L’undicesimo appuntamento della rassegna FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea è dedicato al lavoro di Giosetta Fioroni
L’undicesimo e penultimo appuntamento della rassegna FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea è dedicato all’opera Murasaki (2006) di Giosetta Fioroni (Roma, 1932).
La scultura appartiene al ciclo dei Vestiti, lavori che Fioroni dedica ad alcune delle sue “eroine letterarie” predilette, evocando, per mezzo delle vesti e dei colori, la loro identità e il loro destino.
Facendo seguito a un’ampia produzione in ceramica che ha visto l’artista alle prese con Teatrini e Case (generati dalla memoria dei giochi d’infanzia), Steli e Alberi, Scatole e Formelle (dove compaiono anche i versi di autori come Sandro Penna, Goffredo Parise, Wystan Hugh Auden), i Vestiti sono ispirati alle protagoniste di libri scritti da Johann Wolfgang von Goethe, Theodor Fontane, Ippolito Nievo, Robert Musil. “Sono pensati come vestiti in piedi, mossi nella creta e iperpittorici nella coloritura della ceramica. Semplicemente immobili nel portamento”, afferma l’artista. Concepiti in forme stilizzate e arcaiche, alludono a corpi femminili acefali e monchi e riportano alla mente personaggi leggendari, fiabe antiche e donne moderne.
L’opera Murasaki, qui esposta, si riferisce alla leggendaria scrittrice e dama di corte giapponese vissuta tra X e XI secolo. Nel suo libro più noto – La storia di Genji – Murasaki Shikibu descrive la vita di corte del suo tempo, tra cerimonie, intrighi, amori e tradimenti. L’autrice era abile nella scrittura e nella musica, conosceva nei minimi dettagli le regole di comportamento e i giochi di corte, e la sua influenza continua a vivere nel teatro nō e ad ispirare l’arte giapponese e non solo.
Murasaki non è il vero nome della scrittrice, ma un suo soprannome; venne chiamata in tal modo perché amava indossare abiti viola (il termine in giapponese ne indica il caratteristico colore), era esperta nella creazione di vesti colorate con grande talento nel riprodurre i colori della stagione, e amava rivolgersi ai personaggi femminili dei suoi racconti facendo riferimento al colore dei loro abiti.
Aspetti che Fioroni ama ribadire nella scelta del luminoso kimono dorato con cui “veste” la sua eroina permettendoci, con essa, di addentrarci in un mondo fantastico, così lontano, così ben evocato tanto dalla scrittrice, quanto dall’artista.