Si stima che la malnutrizione riguardi circa il 27% dei pazienti con Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa, e solo 1 paziente su 2 viene sottoposto a una consulenza nutrizionale
Lo stato nutrizionale influenza la risposta alle terapie impiegate per trattare i pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI). È come un cane che si morde la coda: la malattia aumenta il rischio di malnutrizione che, a sua volta, compromette la risposta del paziente alle terapie, allungando i tempi di recupero. Si stima che la malnutrizione riguardi circa il 27% dei pazienti con MICI, come la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa, e, nonostante questo, solo 1 paziente su 2 viene sottoposto a una consulenza nutrizionale (il 25% nel centro pubblico in cui è in cura e l’altro 25% privatamente), secondo una recente indagine svolta dall’associazione di settore, AMICI Italia.
Ma un’attenta valutazione nutrizionale e uno specifico programma dietetico possono fare la differenza. Soprattutto se affiancati dagli alimenti a fini medici speciali (AFMS), prescritti e assunti sotto controllo medico. Se ne è parlato a Milano in occasione del convegno “The new era of medical nutrition in IBD”, alla presenza dei massimi esperti del settore.
L’obiettivo dell’incontro è quello di unire chi si occupa della cura di queste patologie e costruire un modello di lavoro collaborativo interdisciplinare e soluzioni per migliorare sia lo screening che il trattamento del paziente a rischio di malnutrizione o già malnutrito. Tra le novità è stato presentato un nuovo AFMS, l’unico iperproteico, con matrice brevettata di estratti vegetali e inulina, formulato con l’attività di ricercatori del Policlinico Gemelli e con il contributo scientifico di un comitato di esperti di alcuni dei più importanti ospedali italiani. Il nuovo AFMS è stato chiamato LH VIOLA, come il colore simbolo della giornata mondiale delle MICI.
“MICI (o inflammatory bowel disease, IBD) è un termine che include diversi disturbi caratterizzati da infiammazione dei tessuti del tratto digerente, ad andamento cronico e ricorrente, che si presentano con periodi di riacutizzazione alternati a fasi di remissione e di cui non si conosce la causa – spiega Alessandro Armuzzi, responsabile dell’Unità Operativa IBD Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore ordinario di Gastroenterologia di Humanitas University –. Rientrano in questa definizione la malattia di Crohn e la colite ulcerosa, ma ci sono anche forme meno comuni come la colite microscopica. Si stima che in Italia le persone affette da queste malattie siano circa 250mila e 5 milioni in tutto il mondo. L’età in cui più frequentemente insorgono va dai 20 ai 40 anni, colpendo uomini e donne in egual misura”.
In questi pazienti – ma non solo – l’alimentazione gioca un ruolo cruciale. “Il trattamento nutrizionale è oggi sempre più riconosciuto come un aspetto fondamentale nella gestione globale del paziente e del suo iter terapeutico – evidenzia Riccardo Caccialanza, responsabile dell’Area Nutrizione Clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano – ma manca probabilmente ancora l’effettiva presa di coscienza da parte della classe politica, degli amministratori, dei cittadini ed anche degli stessi operatori sanitari, che la Nutrizione Medica è una branca di fondamentale importanza per il miglioramento della salute della popolazione e della qualità delle cure, cui occorre riservare i giusti investimenti in termini formativi, comunicativi ed economici.
In particolare, l’intervento valutativo e il supporto nutrizionale assumono grande valore alla luce dell’evidenza che la condizione nutrizionale influenza non solo l’incidenza di moltissime patologie, ma anche la risposta ai trattamenti e l’insorgenza di complicanze a essi associate”.
Nelle MICI in particolare il legame tra stato nutrizionale e risposta ai trattamento è molto evidente. “Nella colite ulcerosa e nella malattia di Crohn – spiega Salvo Leone, direttore generale di AMICI Italia – l’infiammazione cronica dell’intestino comporta sintomi come dolore addominale, diarrea, perdita di peso, fatica: si tratta di malattie trattabili con una combinazione di terapie mediche, cambiamenti nello stile di vita e strategie alimentari adeguate, perciò una valutazione corretta dello stato nutrizionale e un supporto per le corrette indicazioni alimentari sono imprescindibili. La disponibilità anche di un AFMS specificatamente realizzato per i pazienti con MICI può essere un prezioso aiuto sia per prevenire che per contrastare la malnutrizione”.
Gli AFMS nascono per rispondere alle esigenze nutrizionali dei pazienti, e da una rigorosa ricerca scientifica, come ci spiega Antonio Gasbarrini, professore di Medicina Interna dell’Università Cattolica e direttore del Centro Malattie dell’Apparato Digerente-CEMAD della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS di Roma: “Questi alimenti sono infatti progettati per rispondere alle esigenze nutrizionali specifiche di pazienti affetti da malattie acute e croniche. Sono formulati tenendo conto delle alterazioni metaboliche e dei fabbisogni particolari che insorgono in patologie come le malattie infiammatorie croniche intestinali, il diabete, le malattie renali, oncologiche o neurodegenerative. La loro importanza risiede nel fatto che, in combinazione con la terapia farmacologica e uno stile di vita adeguato, possono supportare il paziente nel migliorare l’efficacia del trattamento, ridurre le complicanze e ottimizzare la qualità di vita. Rappresentano insomma un adiuvante indispensabile per il percorso terapeutico, aiutando a colmare specifiche carenze nutrizionali o a modulare la risposta del corpo alle malattie.”
“Questo è il primo AFMS studiato per pazienti a rischio di o con malnutrizione calorico-proteica associata alle MICI, o con sarcopenia – dichiara Paola Lanati, presidente della Società Benefit LIONHEALTH che ha ideato LH VIOLA – basato sulla più recente letteratura scientifica e linee guida internazionali sul tema, per i diversi tipi di esigenze di malnutrizione, inclusi i deficit di micronutrienti quali la Vitamina D e la vitamina B12, specifici di questa malattia. Inoltre ci impegniamo con diversi progetti che abbiano un impatto sociale per medici e pazienti. Per questo abbiamo pensato ad un ricettario studiato con la chef Viviana Varese in collaborazione con alcune dietiste, per assumere LH VIOLA insieme a cibi che rendano meno impattante l’esperienza a tavola”
Gli alimenti a fini medici speciali devono essere assunti sotto controllo medico. “In un sistema sanitario con domanda di salute crescente e risorse sempre più scarse – conclude Caccialanza – avere presidi nutrizionali di comprovata efficacia, di costo contenuto e in grado di portare risparmio ad altre voci della spesa sanitaria, consente un’allocazione efficiente delle risorse e un aumento del livello di salute dei pazienti che beneficiano di un trattamento completo ed integrato con le altre terapie”.