aeree).

Sfortunatamente, molte persone trovano questi device difficili da utilizzare a lungo termine, quindi è necessario trovare trattamenti alternativi. Inoltre, è necessario migliorare la comprensione dei meccanismi alla base dell’OSA per aiutare i medici a fornire un trattamento più personalizzato”.

La terapia farmacologica è emersa come una modalità di trattamento dell’OSA che si caratterizza per l’elevata compliance e una buona tollerabilità nell’apnea ostruttiva del sonno (OSA).
L’attenzione dei ricercatori si è rivolta su sulthiame, un inibitore dell’anidrasi carbonica utilizzato nel trattamento dell’epilessia, in ragione dei risultati di un trial precedentemente condotto, di fase 2b, che aveva dimostrato come il farmaco fosse dotato di un profilo di sicurezza favorevole e in grado di ridurre efficacemente le apnee.

Sulthiame è un farmaco che, oltre ad agire sul sistema respiratorio inibendo un enzima chiamato anidrasi carbonica, stimola i muscoli delle vie aeree superiori.
Con il nuovo trial, i ricercatori hanno voluto verificare e confermare in fase III quanto osservato nello studio pilota di fase 2.

Disegno dello studio
Il trial, randomizzato e controllato vs. placebo, condotto in doppio cieco,  ha coinvolto 298 persone con OSA trattate in 28 centri dislocati in Spagna, Francia, Belgio, Germania e Repubblica Ceca. Tutti i pazienti non tolleravano o rifiutavano l’uso di macchine a pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP) o di boccagli progettati per mantenere pervie le vie aeree.

I pazienti reclutati nel trial avevano un’età media di 56,1 anni; il 26,2% del campione era costituito da pazienti di sesso femminile, mentre il BMI medio era pari a 29,1 kg/m2)
Questi erano sono stati valutati con la polisonnografia all’inizio dello studio e dopo quattro settimane e 12 settimane di permanenza nel trial.

(NdR: La polisonnografia misura la respirazione, i livelli di ossigeno nel sangue, il ritmo cardiaco, i movimenti oculari, l’attività cerebrale e muscolare durante una notte di sonno).

I pazienti sono stati randomizzati, secondo uno schema 1:1:1:1, a trattamento con:
– Sulthiame 100 mg al giorno (n=74)
– Sulthiame 200 mg al giorno (n=74)
– Sulthiame 300 mg al giorno (n= 75)
– placebo (n=75)

L’endpoint valutato era rappresentato dalla capacità del trattamento di impattare sull’indice AHI (indice apnea-ipoapnea) alla valutazione mediante polisomnografia.

Nello specifico, sono stati utilizzati gli indici AHI3a e AHI4, che contano il numero di apnee (quando una persona smette di respirare) e di ipopnee (quando il flusso d’aria è bloccato) durante il sonno, associate, rispettivamente, ad un calo pari o superiore del 3% dei livelli di ossigeno o ad un risveglio dal sonno, o ad un calo pari o superiore del 4% dei livelli di ossigeno).

Risultati principali
Dai dati è emerso che i pazienti che assumevano sulthiame si caratterizzavano per un minor numero di pause respiratorie e livelli più elevati di ossigeno nel sangue durante il sonno.
Nello specifico, considerando la misura della frequenza delle pause respiratorie durante il sonno (AHI3a), questa è risultata inferiore: del 17,8% per i pazienti che assumevano la dose più bassa; del 34,8% per quelli che assumevano la dose media; del 39,9% per quelli che assumevano la dose più elevata di sulthiame.

Quando i ricercatori hanno utilizzato l’altra misura (AHI4), l’effetto del trattamento è risultato prossimo ad una riduzione del 50% delle pause respiratorie, con un abbassamento più profondo dei livelli di ossigeno.

Anche i pazienti affetti da OSA che presentavano sonnolenza diurna hanno sperimentato un miglioramento di questa condizione quando hanno assunto sulthiame.
Gli effetti collaterali sperimentati dalle persone che hanno assunto sulthiame, come sensazione di punture, mal di testa, stanchezza e nausea, sono risultati generalmente di grado lieve o moderato.

I commenti allo studio
Alla fine della presentazione del trial, il prof. Hedner ha commentato: “I pazienti che hanno assunto sulthiame nello studio hanno registrato una riduzione dei sintomi dell’OSA, come l’arresto della respirazione durante la notte e la sensazione di sonnolenza durante il giorno. Anche i livelli medi di ossigeno nel sangue sono migliorati con il trattamento. Ciò suggerisce che sulthiame potrebbe rappresentare un’opzione di trattamento efficace per l’OSA, soprattutto per coloro che non possono utilizzare i trattamenti meccanici esistenti”.

“Sebbene sulthiame – ha però aggiunto – sia già disponibile come trattamento per l’epilessia infantile, dobbiamo ancora condurre uno studio di fase III per confermare gli effetti respiratori benefici di questo farmaco in un gruppo più ampio di pazienti con OSA.”

Intervenuta nel corso del dibattito seguito alla presentazione dello studio, la prof.ssa Sophia Schiza, a capo dell’assemblea ERS sui disturbi respiratori del sonno, professore di medicina respiratoria e del sonno presso la facoltà di medicina dell’Università di Creta (Grecia), non coinvolta nel trial, ha dichiarato: “Molti di noi sanno di russare o che il proprio partner russa. Se il russare è accompagnato da altri sintomi, come svegliarsi spesso durante la notte, sentirsi affaticati e/o assonnati durante il giorno, allora è il momento di parlare con un medico. Dato che l’apnea ostruttiva del sonno aumenta il rischio di gravi problemi di salute, come l’ipertensione, le malattie cardiache e metaboliche, è fondamentale diagnosticare e trattare la condizione”.

“Oggi – ha aggiunto – sono disponibili diversi trattamento per l’OSA; dato che, però, non funzionano per tutti, abbiamo bisogno di modalità diverse di trattamento della malattia, basate su approcci diagnostici e terapeutici personalizzati”.

“Ciò detto – ha concluso – il trial presentato rappresenta uno dei primi studi che suggerisce che un trattamento farmacologico potrebbe rivelarsi utile per alcuni pazienti e i risultati sono promettenti. Dobbiamo continuare a testare sulthiame e altri trattamenti per comprenderne gli effetti a lungo termine, compresi gli eventuali effetti collaterali. Per esempio, bisogna verificare se il trattamento in questione possa essere di aiuto nel ridurre la pressione arteriosa e prevenire le malattie cardiovascolari nelle persone affette da OSA”.

Bibliografia
Hedner JA, et al. Late breaking abstract – A randomized, double-blind, placebo-controlled, dose-finding trial of sulthiame in obstructive sleep apnea. Abs. OA5433, ERS 2024, Vienna